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 2020  luglio 08 Mercoledì calendario

In difesa dell’omeopatia

Ostracismo. È la keyword del libro ’OmeoPatia, medicina di precisione e grande opportunità’ (Nuova Ipsa Editore) scritto da Giovanni Gorga, medico omeopata, con il contributo della collega Antonella Ronchi e di Alberto Laffranchi, medico dell’Istituto dei Tumori di Milano e responsabile del gruppo Medicine e Terapie Complementari in Oncologia. «L’omeopatia – ha spiegato Gorga nel corso della presentazione alla stampa – rappresenta l’1% del fatturato del mercato farmaceutico, non beneficia di alcuna agevolazione da parte dello Stato, neppure a livello di ricerca scientifica, molto onerosa per un comparto costituito da aziende piccole e medie, tolte poche multinazionali che operano sul territorio italiano e che contribuiscono al gettito fiscale e all’occupazione. La nostra forza sono gli utilizzatori: nove milioni di italiani». Nonostante i 300 milioni di euro di fatturato globale, a detta dei suoi sostenitori, l’omeopatia è ostracizzata da una ’piccola parte’ della comunità scientifica. Il libro è di parte, Gorga presiede Omeoimprese e ha già scritto un altro testo dal titolo inequivoco – ’Elogio all’Omeopatia’ (Cairo Editore, 2015) – ma il punto non è questo.
Partiamo dai numeri. Secondo un’indagine condotta da EMG- ACQUA per Omeoimprese, oltre l’80 per cento degli italiani conosce la medicina omeopatica. A farne uso è il 17 per cento della popolazione. Oltre la metà ha un’età compresa tra i 35 e i 54 anni. Il 69 per cento sono donne. Il 51 ha un titolo di studio superiore. «La medicina omeopatica – recita un report – è usata più al nord che al sud: il 30 per cento sta nel Nord Ovest e il 28 nel Nord Est. Chi utilizza la medicina omeopatica lo fa, in particolare, per curare riniti e raffreddori (62 per cento), il 34 per cento per problemi dell’apparato respiratorio e contro le allergie, mentre il 31 per cento per combattere problemi digestivi. E ancora, l 27 per cento per dolori articolari e muscolari, mentre il 26 per cento per problemi gastrointestinali. Anche l’insonnia (22 er cento) e l’emicrania (21 per cento) vengono curati con l’omeopatia, così come i disturbi agli occhi (15 per cento). Nel nostro Paese, un quinto dei medici di famiglia prescrive farmaci omeopatici e un pediatra su 3 li consiglia per la fascia dei pazienti da 0 a 3 anni…» Secondo Omeoimprese la ’reputazione’ fra gli addetti ai lavori è ’piuttosto buona’ e meno del 10% parla di ’effetto placebo’ in riferimento a questa categoria farmacologica e solo il 14% tra medici e farmacisti non prescrive medicine omeopatiche. E allora perché, verrebbe da dire, si parla di ostracismo? Perché si nega la possibilità di fare pubblicità al pubblico, una semplificazione burocratica, un accesso al credito e un sostegno alle piccole e medie imprese che l’associazione di categoria chiede e richiede? Indubbiamente, l’emergenza Covid 19 complica le cose. Vuoi perché l’omeopatia è stata travolta dalla crisi generale del sistema industriale e per questo chiede di protrarre le misure previste dal Decreto Liquidità e dal Decreto Rilancio, vuoi perché permangono storici divieti, come quello della pubblicità, che impedisce di dare indicazioni in etichetta su posologia e campo di applicazione del medicinale omeopatico, come si può fare, invece, in altri Paesi. Il ’perché’ è il nocciolo del problema. L’ostracismo di cui è oggetto questa branca della medicina non convenzionale è motivato dalla sua stessa peculiarità – rinunciare alla chimica in nome del principio omeopatico che porta alla diluizione delle sostanze curative – e deriverebbe dall’abbandono dell’approccio olistico delle cure mediche avvenuto alla fine dell’Ottocento, con le scoperte di Pasteur e Koch e la prevalente attenzione al ’microbo’. Una lettura suggestiva ed attualissima in tempi di coronavirus, ma che difficilmente, nel bel mezzo di un’emergenza sanitaria di questa portata e malgrado le articolate testimonianze presenti nel libro, sarà abbandonata.