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 2020  luglio 11 Sabato calendario

Il virus danneggia anche cervello e memoria

A volte non passa. I primi guariti dal coronavirus in Italia hanno tre mesi, e alcuni ancora non riescono a uscirne. «Per valutare le conseguenze a lungo termine visitiamo ogni paziente una volta al mese», spiega Sandro Iannaccone, che dirige il dipartimento di riabilitazione al San Raffaele. A passare per il suo ambulatorio sono un quinto circa degli ex malati dell’ospedale milanese. «La metà di tutti i ricoverati resta con una fibrosi al polmone». Cioè una cicatrice, più o meno estesa. «Può dare sintomi lievi, un po’ di fiatone in più quando si è sotto sforzo. Oppure farsi sentire in modo evidente, causando affanno mentre si cammina». Anche il sistema nervoso è fra gli organi colpiti, come dimostra la perdita di gusto e olfatto. «L’80% dei pazienti ha disturbi cognitivi. Il 40% è depresso». I problemi più diffusi sono calo della memoria e difficoltà di orientamento nello spazio e nel tempo. «Non sappiamo se siano disturbi permanenti. In molti abbiamo notato miglioramenti un mese dopo la guarigione».
Il San Raffaele distribuisce ai suoi ex malati una app per la riabilitazione respiratoria e cognitiva. Alcune ricerche hanno osservato che il coronavirus aggredisce direttamente le cellule del sistema nervoso, ma Iannaccone è convinto che l’effetto sia indiretto. «I disturbi cognitivi dipendono dalla scarsa ossigenazione cui il cervello è sottoposto per lunghi periodi».Anche l’infiammazione dei vasi sanguigni può riflettersi sui nervi e causare dolore o mancanza di sensibilità a mani e dita. Il problema tocca un paziente su 5.
Come nei sintomi, anche negli strascichi del coronavirus ogni paziente ha la sua storia. «Le ripercussioni sul cuore possono riguardare i vasi sanguigni o il ritmo. Una complicazione non rara è la trombosi, che nei casi più gravi porta all’amputazione.Al San Raffaele abbiamo avuto 5 casi. Meno frequenti i disturbi a lungo termine di fegato e reni».
Per molti ex malati la stanchezza cronica è una delle conseguenze più frequenti. Il senso di spossatezza può durare mesi, a dispetto delle indicazioni dell’Oms secondo cui il Covid passa in circa due settimane. Può essere l’effetto della reazione violentissima del sistema immunitario, la cosiddetta tempesta di citochine. Oppure, aggiunge Iannaccone, dipendere in parte dal calo brusco di peso. «È un sintomo di cui si parla poco, ma molti pazienti perdono fino a 20 chili in pochi giorni per effetto della malattia».
In questo periodo di ricoveri ridotti, la riabilitazione è uno dei problemi cui i medici si dedicano di più. Per capire le ferite a lungo termine dell’epidemia, il governo britannico ha lanciato un programma di ricerca da 9,5 milioni di euro.