Corriere della Sera, 8 luglio 2020
Giustizia e riforme, altri 117 anni dopo
«La legge proposta dall’onorevole Zanardelli (negli ultimi trent’anni ne vennero tentate quasi una quarantina) ha l’intento principale…». Una quarantina di proposte di legge? In trent’anni? Gli archivi di Google Books, va detto, riservano più sorprese delle braghette di Eta Beta che da tasche disneyane tira fuori lampadari, ferri da stiro, lampadine, locomotive…
Racconta dunque una pagina de «La Civiltà Cattolica. Anno cinquantesimoquarto» del 13-26 marzo del 1903, sotto un anonimo titolino «cronache italiane»: «Il disegno preparato dal presidente del consiglio e dal guardasigilli tenta una delle questioni più gravi e legata a tanti interessi che non è meraviglia se agiterà lungamente le discussioni dentro e fuori la Camera. Più di sessanta deputati si sono iscritti per parlare sulla proposta generale della legge e venti giorni dopo, al momento che scriviamo, gli oratori (...) non hanno finito i lunghi e spesso inutili discorsi. Dopo dieci o dodici di tali dissertazioni, gli argomenti pro o contro la legge sono tutti trattati, e le altre non riescono che noiose ripetizioni più o meno ascoltate».
Che noia, si lagnava la rivista. La riforma proposta dal bresciano Giuseppe Zanardelli, spiegava, aveva «l’intento principale (…) di elevare il livello intellettuale e morale della magistratura, di circondarla di garanzie tutelari che valgono a difenderla contro gli arbitrii e le lusinghe altrui, e aumentarne infine la dignità col miglioramento delle condizioni economiche dei magistrati». Fin qui, come ovvio, eran tutti d’accordo. «Molti germi della discordia» agitarono invece il dibattito su altri punti, a partire da una «conveniente purificazione del ceto dei magistrati» all’«istituzione di una corte di Cassazione unica la quale sarebbe stata selettiva e non di carriera».
Non mancò, scrisse il giornale, «un tentativo di agitazione in opposizione alla legge (che) cercò sollevarsi da varie città danneggiate». Comunque, spiegò il cronista, «tutti in generale convengono nell’ammettere il bisogno di riforme e l’andamento della discussione in prima lettura fa piuttosto prevedere che la legge, benché non risponda le idee di tutti, sarà adottata, almeno per cominciare a fare qualcosa». Testuale. Dopo una quarantina di fallimenti, in quel 1903, già non ne potevano più. Da allora son passati, senza pace tra le baruffe, altri 117 anni... D’accordo che la gatta frettolosa fa i gattini ciechi ma...