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 2020  luglio 09 Giovedì calendario

Intervista a Jeffery Deaver

«Alcuni anni fa mi hanno proposto di unirmi ad una setta». Quando si tratta di Jeffery Deaver, bisogna lasciare da parte ogni preconcetto e affidarsi alla genialità di questo scrittore americano amato in tutto il mondo, ideatore di personaggi cult e sempre pronto ad esplorare i labili confini fra realtà e finzione. Nel suo nuovo libro, Gli eletti (Rizzoli) ha mescolato ingredienti esplosivi – suprematisti bianchi, razzismo e cacciatori di taglie pescando a piene mani nel mondo odierno a stelle e strisce: «Ricordate, in America sono tutti armati».
Trent’anni fa, nel 1990, ha mollato giornalismo e avvocatura per dedicarsi full-time alla scrittura con successo, a partire da Il collezionista di ossa, la prima indagine di Lincoln Rhyme e Amelia Sachs, seguito da numerosi best seller, fra cui Lo scheletro che balla, La sedia vuota, La scimmia di pietra e Il taglio di Dio. Ne Gli eletti torna in azione il suo nuovo protagonista, Colter Shaw, un cacciatore di ricompense «ispirato a Clint Eastwood diretto da Sergio Leone, un eroe duro e puro che crede nell’ideale della giustizia» e si lancia alla ricerca di due giovani scomparsi, entrando in contatto con una misteriosa Fondazione Osiride che lucra sulla pelle dei più deboli. Ma Deaver esce volentieri dalle pagine del libro e commentando la realtà, pensa che le statue controverse non dovrebbero essere distrutte «ma confinate nei musei» e riguardo al movimento Black Lives Matter afferma: «lo schiavismo è la più grande vergogna di questo paese. È tempo di cambiare le cose».
Mr. Deaver, leggendo la quarta di copertina sembra di trovarsi in una realtà distopica fra armi da fuoco e violenza. Cosa l’ha ispirata?
«Alcuni anni fa sono stato invitato a unirmi a una setta. Fidatevi, sono andato in buona fede all’appuntamento! C’erano circa 300 persone che ascoltavano il leader, pendevano dalle sue labbra, imbambolati come zombie. Sono scappato via ma quel giorno ho deciso di scrivere un libro sulle sette moderne. Sì, oggi in America ci sono estremisti di destra che abbracciano opinioni razziste, sessiste e nazionaliste. Queste persone sono molto pericolose e molti di loro sono armati. Volevo scrivere su questi temi senza rinunciare all’azione e all’adrenalina delle mie storie, ecco com’è nato questo libro».
Per Colter Shaw la libertà è preziosa per lui, ma qual è l’idea di giustizia?
«Shaw è un eroe, puro e semplice. È come l’uomo senza nome dei film di Sergio Leone, interpretato da Clint Eastwood, una vera fonte d’ispirazione per Shaw. Viaggia in tutto il paese, alla ricerca di ricompense per le persone scomparse e i criminali evasi. È interessante notare che non gli importa dei soldi, è un uomo irrequieto, si reca sul posto e accetta la sfida».
La Fondazione Osiride, un’enclave a scopo di lucro sulle montagne di Washington, è al centro della storia. Si è ispirato ad istituzioni reali, come Scientology?
«Sì, ho fatto molte ricerche, oggi in America ci sono migliaia di culti, che spaziano dai fini commerciali con schemi di vendita piramidali ad alcuni davvero micidiali, composti da gruppi nazisti e separatisti bianchi. Ho basato la Fondazione sulle mie ricerche e fra queste c’è anche Scientology».
Shaw ha sangue indiano nel suo dna. Cosa pensa della demolizione di statue in America in questo momento?
«Aborro la violenza nelle strade. Credo che i monumenti ai razzisti e ai fautori della schiavitù non debbano essere distrutti, ma spostati dentro i musei. Dovrebbero essere artefatti storici, esposti con informazioni su ciò che le persone che rappresentano hanno fatto e detto. Non dovrebbero essere santuari di istituzioni disgustose come la schiavitù e l’oppressione. Dopotutto, se ricordo la mia storia romana, Tiberio e Caligola non erano certo esempi di umanità e moralità, ma le loro statue non vennero distrutte!».
I suprematisti bianchi sono un pericolo reale nell’America nel 2020?
«Oh sì, decisamente. Oggi facciamo molta più attenzione ai temi multiculturali ma per alcuni questo è un problema, non una ricchezza. Le persone stupide, bigotte e di mentalità ristretta sono sempre pericolose. E quando qualcosa diventa pericoloso in America, è bene ricordare che qui sono tutti armati».
Esiste il rischio di censura se film e serie TV vengono cancellati?
«L’unica forma davvero pericolosa di censura è quando il governo rende illegale una trasmissione, come in Cina. In America, invece, se un broadcast decide di non mandare in onda qualcosa è per una questione di marketing, perché teme di perdere soldi e inserzioni pubblicitarie. Ovviamente, alcune di queste decisioni vengono prese per ragioni politicamente corrette ma questo è un buon segnale». 
Ci faccia un esempio.
«La HBO ha temporaneamente sospeso Via Col Vento perché glorificava il Sud prima della Guerra Civile e suggeriva che la schiavitù non era poi malvagia. Lo rimetteranno in onda con un video che spiegherà come stavano davvero le cose».
Lei appoggia il movimento Black Lives Matter?
«Sì, lo sostengo. Siamo ad un punto si svolta, è impossibile continuare a nascondere la realtà. La schiavitù e il razzismo, come conseguenza diretta, sono la più grande vergogna di questo paese e gli effetti continuano a farsi sentire. È tempo di cambiare le cose». 
Siamo ancora in attesa dei nuovi film su Lincoln Rhyme. Avremo presto una serie tv con Shaw?
«Si lo spero. Fox (parte della Disney) ha acquistato il personaggio, che sarà prodotto da Ken Olin, l’attore, regista e produttore».
Deaver, sentirsi soddisfatti è il rischio maggiore per uno scrittore?
«Il mio compito è raccontare una storia emotivamente coinvolgente che entusiasmerà i miei lettori e li allontanerà dalle loro preoccupazioni quotidiane, concentrandosi, ad esempio, su qualcosa di diverso dalla nostra attuale Amministrazione! Le storie servono a far ridere ed emozionare i lettori, trattenendo il respiro, tifando per gli eroi – Colter Shaw e Lincoln Rhyme – sino all’ultima pagina. Sono i lettori ad ispirarmi, è una sfida enorme che mi motiva e mi spinge ad essere affamato e ambizioso».