Il Sole 24 Ore, 9 luglio 2020
Ad agosto arriva il gas in Puglia
Qui sotto passa il metanodotto Tap, in contrada San Basilio, frazione San Foca, comune di Melendugno, provincia di Lecce. Ombrelloni aperti, profumo di salso e di olio solare, bagnini scontenti per l’afflusso modesto, bagnanti infreddoliti nell’acqua ancora fresca della prima estate, lettini occupati, bambini con la paletta rimestano nel secchiello la sabbia venata di nero per le ceneri vulcaniche del Vulture.
Alle spalle dell’arenile affollato – affollato a dispetto del Covid – c’è per chilometri senza fine il deserto di decine di migliaia di olivi disseccati dal batterio della xylella.
In profondità sotto la spiaggia passa la conduttura del metanodotto Tap già finito e collegato con l’Albania, la Grecia, la Turchia e – lontano lontano – l’Azerbaigian.
Torno con i ricordi all’aprile 2017, quando Michele Emiliano presidente della Puglia disse: «Crediamo fermamente che sia ingiusto che la Tap approdi in una delle spiagge più belle d’Europa e che si debbano costruire chilometri di gasdotto sotto il maggiore giardino di ulivi d’Italia». Ancora: un anno dopo, era il luglio 2018, l’allora ministra per il Mezzogiorno Barbara Lezzi aggiunse alla tv: «Io adesso voglio sfidare chiunque a stendere un asciugamano sopra un gasdotto». Bene: il metanodotto ora c’è, il tubo arriva dritto dall’Azerbaigian, e una dozzina di metri di roccia sopra il tubo ci sono gli spiaggiaioli con il pareo e con la ciambella a collo di papera.
L’unico segnale della presenza del Tap è, 800 metri al largo, una boa galleggiante gialla per evitare che i pescherecci impiglino le reti a strascico nella conduttura e le strappino.
Il metano che viene estratto nel Mar Caspio dai giacimenti azeri di ?ah Deniz (dovrebbe significare più o meno Scià del mare) fino alla settimana scorsa arrivava sui monti del Pindo al confine fra la Grecia e l’Albania.
Venerdì scorso hanno aperto le valvole enormi nel tubo del diametro di 98 centimetri e il gas dalla Grecia si è spinto attraverso l’Albania fino a Fier, sulla spiaggia che si affaccia sull’Adriatico di fronte al Salento. Adesso il metano è fermo nella tubazione sulla spiaggia albanese di là dall’Adriatico a 98 chilometri dalla spiaggia di contrada San Basilio, frazione San Foca, comune di Melendugno, provincia di Lecce.
Il metano è a 98 chilometri dall’Italia in attesa del via libera.
«Il 14 agosto potremo annunciare anche noi il ready to gas-in», dice l’ingegnere, 54 anni, di Vasto («Niente nomi, per piacere». Promessa mantenuta).
Il gas da Ferragosto
Da qualche giorno il gas è arrivato fino a fermarsi davanti a una valvola che sigilla il tubo a 98 chilometri più a est, sulla spiaggia albanese. A Ferragosto quella valvola verrà aperta e il metano azero scorrerà dentro la tubatura sotto l’Adriatico fino a entrare in Italia, fino all’impianto Prt di Masseria del Capitano nell’entroterra di Melendugno.
Verranno condotti i collaudi, gli avviamenti degli impianti, verranno adeguate la pressione e le temperature, verranno provati gli sfiati e i sistemi di sicurezza. Poi quando anche la Snam darà il via libera, allora sarà aperta la valvola del Prt di Melendugno e il metano lungo il tubo si spingerà fino ad arrivare a Mesagne, alle porte di Brindisi, per entrare nella rete nazionale, nei 32mila chilometri di grandi tubazioni dorsali che percorrono in ogni direzione l’Italia.
Nuove prove, nuove tarature. Poi l’esercizio commerciale comincerà in ottobre.
Bp, Snam e Socar hanno il 20% l’una. La belga Fluxys, 19%, la spagnola Enagas al 16%, infine la svizzera Axpo con il 5%. Il progetto è tarato sulla capacità di importazione di 10 miliardi di metri cubi di gas l’anno; sono già stati stipulati con Enel, Hera ed Edison alcuni contratti di fornitura di 25 anni.
Avevo visitato il terreno due anni fa. Era un cardeto irto di sassi e spine che nemmeno le capre più ostinate. Oggi il terreno di Masseria del Capitano è una spianata di 12 ettari lisciati come con la pomice e circondato da una rete impenetrabile con reticolato a lame. Condutture, tubi, valvole e manometri verniciati di fresco.
È l’impianto di ricezione (Pipeline receiving terminal) cui dopo 850 chilometri attraverso la Grecia, l’Albania, l’Adriatico e attraverso 8 chilometri di Salento si ferma il tubo del Tap, ci sono le valvole di regolazione, la sala controllo che comanda tutto il gasdotto compreso il tratto balcanico, i contatori per misurare il passaggio del metano, l’allacciamento con la tubazione della Snam che per 65 chilometri va verso Mesagne ed entra nella rete italiana di grandi metanodotti nazionali. In questo impianto Prt sono stati disposti 230 chilometri di cavi elettrici, e fra tante specialità che hanno lavorato per montare l’impianto la più antica è quella degli elettrici, i quali come mille anni fa esigono di tirare i cavi a forza di bicipiti nel tiro alla fune, tutti insieme, un-due-tre ooo issa.
I 1.183 olivi
La monocoltura del Salento è devastata dalla mancanza di biodiversità. Per decine di chilometri i monconi di alberi capitozzati si alternano a chiome di rami rinsecchiti; alla base degli olivi si ammassano matasse di foglie nuove dei ricacci nati dal basso. In questo deserto di morte vegetale per decine di chilometri è stato posato il tubo che dalla spiaggia in contrada San Basilio a Melendugno si allaccia alla rete nazionale in contrada Gonella a Mesagne.
Dalla spiaggia fino all’impianto Prt di Masseria del Capitano la Tap per scavare la trincea sotto cui posare il tubo ha dovuto spostare 1.183 olivi, ciascuno di essi georeferenziato compreso il lato di esposizione al sole. Oggi quegli olivi riposano sotto teli antixylella a fianco della Masseria del Capitano, verdissimi e salvi dal contagio in mezzo a un paese di olivi disseccati. Che sarà di questi 1.183 olivi quando nella pausa vegetativa autunnale verranno ripiantati nella loro terra? Posati in libertà, verranno contagiati dalla malattia da cui erano stati risparmiati sotto i teli antixylella?
In questi giorni i terreni che sono stati attraversati dalla posa del tubo vengono riconsegnati con atto formale ai proprietari. L’erba sta già ricrescendo sulla terra smossa dalle ruspe e nasconde alla vista il passaggio della conduttura.
Rivogliamo la spiaggia
Sul blog del Movimento No Tap si sfoga Grazia. Ne copincollo le parole: «Rivogliamo i nostri alberi d’ulivo, il mare di San Foca». Grazia rivuole gli alberi uccisi dalla xylella e uccisi non dal Tap bensì da quel “popolo degli ulivi” che aveva bloccato le terapie e aveva festeggiato le inchieste farlocche contro gli scienziati e contro gli agronomi. Grazia rivuole anche il mare di San Foca: eppure il mare è lì, davanti alla baracca del bagno San Basilio Mama Nera, dove l’acqua è così chiara che viene voglia di berla. Un puntino giallo laggiù sul filo dell’orizzonte è la boa galleggiante, sola traccia del Tap già finito.