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 2020  luglio 06 Lunedì calendario

Il cardinale Zuppi alla festa dell’Unità

La prima volta di un cardinale alla Festa nazionale dell’Unità, che si terrà a Bologna dalla fine di agosto a quasi tutto settembre. Certo, la festa degli eredi post-comunisti del Pd non è più quella di una volta, ma la notizia fa sempre il suo effetto. A maggior ragione se si tratta di un principe della Chiesa che nel prossimo Conclave potrebbe rientrare nella schiera dei papabili “francescani”: Sua Eminenza Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, appellato da fedeli e amici come “don Matteo”.
In questa rubrica non è la prima volta che parliamo di lui ma giova ricordare il suo imprinting da prete di strada cresciuto nella comunità di Sant’Egidio, nel cuore di Trastevere a Roma. Come segnalato da Italia Oggi il primo luglio – il quotidiano che ha anticipato la sua partecipazione – il cardinale Zuppi già lo scorso anno ha fatto le prove generali alla festa locale del Pd di San Lazzaro, accolto come una star in una sala sold out.
In quell’occasione don Matteo si soffermò sul tema del linguaggio di certi politici, poi sviluppato in un libro dal titolo eloquente: Odierai il prossimo tuo, scritto con il giornalista Lorenzo Fazzini.
Ovviamente la destra sovranista lo detesta – un titolo per tutti: “Pro migranti e contro la destra: ora il vescovo va alla festa Pd”, Il Giornale – ma in realtà i toni del cardinale non sono mai risucchiati dall’invettiva e sono sempre pacati e dialoganti. Insomma, non distruggono – a differenza di alcuni monsignori alfieri del clericalismo anti-bergogliano – ma riflettono l’antico motto cristiano: “Tutto è grazia”. Eccone un esempio: “L’odio che si respira nella nostra società (…) potrebbe rivelarsi (…) un’occasione preziosa per riscoprire con rinnovata energia il grande valore della fraternità” (da Odierai il prossimo tuo).
Ed è per questo che la partecipazione di don Matteo alla festa dell’Unità andrebbe vissuta e interpretata dalla classe dirigente del Pd, a partire da Nicola Zingaretti, oltre alcuni schemi semplificativi se non manichei. L’ha spiegato bene nella sua rubrica su Avvenire il teologo Gianni Gennari, prendendo spunto da una frase di Andrea Orlando, ex ministro oggi vicesegretario dei democratici: “Per me Zuppi è un punto di riferimento politico”. Detta così, scrive Gennari, è una “definizione che non mi trova d’accordo” perché suona più come un “addebito” che come un “elogio”. “Un prete (…) certo non parla e non parlerà ‘per politica’”. In pratica, è un consiglio a non riempire con un comizio cardinalizio il vuoto post-ideologico che caratterizza il Pd sin dalla sua fondazione nel 2007. Un discorso che si può allargare a tutta la sinistra, la stessa che guarda caso da un lustro sostiene che l’unico vero leader oggi in circolazione sia papa Francesco.
Magari Zingaretti potrà invece ripetere al porporato la stessa domanda che fece Tonino Tatò, storico uomo ombra di Enrico Berlinguer, a Gennari. Era la fine degli anni ’70 a una festa dell’Unità a San Polo d’Enza, nel Reggiano. In piazza almeno 5mila persone. Chiese Tatò al teologo: “Parlaci di Gesù”. Ecco.