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 2020  luglio 04 Sabato calendario

Stroncatura di “Ali d’argento”

Ali d’argento, sequel di Gabbia dorata e forse non ce n’era bisogno, comincia come uno spot di George Clooney: «Faye accese la macchina Nespresso». Prosegue con una sfilata di borse Chanel, camicette Stella McCartney, abiti Hugo Boss. E pare di essere capitati all’outlet di Serravalle più che in un libro. Faye, l’eroina della giallista svedese Camilla Läckberg, ha fondato una impresa di sole donne per vendicarsi del maschilistico mondo degli affari e, soprattutto, del marito, che ha mandato in galera con la falsa accusa di avere ucciso la figlia. Faye li vuole morti gli uomini, però li cerca famelicamente e va pazza per i ménage à trois (schema 2 femmine-1 maschio). Sotto sotto è una tipa all’antica. Il suo ideale erotico è il pilota d’aereo (ma che resti in divisa anche fuori servizio). Non è diversa dalle sue predecessore, le eroine di Liala (la scrittrice pre-Harmony adorata da d’Annunzio), che bramavano intrepidi aviatori (ali d’argento!). La Stoccolma di oggi non sembra tanto differente nell’immaginario erotico femminile dalla Carate Urio, patria di Liala, degli anni Trenta. Ma in Liala c’è un tragico risvolto psicoanalitico che Camilla Läckberg se lo sogna. Liala con i suoi aviatori elaborava il lutto per il grande amore della sua vita, il marchese Vittorio Centurione Scotto, capitano della Regia Aeronautica, precipitato (in divisa?) con il suo idrovolante nel lago di Varese. Davanti al fascino romantico della storia di Liala e Centurione, a Camilla converrebbe correre a nascondersi. Con femminismo da outlet, Faye (che usurpa il nome sacro della sublime Dunaway) se la prende a un certo punto con Ingmar Bergman, un «vecchio tiranno pieno di sé, che aveva tradito e sfruttato le donne per tutta la vita». Auguro a Camilla Läckberg di produrre un giorno qualcosa di lontanamente avvicinabile a Il posto delle fragole o a Il settimo sigillo. Per intanto, registro che i suoi libri al di là di posti delle fregole e settimi gingilli non riescono a spingersi.