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 2020  luglio 08 Mercoledì calendario

I tedeschi scoprono Codogno

«Ma che avete combinato?», mi aggredisce al telefono un collega in pensione da Bonn. Quando la cittadina universitaria era capitale, lavoravamo allo stesso piano della Pressehaus, che ospitava giornalisti tedeschi e corrispondenti stranieri. Di cosa o di chi si lamenta l’Herr Kollege? Dei grillini, di Salvini, del Berlusconi redivivo, della nostra sanità alle prese con il virus?
Pavesi, spiega. Ma non si riferisce ai biscotti. Come abbiamo osato buttare giù l’autogrill sull’Autostrada dei laghi, quella meravigliosa struttura architettonica, continua, simbolo della sua giovinezza, delle vacanze in Italia, e del nostro invidiabile paese? Per arrivare sulle nostre spiagge da Bonn si passa dalla Svizzera. Da Berlino invece, per il Brennero.

L’Autostrada dei Laghi fu la prima autostrada in Europa, prima delle Autobahnen di Hitler, in pessimo cemento. L’autogrill della Pavesi risale al 1958. E annunciava il boom degli anni 60, tedeschi e italiani stavano uscendo dal dopoguerra. Una nuova architettura, e un ritrovato gusto per la vita, la Dolce vita appunto, il film di Fellini sarebbe giunto due anni dopo.

Tempo fa, l’Adac, l’automobil club tedesco, condusse un’inchiesta sugli autogrill in Europa. I nostri risultarono insufficienti, tranne uno, non ricordo quale. Mi sorprese l’articolo di un altro collega sulla Frankfurter Allgemeine. Era triste e deluso: le nostre stazioni di servizio erano un sogno, ricordava i tortellini gustati all’autogrill di Modena, con il ponte sull’autostrada. Quelle tedesche al confronto erano miserabili. Perché gli italiani erano cambiati?

Per invogliare i tedeschi a venire in vacanza in Italia, la regione Calabria non trova di meglio che denigrare le spiagge del Nord, inquinate e pericolose. Solo il Sud è sicuro, assicura. I governatori del Nord rispondono con un appello in tedesco: non è vero, venite pure da noi. Ma se si litiga tra italiani, si genera sospetto. I tedeschi conoscono l’Italia, da sempre, da quando negli anni cinquanta arrivavano sul Teutonengrill, come con autoironia chiamavano la Riviera Adriatica. I vecchi amori non si scordano.

Nel numero di sabato, la Süddeutsche Zeitung pubblica un lungo reportage sull’Italia. Il collega Oliver Meiler parte da Codogno per giungere a Napoli: «Gli italiani si risvegliano ma tutto non è come prima». Chi aveva mai sentito il nome della cittadina lombarda, scrive, eppure qui si producono componenti per la Ferrari e per le auto tedesche. Il giornale di Monaco nei momenti più tragici dell’epidemia aveva chiesto a una ragazza di Codogno di tenere un diario.

Da Codogno, scende a Rimini, al Bagno 26, 46 metri per 300 di ombrelloni. E intervista un mitico bagnino, Gabriele Pagliarani, 58 anni, per rievocare i vecchi tempi degli amori di un’estate tra Fräulein e Pappagalli, altra parola che è entrata nella lingua di Goethe e di Frau Angela.

Dall’Adriatico a Prato, dove vivono 26 mila cinesi, forse il doppio, solo Londra e Parigi ne ospitano di più. Come vivono dopo la pandemia? Infine a Roma, al Bar Giolitti, di fianco al Parlamento, famoso per i suoi gelati. Qui, davanti a una coppa di pistacchio e vaniglia, intervista il deputato della Lega Daniele Belotti, di Bergamo: «Abbiamo perso i nostri nonni», dice all’inviato tedesco. Il reportage si ferma a Napoli: perché i meridionali sembrano immuni, da che cosa dipende? È vero che gli aiuti europei rischiano di finire nelle mani della mafia o della camorra? Oliver Meiler non prosegue per la Calabria e per la Sicilia. Ma anche il Grand Tour finiva al Vesuvio. Goethe fece un’eccezione per giungere a Palermo.

Sempre la Süddeutsche pubblica due commenti contrapposti: i kulturreisen, i viaggi culturali, sono un bene o un male? Il turismo è un fattore economico, soprattutto per l’Italia, ma c’è un limite per i musei, per le città d’arte, come Venezia, Firenze, Roma? È una domanda che gli italiani dovrebbero porsi. Altrimenti il Belpaese, o l’Arcadia, come scrivono ancora i tedeschi, rischia di risvegliarsi per piombare in un altro incubo.