Il Sole 24 Ore, 5 luglio 2020
Nel cottage di Virginia Woolf
«Dovresti lasciare Wisset e prendere Charleston» – scriveva Virginia Woolf a sua sorella Vanessa Bell nel maggio 1916 – «Leonard (il marito di Virginia, Leonard Woolf) è andato a rivederla e trova la casa incantevole. Ti consiglia assolutamente di prenderla. Dista più o meno un miglio da Firle, su quel sentiero che porta sotto i poggi. Ha un bel giardino con uno stagno, alberi da frutto, ortaggi, ora un po’ abbandonati, ma tu potresti renderla adorabile. L’edificio è grazioso con stanze ampie, una ha grandi finestre e sarebbe perfetta come studio. Per ora pare sia utilizzata per i fine settimana da una coppia con tanti animali che sono i soli occupanti di molte delle camere. C’è un solo wc e c’è un bagno, ma ha solo acqua fredda. La casa va rimessa in ordine, le carte da parati fanno orrore. Ma è sicuramente un posto attraente, e a quattro miglia da noi, così non vi sentirete assillati».
Prima di allora era stata Virginia, alla ricerca di silenzio attorno a sé, ad aver trovato una casa nel Sussex, a Firle, ma era una casa assai brutta. Non molto dopo ne trovò un’altra che era però haunted, colma di presenze inquietanti, un luogo assai bello a poche miglia da dov’era prima. In quell’epoca molti altri amici del gruppo di Bloomsbury raggiunsero spesso le due sorelle in quella parte abbastanza comoda e non molto lontana da Londra che era a tutti congeniale. Siamo dunque negli anni attorno alla Prima Guerra Mondiale che portò conseguenze durissime per tutti gli inglesi e non solo: Virginia Woolf ebbe forse il suo più serio attacco di follia mettendo in grande allarme l’intera famiglia. Vanessa aveva una vita assai complicata per conto proprio. Era sposata con Clive Bell col quale aveva avuto anni prima due figli, Julian (che morì durante la Guerra Civile spagnola nel 1937) e Quentin (pittore e storico dell’arte e biografo di Virginia, autore del libro che abbiamo utilizzato per questo articolo, Charleston a Bloomsbury house & garden, Quentin Bell & V. Nicholson, Frances Lincoln Limited, London, 1997). Già quando Vanessa si trasferisce, ma non per tutto il tempo a Charleston, conviveva anche con il suo bell’amante e pittore Duncan Grant che non rinunciò a trasferirsi anche lui insieme all’amato amico David Garnett. Vissero tutti felici qualche volta e contenti in altre occasioni per lunghissimi anni a Charleston dove nacque anche la figlia di Vanessa e di David, Angelica Garnett. Charleston era un cottage di epoca incerta (ma che il tempo dimostrò più antico di quanto tutti pensassero) e pieno di charme, di fiori, decorato e dipinto camera dopo camera dai molti membri del gruppo. Il cottage dunque era una casa per le vacanze, vacanze che duravano a lungo e si ripetevano più volte durante l’anno. Nella stessa regione del Sussex vissero, on and off, altri amici, alcuni per il solo week end, come T. S. Eliot, altri in alloggi casuali, borghesi o piuttosto eccezionali di vario tipo e capacità economiche. Nessuno di quei personaggi era del tutto comune. Virginia Woolf, questo è noto a tutti, è forse la più geniale scrittrice inglese della sua epoca; a lei si unì presto soltanto il marito che la adorò e la protesse fino alla morte per suicidio ai primi del 1941 in piena Seconda Guerra Mondiale. Maynard Keynes famoso quanto Virginia e ancora oggi uno dei più illustri teorici e studiosi di economia, sposato con sorpresa di tutti gli amici, lui fino allora totalmente omosessuale, con la danzatrice russa Lidija Lopuchova. «Aveva davvero cambiato sesso», si disse allora tutti sorpresi in un gruppo noto per la sua assoluta libertà che includeva personaggi come Lytton Strachey, Ethel Smyth: Lytton autore di libri squisiti come Eminent Victorians, Elizabeth and Essex ed Ethel musicista e direttrice d’orchestra, si innamorarono perdutamente di Virginia nonostante le proprie inclinazioni (ma l’incertezza erotica caratterizzava l’intero gruppo). Il grande amore di Virginia fu però un altro. Prima suo marito, colto, ma ebreo e per questo non trattato sempre da sua moglie come un vero gentleman anche se lo considerava la pietra su cui appoggiare le proprie irrequietezze e poi Vita Sackville-West, l’immagine di quel che avrebbe voluto essere se stessa, una grande aristocratica nata in un antico palazzo. Lo snobismo esacerbato si univa spesso all’intrigo erotico e ai pregiudizi sociali. Abbiamo qui già menzionato alcuni nomi celebri nella storia dell’arte e della letteratura occidentale del primo Novecento. Le due sorelle discendevano a loro volta da intellettuali famosi come il padre Sir Leslie Stephen, grande storico della letteratura inglese e dall’altra parte Julia Margaret Cameron, famosa fotografa vittoriana. Ma per chi vuol sapere molto di più sul gruppo di Bloomsbury è forse meglio servirsi proprio del nipote di Virginia, Quentin Bell (1910-1996): lo abbiamo già menzionato come autore di una delle migliori biografie sulla zia, ma l’ultimo lavoro di Quentin Elders and Betters (1995) che ha quella liberalità mentale, quella grazia nel tono e quella serietà nello scrivere che ne fanno un notevolissimo scrittore che è capace di dire sulla gente quel che è necessario senza essere né accondiscendente o tantomeno tagliente. Ha saputo dire quel che c’era da dire su personaggi straordinari, soprattutto fra quelli più anziani e più importanti come il titolo del libro cui ci riferiamo da lui stesso scritto, Elders and Betters, citando Shakespeare. Qui cito: E. M. Forster e il premio Nobel T.S. Eliot, detto fra loro Tom che era come tutti sappiamo non solo il magistrale autore de La terra desolata, forse il più straordinario poema in lingua inglese del primo Novecento, ma anche un americano di Saint Louis colto come un don di Oxford.
Che possiamo dire sulla casa in cui oggi siamo stati ospiti, era anch’essa una dimora appartenuta a signori più vecchi e migliori di noi, tutti artisti, soprattutto pittori e scrittori piuttosto noti, ma a dire il vero solo Virginia e Eliot su un livello assoluto, gli altri erano qualche volta amici di Matisse, talvolta avevano conosciuto Picasso, ma non era, a dire il vero, il loro solo mondo. Tutto incantevole, molti imparentati con civil servants titolati, ma non sempre trasmissibili (piuttosto sirs che lords e solo Ethel Smyth fu dame) nessun pittore fu veramente importante e chi riuscì ad esserlo come Roger Fry lo fu più per la sua fama come amministratore o direttore di grandi riviste e musei che come artista di grido. Detto questo Virginia Woolf fu artista di prim’ordine come chiunque altro lo sia stato nell’ultimo secolo in Inghilterra.