Il Sole 24 Ore, 8 luglio 2020
Strade, dal 21 luglio rischio blocchi in tutta Italia
Si dice che questi saranno gli ultimi giorni di blocco del traffico sulle autostrade liguri. Ma la pazienza degli autotrasportatori è finita: Cgil e Uil hanno proclamato uno sciopero regionale per il 24 luglio. E, soprattutto, la paralisi potrebbe tornare il 22 luglio e riguardare varie parti d’Italia. Quella più a rischio è l’entroterra abruzzese.
Il 22 luglio è una data da segnare perché sarà il giorno a partire dal quale in tutte le gallerie italiane lunghe più di 500 metri dovranno essere state approntate almeno le misure provvisorie antincendio, in attesa che si arrivi all’adeguamento definitivo alla direttiva europea 2004/54, che sarebbe dovuto avvenire entro il 30 aprile 2019 e invece rischia di portare all’Italia un’altra procedura d’infrazione Ue.
La gran parte dei gestori di strade e autostrade ha approntato tutte le misure provvisorie: in molti casi si tratta solo di imporre limiti di velocità bassi, divieti di sorpasso e distanze di sicurezza tra veicoli e predisporre impianti antincendio, videosorveglianza e altre misure che compensino l’assenza di rifugi a norma e di altri requisiti previsti dalla direttiva a regime. Il problema sarà vedere se tutti gli impianti funzioneranno.
Se lo porranno i comandi provinciali dei Vigili del fuoco, ricevendo dai gestori le Scia (segnalazioni certificate di inizio attività), che comunicheranno la messa a norma. L’effettivo funzionamento degli impianti è cosa diversa dalla loro presenza. Lo si è visto in casi come quello della ragazza morta bruciata nel 2013 sul tratto urbano A14 a Bologna rifatto da pochi anni (gestione Aspi) e quello del piccolo incendio che a inizio giugno ha messo in crisi la moderna galleria del Raccordo anulare di Roma (gestione Anas) sotto l’Appia Antica (vi erano rimaste ben 300 persone, nonostante la videosorveglianza consentisse di bloccare subito l’ingresso e gli impianti fossero stati collaudati in autunno). In altre moderne gallerie ci sono stati problemi a rispettare le scadenze delle esercitazioni antincendio.
Dunque, per evitare responsabilità, i Vigili del fuoco potrebbero avviare verifiche. E, se qualcosa non andasse, si potrebbe chiudere al traffico.
Sulle autostrade A24 e A25 (gestione Sdp, gruppo Toto) questo rischio c’è anche per questioni strutturali. L’ufficio ispettivo territoriale di Roma del ministero delle Infrastrutture (Mit) è stato l’unico a disporre ispezioni con il nuovo protocollo sperimentato dal suo responsabile, Placido Migliorino, sulle gallerie liguri, determinando involontariamente il caos di questi giorni (e contro la disparità territoriale è tornata a protestare ieri l’Aiscat, associazione dei gestori). Ma per fare le ispezioni occorre lavare le pareti delle gallerie e in Abruzzo si rischia di inquinare le falde acquifere, cosa per la quale Sdp è già stata nel mirino della magistratura. Quindi la società, prima di procedere, chiede il nulla osta a tutte le autorità locali competenti. Che non è arrivato, nonostante una lettera del Mit lo abbia di fatto sollecitato: nel migliore dei casi, le autorità hanno chiesto alle altre di fare la rispettiva parte. Insomma, non si prendono decisioni che potrebbero portare a responsabilità anche penali. Una patologia tipicamente italiana, che ora si cerca di aggredire con modifiche all’abuso d’ufficio e al danno erariale. Se i nulla osta non arriveranno, a fine mese il Mit chiederà la chiusura per ragioni di sicurezza.
Sulla sicurezza strutturale, dubbi suscita pure un recente bando Anas da un centinaio di milioni per contratti quadro su lavori non determinati. Pare indicare che non c’è una base solida di ispezioni per programmarli.
L’Anas è condizionata anche dalla discontinuità delle risorse messe a disposizione dallo Stato. Diverso il discorso per le autostrade a pedaggio: proprio ieri, nell’audizione di Bankitalia davanti alla commissione Lavori pubblici del Senato, è emerso che tra il 2009 e il 2018 gli incassi sono aumentati del 13% al netto dell’inflazione, nonostante il calo del traffico. Negli stessi anni sono calati, del 51%, solo gli investimenti, ma i gestori respingono responsabilità; resta il fatto che le convenzioni con lo Stato sono favorevoli a loro e Bankitalia raccomanda vigilanza anche sull’applicazione del nuovo e meno vantaggioso regime tariffario, cui i gestori sono ostili.
Audita anche l’Anac, che ha lamentato interferenze inusuali da parte di Aspi di fronte alle sue richieste di informazioni dopo il crollo del Ponte Morandi. L’Anac ha anche ribadito l’accusa alla società sulle insufficienti spese di manutenzione. Come in passato, Aspi replica che l’autorità non le distinguerebbe correttamente dagli investimenti e aggiunge che nella sua gestione attuale l’impegno è salito.