La Stampa, 6 luglio 2020
Biografia di Guido De Maria raccontata da lui stesso
I caroselli, i fumetti con Bonvi e le collaborazioni con Guccini, l’animazione, e poi ancora valanghe di spot, sempre puntando sull’umorismo e senza prendersi sul serio, tanto da autodefinirsi «un ignorante enciclopedico». Guido De Maria, modenese, classe 1932, ha attraversato più di mezzo secolo di televisione - l’ultimo spot dei nanetti Loacker risale a un paio d’anni fa - e ha portato sul piccolo schermo programmi storici come Gulp! e Supergulp!, che segnarono lo sbarco del fumetto in versione animata sul piccolo schermo.
Della pubblicità attuale non ha una grande opinione, lui che firmò il carosello della cera Grey con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, che gli over 50 hanno bene in mente ancora oggi: «Non si ride più. Di questi spottoni con immagini stupende fatte al computer, oppure girati in luoghi spettacolari, alla fine non ti ricordi niente, perché sono tutte uguali. Non hanno più messaggi e non c’è divertimento, a parte qualche eccezione sono immagini su immagini che non servono a nulla».
La sua carriera è cominciata dal fumetto.
«Fin da bambino mi piaceva l’idea di divertire la gente, a 17 anni ho fatto le prime vignette per il giornale del liceo, poi a metà anni Cinquanta portai la prima vignetta satirica a Enzo Biagi, allora direttore di Epoca. Siccome ero iscritto all’università mi disse che me ne avrebbe pubblicata una per ogni esame, pensare che ne ho dati solo sei… In realtà poi ne pubblicai molte altre».
Com’è avvenuto il salto nel mondo della pubblicità?
«L’occasione fu uno spot animato per il cinema all’inizio degli anni Sessanta, una piccola produzione a Bologna per la pubblicità di una brillantina intitolata "Vita, morte e rinascita di un capello"… Capii che la pubblicità rendeva molto di più delle vignette e insieme ad altri formammo la Vimder Film. Il primo esperimento di vignette animate fu con un gruppo di umoristi dell’epoca, poi mi sono spostato alla macchina da presa con i Brutos protagonisti, era il periodo della cera Grey. Dopo vennero presi Franco Franchi e Ciccio Ingrassia».
I personaggi di quel periodo a cui è più affezionato?
«Penso a Salomone pirata pacioccone dell’Amarena Fabbri, il cui carosello si concludeva col nostromo che chiedeva "Capitano, lo possiamo torturare?". Puttanate di cui dopo mezzo secolo mi vergogno come un ladro, ma che creavo con Guccini e Bonvi, che scrivevano soggetti e sceneggiature di queste storielle. Ricordo che Guccini ci metteva i riferimenti più colti, come nello spot Rocco e i suoi pirati, in riferimento al film di Visconti».
E con Bonvi invece come andò?
«Me lo fece conoscere Guccini, dicendomi: "È bravo a disegnare, ma è matto come un cavallo". Vestiva sempre con divise tedesche, d’estate dell’Afrika Korps e d’inverno della Wehrmacht, quando venne da me la prima volta mi spiegò che a lui "non gli fregava un casso di niente", l’unica cosa che gli interessava erano le colture idroponiche su Marte. Stetti al gioco, saltai sul tavolo e mi misi a imitare Jerry Lewis che cianciava di ortofrutticoli spaziali. Scoppiò a ridere e mi chiese quanto volevo per farlo lavorare: l’ho assunto subito».
Come nacquero i fumetti animati in tv?
«A inizio anni Settanta Giancarlo Governi, che aveva avuto l’idea da un carosello Zoppas della Paul Film, invitò me e Bonvi a lavorarci su, proponendoci Petrosino o Nick Carter: io decisi per il secondo, che era il protagonista di raccontini pubblicati negli Stati Uniti, e scrissi la prima storia, che ne era una parodia. Alla Rai il nostro fumetto piacque e la prima puntata di Gulp! di un quarto d’ora andò in onda il 14 settembre 1972: sull’altro canale c’era Rischiatutto, ma il nostro programma andò meglio. Mike Bongiorno non la prese bene…».
Era il preludio a Supergulp!
«Esatto, Nick Carter ha poi presentato la nuova serie di Supergulp! Fumetti in tv, andata in onda dal 1977 al 1981, che da 30 minuti è passata a un’ora di programmazione con le storie di Alan Ford, Corto Maltese, lo stesso Nick Carter, i Fantastici Quattro e tanti altri».
Cos’altro ha realizzato nella pubblicità?
«Negli anni tra Gulp! e Supergulp! ricordo in particolare lo spot per Nelsen, "i piatti li vuol lavare lui", "Baleno e lavoro meno" e, dopo Supergulp!, la camicia coi baffi con Costanzo, il cane e il gatto della Bayer, i nanetti della Loacker, i prodotti DeLonghi. In tutto, tra caroselli e spot, credo di averne fatti più di 1.200 in vita mia».
Ha anche diretto un giornale di fumetti.
«Comix, dal ’92 al ’95, con Beppe Cottafavi: vendevamo anche 80-90 mila copie alla settimana. E pensare che l’editore Franco Cosimo Panini, per difendere un’idea di purezza del prodotto, all’inizio non voleva neanche metterci della pubblicità…». —