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 2020  luglio 06 Lunedì calendario

Il chiosco in Sardegna di Palamara

Comincia in Sardegna, nella meravigliosa spiaggia di Porto Istana a Murta Maria – all’orizzonte si intravede l’isola di Tavolara e a 30 chilometri c’è Porto Cervo – un pezzo della storia del magistrato Luca Palamara tutta ancora da scrivere. È la storia di un chiosco su una delle spiagge più belle di Italia, il Kando Istana Beach, che – così come hanno ricostruito la Guardia di finanza e la procura di Perugia – era di proprietà di un gruppo di amici. Tra cui Luca Palamara. Che, però, non figura direttamente nella compagine societaria come sarebbe stato legittimo aspettarsi. Ma, invece, si è schermato con un prestanome – un commercialista romano, amico fraterno e compagno di scuola – Andrea De Giorgio, che a verbale, stretto dalle domande della Finanza ha però dovuto ammettere: «Sì, è vero, sono un prestanome di Palamara». È la storia di alcuni incarichi assegnati da magistrati amici di Palamara allo stesso De Giorgio e dei guai giudiziari di un altro socio della spiaggia di cui Palamara si occupava in prima persona.
Con ordine. Analizzando i messaggi del pm romano i finanzieri si sono imbattuti in questo commercialista che, nell’interrogatorio, lo stesso Palamara ha definito essere «un vero amico». Si conoscono dai tempi della scuola e contavano uno sull’altro, anche nelle situazioni più delicate. Si sentivano spesso. E le conversazioni, spesso, finivano a questo chiosco sardo al quale sia Palamara sia De Giorgio sembravano molto interessati. Da qui l’interesse della Guardia di Finanza che, in un’informativa del gennaio del 2020, ha messo in fila una serie di circostanze.
«Dalle indagini» si legge negli atti depositati all’inchiesta di Perugia. «è emerso che Palamara sia socio occulto della Kando Beach srl. La somma di denaro necessaria per acquisire la quota, 23mila euro, era stata anticipata per conto del magistrato dal suo amico De Giorgio, come prestanome, al quale Palamara ha restituito nel corso del tempo l’importo di 14mila euro». La restituzione del denaro non sembra essere stata mai un grande problema. Anche perché quelli del Kando Beach «erano amici veri». Come si capisce dai messaggi che si scambiavano. L’altro socio si chiama Federico Aureli, un commerciante di macchine e moto romano che aveva fatto della Sardegna il suo buen retiro, dove ogni estate si ritrovava con il suo amico Palamara.
Avere un lido, evidentemente, non è un reato. Ma la situazione del Kando Beach– così come è stata ricostruita la Finanza – è un po’ complessa. «Una vicenda attorno alla quale emergono rapporti poco trasparenti o comunque commistioni di interessi quantomeno sintomatici di un impiego non appropriato della posizione e della qualità di magistrato» ha scritto il gip Lidia Brutti. Primo punto: Palamara non figura e ha un prestanome, «intestatario formale in via fiduciaria» spiega lo stesso De Giorgio a verbale. Non solo: il capitale per rilevare il ramo d’azienda lo versa De Giorgio per conto di Palamara e, secondo il suo racconto, solo in parte gli viene restituito. Anche perché Palamara aveva sempre un pensiero per gli amici. «Il commercialista – si legge ancora negli atti allegati all’inchiesta – aveva ricevuto incarichi dai tribunali e dalla procura di Roma». E Palamara sapeva. «In un’occasione ha ringraziato l’amico magistrato per un incarico ricevuto da un altro sostituto procuratore».
Lo stesso vale per Aureli. Il commerciante aveva messo a disposizione del «magistrato uno scooter nel periodo estivo che Palamara aveva portato in Sardegna». E dall’esame dei messaggi la Finanza ha trovato tracce di «un interessamento» del magistrato in «un procedimento penale nei confronti della moglie di Aureli. In particolare, gli aveva inoltrato copia del decreto di citazione a giudizio e lo aveva informato di varie udienze». Cose di amici.