Pupi Avati ha detto che la serata al MAXXI di Roma è stata talmente particolare che resterà negli annali: essere premiati in queste circostanze ha un valore aggiunto.
Golino: «Lo penso anche io. Spero che resterà per essere stata l’unica così e certamente è più bello parteciparci che non, ma sappiamo che è straniante stare insieme in questo momento».
Trinca: «Eravamo a due metri e mezzo di distanza, relativamente vicine. Ma col distanziamento, malgrado la voglia di ripartire, rientrare in quella modalità è difficile anche per chi come noi è abituato alla socialità».
È stato il primo evento fisico a cui avete partecipato. Trinca nel pomeriggio ancora cercava l’abito.
Golino: «Il lockdown mi ha devastata. Ai David ad esempio, in video, bisognava essere presentabili dalla cintola in su come le signorine buonasera, poi magari eravamo scalze, io almeno ero scalza. L’altra sera mi sentivo elegantissima finché non ho visto Jasmine. È uno dei punti fragili della nostra amicizia: quando la vedi, devi passare mezzora a metabolizzare».
Trinca: «I Nastri sono un momento di riconoscimento del lavoro fatto, ha senso renderli di carne ora che si può uscire. Dietro c’è il lavoro, la costruzione di un immaginario».
Com’era il dietro le quinte?
Trinca: «Non vedevamo nulla».
Golino: «Con il palco a 150 metri Benigni lo vedevi come se fosse Ventotene».
Trinca: «È stato strano arrivare con le mascherine, agitavo la mano e tutti a dire "chi sarà mai"?».
Golino: «La mascherina non voglio neanche pensare che sia la nuova normalità, però a me un pochino piace: per strada mi protegge, dà risalto allo sguardo. Anche per una ragione vagamente vanitosa: non si vede il decadimento della faccia. Cerco piccole bellezze anche nelle situazioni pesanti».
Che ne pensate di "Favolacce" miglior film?
Trinca: «Che è un grande film».
Golino: «Sono impressionata, e l’ho anche detto a loro: hanno fatto nei due film cose di regia che fanno dire a chi fa questo lavoro "cavolo, che coraggio"».
Golino, lei ha vinto per due ruoli in cui è molto diversa, "5 è il numero perfetto" e "Ritratto di una giovane in fiamme". Trinca aggiunge il Nastro al David.
Golino: «Me ne sono resa conto sul palco, vedendo le clip. Quest’anno ho preferito ruoli piccoli, mi ha permesso di entrare in mondi diversi».
Trinca: «C’è stata una scelta speciale verso La dea fortuna, non me l’aspettavo. C’è da riflettere su cosa significano per un’attrice ruoli che, anche se definiti da protagonista come questo, a un certo punto lasciano il film. Ho costruito quel che del personaggio resta nella memoria degli altri».
Nel fim c’è una bellissima scena di ballo collettivo sotto la pioggia.
Trinca: «Dirmi di ballare significa farmi scappare dall’altra parte del mondo. Sono un ciocco di legno, citando Pinocchio. Ma vederla ora regala il senso di un film collettivo, di una piccola comunità».
Ricordate quando vi siete conosciute?
Trinca: «In un ristorante cinese a Roma, a cena con Fabrizio Gifuni e Sonia Bergamasco. Valeria aveva la stessa apertura al prossimo e quel magnetismo folgorante. Alla simpatia iniziale, con il tempo, si è aggiunta una complessità».
Golino: «Già prima di conoscere Jasmine pensavo che fosse un’attrice vibrante, c’era qualcosa in comune pur essendo di temperature diverse. Ho capito che poteva diventare una sorta di mio alter ego: ho diretto due film, e lei c’è in tutte e due».
Uno era "Miele": Trinca fece un provino?
Golino: «Già in fase di scrittura pensavo a lei e Carlo Cecchi. Ho fatto provini ad altre attrici e erano venuti bene. Lei ne ha fatti tre» .
Trinca: «Di cui due brutti. Fare i provini è sempre difficile per me. Un conto è dire battute in una stanza, un altro è vivere il set. Per me c’è stato un prima e un dopo Golino nello stare in un film, prima di preoccupavo di come mi avrebbe guardata, invece quello sguardo ha liberato, come attrice, la mia identità in modo multiforme e caotico. È stato un regalo».
Ora anche Trinca ha debuttato da regista con un corto ispirato a sua madre e interpretato da Alba Rohrwacher.
Golino: «L’ho visto. Avevo il pregiudizio che hai verso un amico, immagini di sapere cosa farà. Invece mi ha sorpreso, emozionato, Alba è al suo meglio».
Che cosa vorreste fare insieme in futuro?
Golino: «Recitare in un film. Vederci tutti i giorni, unire le creatività, parlare male del regista... Basta che non mi chiedano di fare sua madre, sono troppo giovane».
Con quali registi?
Trinca: «Luca Guadagnino e Alice Rohrwacher».
Golino: «Non mi esprimo, sono troppo democristiana e ho troppi amici registi, come i due nominati».
Commedia o dramma?
Golino: «Siamo entrambe più portate per la tragedia ahimé, anche se nella vita siamo simpatiche».
Golino, lei sta lavorando anche come regista?
«Con le mie sceneggiatrici abbiamo scritto il trattamento del libro L’arte della gioia di Goliarda Sapienza, sarà una serie, un lavoro bello e difficile, bisogna vedere se i tempi sono maturi per raccontare la femminilità in quel modo».
Trinca, lei si è persa la serie?
«Non è detto, il progetto è ancora in sviluppo, sa...» .