ItaliaOggi, 7 luglio 2020
Periscopio
Il nostro rapporto con la politica è malato. I decreti sicurezza sono fascisti con Salvini e buoni con il Pd. Non daremmo da gestire un bar a Di Maio, ma gli facciamo fare il ministro degli esteri. Carlo Calenda, leader di Azione (Alessandro Trocino). Corsera.
Avere notorietà e un cospicuo stipendio mensile, soprattutto se fuori dal parlamento saresti un disoccupato o una modesta avvocata di provincia, è un privilegio. Aldo Cazzullo, Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.
Neanche nel banditismo sardo siamo riusciti a garantire un ricambio. L’ultimo che hanno arrestato, tra l’altro per sbaglio, è un ex compagno di Graziano Mesina che ha 77 anni. Sarebbe ora di lasciare un po’ di spazio ai giovani, almeno lì. Massimo Gramellini. Corsera.
Non riesco ancora a credere che Luigi Di Maio sieda alla stessa scrivania di Carlo Sforza e di mio padre. Antonio Martino, ex ministro degli esteri, economista (Federico Novella). La Verità.
Emilio Fede divenne inviato speciale Rai per l’Africa e fu subito definito «invidiato speciale». Si guadagnò anche il nomignolo di «sciupone l’africano» per le sue ridondanti note spese. Candida Morvillo. Corsera.
Un attento esame compiuto da un magistrato qualche tempo fa mise in luce che solo un numero molto limitato delle accuse si rivelarono fondate. Ma intanto, rese pubbliche, avevano già condannato gli accusati. Sabino Cassese, ex componente della Corte costituzionale. il Riformista.
Mario Draghi. Voto: 10. «Gli va dato il governo, poi può pensare al Quirinale», dice di lui il politologo Roberto D’Alimonte. L’ex presidente della Banca centrale europea mette d’accordo l’Italia (o quasi). Serio, competente, di poche parole: chi meglio di lui al posto di Giuseppe Conte? Ma la moglie, di origini padovane, dovrebbe ricordargli l’adagio veneto: «Tuti me voe, nessuno me toe». Stefano Lorenzetto. Arbiter.
Mio padre Vittorio temeva la morte. Diceva: «Dio ha commesso due errori, farci morire e distribuire il talento a casaccio». Paola Gassman (Emilia Costantini). Corsera.
Riti sempre più futili e stucchevoli perché uggiosamente e spocchiosamente ripetitivi. Fra una tartina al caviale e una coppa di champagne, fra un appetizer al salmone e un Bloody Mary, arricciando il naso, i radical chic sputano sentenze. Roberto Gervaso, Italiani pecore anarchiche. Mondadori, 2003.
A proposito di sobrietà, lo scorso fine settimana Di Maio è andato a spiaggiarsi con la fidanzata Virginia Saba da Saporetti a Sabaudia, sotto gli ombrelloni dello storico stabilimento del generone romano. Giuseppe Conte, qualche chilometro più in là, al Circeo. All’Hotel Punta Rossa, il preferito dagli oligarchi russi in vacanza. Gli ultimi segnali di una mutazione ormai compiuta. Da valutare con rigore, senza cedere alla meraviglia. Fabrizio Roncone. Corsera.
Ricordo quando Carlo Cottarelli, il commissario governativo per la spending review, si azzardò a sostenere che andava superata la legge Gasparri (n. 112 del 3 maggio 2004), specie laddove prevede l’obbligo di sovradimensionare le sedi Rai in tutte le regioni, il senatore lucano del Pd, Margiotta, fu tra i paladini della difesa dell’esistente, sempre in nome del servizio pubblico, e un po’ anche della permanenza di 24 persone a Potenza, la sua città (e zero, ad esempio, a Salerno, che di abitanti ne ha il doppio). Carlo Verdelli, Roma non perdona. Feltrinelli, 2019.
Quando Salvini dice che la Lega è pronta ad appoggiare qualsiasi riduzione delle tasse dimostra di non avere delle chiare priorità. Luca Ricolfi. il Messaggero.
Io detesto la politica delle continue manovre di schieramento, dello schieramentismo. Uno schieramentismo esorbitante, smisurato, prodotto di una concezione ottocentesca e verbosa della politica che è l’esatto contrario di quella che piace a me, impostata sui dati di fatto, sulla conoscenza empirica. Io sono un empirista viscerale. Preferisco l’analisi delle infrastrutture, dei servizi pubblici, lo studio dei classici dell’economia e della sociologia, della finanza. Alberto Ronchey, Il fattore R, conversazione con Pierluigi Battista. Rizzoli, 2004.
Non credo che nessuno debba qualcosa a qualcuno. Se Florinda Bolkan non avesse avuto talento non sarebbe arrivata dove è arrivata. In alcune cose ha sbagliato, ad esempio quando Bertolucci le offrì Il conformista, parte che poi ha fatto Dominique Sanda, ha preferito fare L’ultima valle con Michael Caine e Omar Sharif, non ero d’accordo e poi alla fine ho avuto ragione io. È andata avanti per le sue scelte, ma sicuramente, quando arrivò a Roma per la prima volta, una sera le presentai Visconti che disse subito che una così avrebbe dovuto fare del cinema. Non sono stata io, ma quando abbiamo fatto Metti una sera a cena, primo film con lei e il primo importante che io abbia fatto, Patroni Griffi ha rivisto in lei davvero il personaggio che aveva descritto nell’opera teatrale, una donna indipendente eccetera. Florinda era il personaggio. Il personaggio giusto aiuta moltissimo. Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata (Giuseppe Fantasia). Huffington Post.
Il lavoro di scrittura mi divorava. Mi faceva trascurare una marea di cose. Me ne resi conto una volta che, attraversando la strada con mia figlia bambina, lei mi disse: «Papà, è la prima volta che mi dai la mano». Francisco Gonzáles Ledesma, scrittore spagnolo di gialli. Marco Cicala, Eterna Spagna. Neri Pozza, 2017.
Mia mamma non mi ha mai regalato niente. Francesco Guccini, cantautore (Aldo Cazzullo). Corsera.
Erano alloggiati a fianco della stazione centrale, in un noto albergo Liberty che aveva l’eleganza pigra e appannata dei nobili decaduti. Luigi Preti, Un ebreo nel fascismo. Rusconi, 1974.
Albo degli annunci minimi al Foro. Scolaretto capellone 44enne, tutto bizze e capricci, ricerca urgentemente reverendo severo, anzi spietato, per sostituire cara paterna imago confessore prematuramente scomparso. Alberto Arbasino, Super-Eliogabalo. Feltrinelli, 1969.