La Stampa, 5 luglio 2020
Botticelli e Caravaggio su TikTok. Polemiche
Le fanciulle della Primavera di Botticelli improvvisano una danza al ritmo della sincopata Nails, hair, Hips, Heels di Todrich Hall. La Medusa di Caravaggio indossa, insieme con la neonata Venere appena uscita dal mare, una mascherina. I Duchi di Urbino escono dalla loro altera fissità e si mettono a chiacchierare.
È la versione pop del Rinascimento più puro che gli Uffizi hanno spedito a cominciare dai giorni del lockdown sulla più giovane e scanzonata delle piattaforme social: TikTok. Per scelta del direttore Eike Schmidt i capolavori della sua collezione sono stati trattati come un influencer a caccia di like. A partire dalla versione artistica della challenge #festaincasa lanciata su TikTok dalla coppia Chiara Ferragni e Fedez che sul profilo degli Uffizi ha avuto per protagonista niente meno che Il Cavaliere Pietro Secco Suardo (dipinto del ‘500 di Giovanni Battista Moroni) che passeggia fra i corridoi del museo alla ricerca del party perduto. E per finire con la Sacra Famiglia del Tondo Doni di Michelangelo che mostra come allenarsi in quarantena.
Una botta di modernità inattesa, non c’è dubbio, che ha spaccato il mondo della cultura in due: da un lato i sostenitori del direttore Eike Schmidt che lo hanno lodato per il tentativo coraggioso, messo in campo durante il lockdown, di intercettare il pubblico dei giovanissimi. Dall’altro chi pensa addirittura che sia il caso di interpellare il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini «perché non si mettono alla berlina i capolavori italiani solo per cercare una popolarità spicciola» (un gallerista francese ha scritto - su Twitter - che Raffaello e Pier della Francesca in questi giorni, grazie a Schmidt, si stanno rivoltando nella tomba. Due posizioni estreme, come quelle assunte prima dal New York Times che senza giri di parole ha dato dei «pagliacci di classe» alle gallerie fondate a Firenze nel 1581 («così si mortifica una reputazione») e dall’altra il Telegraph che plaude all’idea di Schmidt, «capace di conquistare i giovani dando una pennellata pop al Rinascimento» o addirittura paragonandolo a un nuovo Marcel Duchamp capace di mettere i baffi alla Gioconda.
I responsabili degli Uffizi ben sapevano, sbarcando su un social come TikTok, di lanciare un sasso (pesante come il David) nel mare solitamente placido della comunicazione museale. E forse queste reazioni, gli oltre 50 mila followers raccolti in pochi giorni, insieme con le migliaia di like raccolti con queste irrituali scenette, secondo il museo sono la prova che il gioco vale quasi quanto una candela dipinta da Gherardo delle Notti. E Schmidt spiega così la controversa scelta: «Siamo entrati su TikTok con l’obiettivo specifico di avvicinare i nostri capolavori a un pubblico diverso da quello cui si rivolge la critica ufficiale. L’idea era coinvolgere giovani e giovanissimi, proponendo un modo inedito e scanzonato di guardare le opere, concedendosi un sorriso e un po’ di autoironia". Aggiunge: «A distanza di oltre due mesi penso che gli Uffizi, al netto delle polemiche e delle bocciature che ci sono sempre quando si cerca di cambiare le cose, siano riusciti in questa missione: quindi il museo raddoppierà il suo impegno su questa piattaforma». Giusto ieri sera gli Uffizi hanno affidato a TikTok un’altra diretta: quella di Justin Randolph Thompson, fondatore del «Black History Month Florence», che, dalle sale della Galleria delle Statue e delle Pitture,ha illustrato nel giorno della dichiarazione di indipendenza degli Usa, alcuni dei capolavori del museo con protagonisti di colore come i Ritratti dei re dell’Abissinia e dell’Etiopia realizzati nel Cinquecento da Cristofano dell’Altissimo, L’Adorazione dei Magi di Albrecht Dürer.