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 2020  luglio 05 Domenica calendario

La scienza giorno per giorno

STORIA DELLA SCIENZA
 
1861
12 gennaio 1861
1. Il medico ungherese Ignaz Semmelweis accusa i colleghi di uccidere migliaia di puerpere per mancanza di igiene
• Ignaz Semmelweis non riusciva a convincere i suoi colleghi che lavorando con le mani infette portavano contagi da un malato all’altro. Tentava di farglielo entrare in testa fin dal 1847, dopo che il medico legale Jacob Kolletschka si era ferito a una mano durante la dissezione di un cadavere ed era morto di setticemia. Era impossibile convincerli, mentre lui non aveva dubbi: i medici stessi contaminavano i malati e soprattutto le partorienti, che poi morivano per le cosiddette ‘febbri puerperali’. Così nel 1861 ha deciso di scriverlo chiaro e tondo in un libro intitolato “Come lavora uno scienziato. Eziologia, concetto e profilassi della febbre puerperale”.
• Grazie agli studi del naturalista olandese Antoni van Leeuwenhoek (1632 -1723) si sapeva che esistono i batteri (ancora non erano stati nemmeno battezzati microbi), ma si continuava a non tenerne conto: così piccoli, che male potevano fare? Invece secondo Semmelweis le febbri erano causate proprio dalle mani dei medici e dagli strumenti infettati dai batteri. Quello non era certo un tempo in cui ci si lavasse molto, mentre in ogni intervento era necessaria una perfetta sterilizzazione. Solo così la chirurgia avrebbe potuto fare grandi passi avanti, mentre per il momento li faceva all’indietro.
 
18 gennaio 1861
2. Si scatena la rivolta degli ostetrici
• Il libro-denuncia indigna i colleghi che cercano di persuadere i ricoverati a non ascoltare le fisime di Semmelweis. E pensare che nei secoli precedenti i medici sterilizzavano gli strumenti col fuoco o con l’acqua bollente (le mani con quella bollita)! Intanto fra le pazienti e i loro familiari serpeggiavano i dubbi, perché le febbri puerperali continuavano a mietere vittime. Nei secoli XVIII e XIX  partorire era un rischio, e anche Voltaire aveva perso così la sua amata compagna, Emile du Châtelet. Una scienziata, eccezionale per quei tempi (metà del Settecento), che – giunta al nono mese di gravidanza e sapendo di rischiare la vita – aveva mandato al direttore della Biblioteca un importante e ancora incompleto commentario su Newton, perché non andasse perduto. Emile morì di infezione una settimana dopo il parto, nel settembre del 1749, lasciando Voltaire nella disperazione.   
 
23 gennaio 1861
3. Semmelweis minaccia di scrivere una lettera aperta              accusando gli ostetrici di assassinio
• Semmelweis non cede. È sicuro che ‘qualcosa’ passi dalle mani dei medici ai pazienti. Dà ordine ai suoi aiutanti di disinfettarsi ogni volta con cloruro di calcio e infatti nella sua sezione la mortalità scende subito dal dodici al due per cento. Molte ricoverate chiedono di essere trasferite al suo reparto, i mariti litigano, c’è parecchia buriana e i colleghi indignati si preparano al contrattacco.
• Il dottore lungimirante viene considerato un folle e i colleghi fanno di tutto per allontanarlo. Secondo le indagini fatte poi dal dottor Sillo Seidl, uno dei pochissimi che gli hanno creduto, è stato rinchiuso in un manicomio. Alla fine, dopo tre anni passati là dentro, sembra che sia davvero impazzito e abbia trovato il modo più tragico per dimostrare ancora una volta le sue ragioni: si è infettato con il siero di un cadavere ed è morto di setticemia.
 
1861
4. Nonostante l’ostilità generale il governo cerca di imporre il ‘metro’, anche questa una misura nata in Francia
• Perfino Alessandro Manzoni, presidente del Real Istituto Lombardo di Scienze, Lettere e Arti farà l’impossibile per convincere i giovani a usare la nuova misura, ma i ragazzi sono cocciuti. In fondo è solo la decimillesima parte – approssimativa – del meridiano terrestre dal Polo Nord all’equatore, però nessuno ricorda mai la cifra precisa, e teme le novità. Eccola, se qualcuno volesse saperla: “Il metro è la lunghezza del cammino percorso dalla luce nel vuoto in un intervallo di tempo di 1/299.792.458 di secondi”.
• C’è voluto più di un secolo prima di riuscire a imporlo, ma poi nel 1861, con l’Unità d’Italia, sono partite migliaia di circolari ministeriali spedite in ogni angolo del Paese. Lo racconta Emanuele Lugli nel suo saggio “Unità di misura. Breve storia del metro in Italia”. Sembra che per molto tempo tutti abbiano fatto la bocca storta, però nessuno oramai si sognerebbe più di dire “il mio ragazzo è alto due tese”, (toise) misura francese proprio dimenticata. 
 
10 febbraio 1861
5. L’italiano Enrico Bottini diventa primario chirurgo all’Ospedale Maggiore di Novara. La pensa come Semmelweis, ma non sa niente di lui, come lui non sapeva niente di Bottini
• Il professor Enrico Bottini, chirurgo, usa una soluzione acquosa di acido fenico per lavare piaghe e ferite e disinfettare gli strumenti. È convinto, come Semmelweiss, che le infezioni siano trasmesse proprio dai medici e dagli strumenti. Pratica l’asepsi già da anni, ben prima che entrasse in scena il medico britannico Joseph Lister e – dritto com’è -finisse per prendersene tutto il merito. In Italia i colleghi di Bottini sono dalla sua parte e lo appoggiano.
 
