Corriere della Sera, 8 luglio 2020
Venduti bond garantiti dalle cosche
Crediti verso la sanità pubblica di imprese poi emerse come connesse alla ’ndrangheta sarebbero stati trasformati in obbligazioni (cartolarizzati, in gergo tecnico) e quindi finiti in pancia a investitori istituzionali di tutto il mondo, tra i quali l’italiana Banca Generali, l’istituto di private banking del gruppo Generali. Lo scrive il Financial Times nella sua edizione online, che analizza la coda – la parte finanziaria – dei crediti vantati dalle imprese verso la pubblica amministrazione e il modo in cui vengono digeriti dal sistema finanziario sotto forma di bond e di cartolarizzazioni: un modo per velocizzare l’arrivo della liquidità alle imprese, nelle more dei pagamenti – in perenne ritardo – delle pubbliche amministrazioni.
Secondo la ricostruzione del quotidiano inglese, alcune imprese della sanità calabrese che avevano ceduto il credito sarebbero emerse poi come collegate alla criminalità organizzata. La circostanza sarebbe stata scoperta nell’inchiesta che circa un anno fa ha portato allo scioglimento dell’Asp di Reggio Calabria.
Secondo il quotidiano, le imprese legate alla ’ndrangheta avrebbero scelto la via della cessione del credito attraverso le cartolarizzazioni per cercare di eludere i controlli antiriciclaggio. In un caso, secondo il FT, sarebbero coinvolti anche crediti legati alla gestione di un campo profughi in Calabria.
Secondo un portavoce di Banca Generali si tratterebbe di una sola «nota», sulle 8 mila sottoscritte per i propri clienti, risultata collegata a un credito di un’azienda coinvolta nell’inchiesta, per circa 400 mila euro su sottoscrizioni totali per circa 200-300 milioni di euro. Il pacchetto («notes») di cui quel credito fa parte, da complessivi 32 milioni di euro, continua il portavoce, è stato rilevato dall’asset manager lussemburghese Cfe. Su questa società la banca svolge una due diligence che invece non è in condizione di fare sui singoli contratti sottostanti. E a sua volta Cfe aveva ricevuto le certificazioni sui crediti da una società che li esamina, la Ottima Mediazione srl, vigilata dalla Banca d’Italia.
Il veicolo – spiegano dall’istituto – è stato avviato nel 2016 e l’operazione si è conclusa nel 2019 con l’incasso del credito. Banca Generali ha complessivamente investito 1 miliardo di euro nelle cartolarizzazioni, tra i quali più di recente sui crediti garantiti da Sace e sugli aiuti per il Covid: un modo per offrire ai clienti una redditività un po’ più alta su crediti sicuri in quanto garantiti dallo Stato e contemporaneamente per agevolare l’afflusso di liquidità alle imprese.