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 2020  luglio 06 Lunedì calendario

Il debito italiano e l’illusione della sostenibilità senza fine

Date la sua dimensione e l’incapacità dei governi italiani di controllarne la crescita, ogni shock nell’eurozona rende il nostro debito pubblico insostenibile agli occhi degli investitori, creando i presupposti per una crisi finanziaria potenzialmente capace di travolgere l’euro. er capirlo, tipicamente si guarda allo spread. Ma quello che conta per la sostenibilità del debito è il suo costo: a partire dalla crisi del 2012, la Bce è sempre intervenuta permettendo così di abbattere stabilmente il tasso sui Btp, nonostante il costante aumento del debito italiano rispetto al Pil dovuto all’incapacità di crescere, all’instabilità politica e alla perdurante crisi economica e sociale. In molti investitori e forze politiche italiane, è così prevalsa l’idea che la Germania non consenta che una crisi del nostro debito metta a repentaglio l’euro, facendo ogni volta aprire l’ombrello della Bce. Nel 2012, per sostenere il “whatever it takes” di Draghi, ha infranto i dogmi degli acquisti di debito pubblico da parte della banca centrale e dei tassi negativi. Negli ultimi mesi ha stracciato il Patto di Stabilità, abbandonato il pareggio di bilancio a casa propria, permesso la monetizzazione del debito pubblico, e aggirato Costituzione e Trattato usando la Commissione per mutualizzare il debito nell’eurozona.
Opzione put tedesca
Per molti c’è una opzione put tedesca contro il rischio di default del nostro debito (e una polizza vita sul futuro dell’euro). Per il nostro governo (ma anche per l’opposizione), l’illusione di poter elargire denaro pubblico senza vincoli di sorta, senza preoccuparsi di come rientrare dal debito, né di come usare le risorse pubbliche per invertire il declino secolare della produttività. Ma è proprio così? No, almeno stando all’intervista della Merkel alla stampa estera all’inizio del semestre di presidenza tedesca. Secondo la Cancelliera le misure adottate sono eccezionali, come lo è il Covid, e pertanto temporanee. Misure dettate dalla constatazione che lo shock, colpendo tutte le economie europee metteva a rischio il mercato unico (l’euro non viene menzionato!) e quindi la capacità dell’Europa di giocare un ruolo nella dicotomia Usa-Cina che caratterizzerà il nuovo ordine mondiale. Dunque, nessuna opzione put sul nostro debito, che pertanto dovrà tornare presto a essere la priorità del governo. Ipotesi confermata dall’analisi degli ultimi dati disaggregati del bilancio Bce.
La Bce
Nel trimestre marzo-maggio, in piena crisi Covid, la Bce ha acquistato 348 miliardi di titoli (securities held for monetary policy) di cui 82 francesi, 59 italiani, 56 tedeschi e 48 spagnoli. Se confrontati con i Key Capital Ratio (KR) dei Paesi (le quote nel capitale Bce usate come guida per gli interventi) si scopre che i titoli italiani sono stati il 17% degli acquisti, esattamente in linea con il suo KR, mentre sono state Francia e Spagna ad aver avuto i maggiori acquisti rispetto ai loro KR (+3% e +2% rispettivamente; ma -10% per la Germania). A guardare i dati, più che a salvare il debito italiano, la Bce è intervenuta a scongiurare una crisi di liquidità che avrebbe potuto portare al collasso delle banche e delle economie europee. Ipotesi suffragata dai finanziamenti Bce alle banche (381 miliardi) che, nel trimestre, hanno superato gli acquisti di titoli. Anche qui la parte del leone è spettata alle banche francesi con ben 148 miliardi (39% dei finanziamenti). E i dati non includono il nuovo Tltro. La Bce è intervenuta dunque per salvare l’Europa e le sue economie da una crisi potenzialmente devastante che avrebbe minato il suo mercato unico; non l’euro da una crisi del debito pubblico italiano. L’intervista della Merkel dovrebbe pertanto suonare come un monito al nostro Governo: l’illusione che la Bce alla fine garantirà sempre la sostenibilità del debito pubblico italiano, è, appunto, un’illusione.