16 febbraio, 1861
6. Il matematico Kronecker entra all’Accademia di Berlino
• Leopold Kronecker, nato nel 1823 in una ricca famiglia ebrea, studia al Gymnasium di Legnica dove ha come docente di fisica e matematica Ernst Kummer, al quale deve la passione per i numeri. Un giorno sarà lui a ‘sostituire’ il Dio geometra di Platone con il Dio aritmetico di Pitagora. I temi sui quali tiene conferenze all’università di Berlino sono: la teoria dei numeri, la teoria delle equazioni e la teoria degli integrali. È famosa la sua frase: Dio ha creato i numeri interi, tutto il resto è opera dell’uomo.
 
Fine febbraio 1861
7. Due scienziati, uno anziano e uno giovane, fanno amicizia: ne verrà fuori qualcosa di importante
• Michel Faraday (nato il 22 settembre 1791), ora settantenne, da ragazzo (un bel ragazzo, bisogna dirlo) era stato un semplice rilegatore di libri che non aveva mezzi per studiare, però leggeva tutti i volumi di scienza che i clienti portavano in negozio e poi faceva gli esperimenti. Era particolarmente interessato, anche grazie agli studi di Ampère e di Oersted, alla correlazione tra elettricità e magnetismo. Cominciava a pensare che l’universo fosse pervaso da un’unica forza “che ci circonda, ci penetra e tiene unita la galassia” (come dirà Obi-Wan Kenobi più di un secolo dopo in Guerre stellari).
• Faraday non sapeva che cosa fosse l’elettricità e a qualcuno che gli chiedeva a che servisse sapere che era correlata al magnetismo, rispose ridendo: “E un neonato a che serve?” Quando la regina Vittoria, che aveva voluto assistere a un esperimento, gli domandò “che cosa si può ottenere con l’elettricità?” lo scienziato rispose “Non lo so, Maestà. Ma qualcuno prima o poi ci metterà su delle tasse.”
• Faraday ha fatto scoperte importanti: la “Bilancia” per misurare le proprietà magnetiche dei materiali, che però in parte conoscevano anche gli antichi; il “Disco” che misura l’induzione elettromagnetica, ossia l’effetto che un corpo carico elettricamente, o magnetizzato, ha su un corpo vicino, e la “Gabbia”, dimostrando che le cariche elettriche restano all’esterno di un corpo cavo. Infatti non temiamo i fulmini quando siamo in auto: sappiamo che si scaricano a terra.
 • La sua idea di “campo di forza” affascinò il giovane fisico scozzese James Clerk Maxwell, che si mise in corrispondenza con lui. “A mano a mano che procedevo – scrisse poi Maxwell – mi rendevo conto che il suo metodo di concepire quei fenomeni era anche matematico, benché Faraday di matematica sapesse poco.” Alla fine sintetizzò lui stesso, in quattro formule, i fenomeni legati al magnetismo e all’elettricità. Quelle equazioni sono fra le più grandi conquiste dell’umanità. Però ancora oggi, se qualcuno ci chiedesse che cos’è di preciso l’elettricità, non sapremmo che cosa rispondere di preciso.
• Qualcosa di più ne sapevano gli antichi, quelli che non consideravano i fulmini “ira degli dei”: alcuni filosofi pensavano che l’elettricità fosse la forza motrice dell’universo. E molti erano incuriositi dai pesci “elettrici”. Il poeta romano Claudiano descrisse come la torpedine riuscisse a inviare il proprio “efflusso” lungo la lenza e la canna facendo arrivare la scossa al pescatore. Forse ne sapevano ancora di più i babilonesi: ma della famosa pila, esposta al museo di Bagdad con la stupida scritta “oggetto di culto”, parleremo quando saremo all’anno in cui fu trovata: il 1938.  
 
Marzo 1861
8.  James Clerk Maxwell realizza la prima fotografia a colori
• Il giovane fisico scozzese – che stava formulando la teoria matematica dell’elettromagnetismo sulla base della scoperta di Faraday – nel 1861 riuscì a fare la prima fotografia a colori della storia: fotografò tre volte un tartan scozzese utilizzando tre filtri diversi (rosso, blu e giallo) e infine unì le tre fotografie realizzando un’immagine composita.
 “Vedere è vedere a colori – diceva Maxwell – perché è solo mediante l’osservazione delle differenze di colore che distinguiamo le forme degli oggetti. E quando parlo di differenze di colore intendo includere anche le differenze di luminosità e gradazione … La scienza dei colori deve perciò essere considerata una scienza della mente.” Orgoglioso della sua fotografia la mandò a un altro amico, William Thomson, che poi, nel 1892, la regina Vittoria nominerà lord Kelvin.
 
24 marzo 1861
9. Jean-Henry Fabre (1823-1915) il più importante studioso di insetti che sia mai esistito, incomincia a scrivere il suo capolavoro: Souvenirs entomologiques, in sei volumi
• Più ancora che un entomologo, Fabre è un vero psicologo degli insetti e di molti aracnidi (la maggior parte è ancora sconosciuta), o meglio della “piccola gente”, come chiamiamo spesso questi esseri minuti. Fino ai tempi delle sue ricerche nessuno si era mai occupato veramente del loro comportamento e della loro sensibilità che a volte – come nel caso dei coleotteri geotrupi – consente loro di avvertire perturbazioni atmosferiche anche a distanza di decine e decine di chilometri.
• I suoi libri sono piacevoli da leggere e le sue avventure con la piccola gente vanno molto al di là di un racconto. Quanto pianse il giorno in cui, per un esperimento, cercò di sedare un ragnetto con una goccia di sonnifero e il poverino morì! Lui li amava davvero, questi piccoli