Il Sole 24 Ore, 7 luglio 2020
Buffett punta sull’Oil&Gas
Warren Buffett ha spezzato il digiuno da investimenti piazzando una scommessa da quasi 10 miliardi di dollari sui combustibili fossili: un’operazione controcorrente in tempi di transizione energetica, che potrebbe dare un colpo definitivo all’immagine oggi appannata dell’oracolo di Omaha. O viceversa rivendicarne in extremis le doti di coraggio e lungimiranza che lo hanno reso leggendario.
Passano a Berkshire Hathaway, la società di Buffett, le infrastrutture nel gas di Dominion Energy, una delle maggiori utilities degli Stati Uniti, che si è data l’obiettivo di azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050. Il pacchetto comprende una rete di gasdotti lunga 12.400 chilometri, più una serie di siti di stoccaggio e il 25% dell’impianto di Cove Point, nel Maryland, uno dei sei terminal per la produzione e l’export di Gnl a stelle e strisce. Il conto: 4 miliardi di dollari in contanti, più l’assunzione di 5,7 miliardi di debito.
Dominion, insieme al socio Duke Energy, ha anche annunciato la rinuncia a costruire l’Atlantic Coast Pipeline (Acp), opera contestatissima dagli ambientalisti e al centro di numerose contese giuridiche, quasi come il nostro Tap. La decisione, spiegano le due società, dipende dalla «crescente incertezza legale che incombe sui grandi progetti energetici e sullo sviluppo di infrastrutture industriali negli Usa», problema che «mette a serio rischio la capacità di soddisfare il fabbisogno di energia del Paese».
Warren Buffett, che compirà novant’anni a fine agosto, sembra aver perso smalto. Le critiche alla gestione del portafoglio di Berkshire Hathaway – in cui conserva un ruolo decisionale di primo piano – sono sempre più severe dopo i pessimi risultati degli ultimi mesi. Gli investimenti, che scontano un’esposizione troppo forte al comparto finanziario e troppo scarsa a quello tecnologico, nel 2019 hanno registrato la peggiore performance da un decennio rispetto all’S&P 500. Nel primo trimestre 2020 la società ha accusato una perdita record di 50 milioni di dollari.
Alcune operazioni in particolare si sono rivelate un fiasco. E tra queste spicca il coinvolgimento l’anno scorso nella scalata di Occidental Petroleum ad Anadarko, un merger a leva che oggi costringe la compagnia petrolifera (di cui Buffett è diventato primo azionista) a svalutazioni per 9 miliardi. La nuova incursione nell’Oil&Gas diventa dunque un banco di prova: il tempo dirà se si tratta di un’ulteriore cantonata o del deal che sigilla la carriera del finanziere, restituendogli l’autorevolezza di un vero oracolo.
L’acquisizione degli asset di Dominion è la maggiore dal 2016 per Berkshire ma, in una fase di crisi del settore dell’energia, avviene a un prezzo favorevole. E comunque non è un grosso peso per una società che fino al mese scorso aveva ben 137 miliardi di dollari in cassa e poche idee su come spenderli: «Non abbiamo visto nulla di attraente» aveva dichiarato Buffett a maggio al raduno con gli azionisti, che quest’anno causa Covid si è svolto in modo virtuale.
Con i gasdotti di Dominion ora Berkshire sceglie di rafforzarsi ulteriormente nel vecchio e sempre più bistrattato settore dell’Oil&Gas, arrivando a controllare il 18% della rete gas interstatale negli Usa dello shale e diventando operatore (oltre che socio) di Cove Point Lng. Un atto di fiducia che oggi come oggi non si verifica spesso.