Tuttolibri, 4 luglio 2020
Donne e uomini appassionati di rose
Le rose assomigliano ai gatti e alle stelle, sono meraviglie che non stancano mai, non ci si abitua, non preferiamo nient’altro, a loro. Sono meraviglie che vivono molte vite oltre a quella reale, vite di parole, di musica, di immagine, di desiderio e sogno. E tutte le vite della rosa sono cucite insieme, anzi, ricamate insieme in questo Il romanzo della rosa di Anna Peyron, sottotitolo «storie di un fiore». Storie, non storia. Con «Storia» ci sentiremmo subito intimiditi, inesperti come siamo di botanica e giardinaggio. Invece storie cattura anche il lettore che personalmente non sa neanche cos’è un ibrido, ma si incanterà a leggere la storia della Cugina Concubina di Giuseppina.
Che poi non si chiamava affatto Giuseppina, ma Rosa! Pensate che guizzo del destino. Colei a cui di fatto siamo debitori della nostra rosa quotidiana, Giuseppina Beauharnais in Bonaparte, nasce Rose Tascher, e sarà Napoleone a ripescare quell’altro suo brutto nome, Marie-Josephe, Maria Giuseppa, e a trasformarla in Josephine. Ma certo che si chiamava Rose, e come doveva chiamarsi, colei che a coltivare, scoprire, ibridare, trasferire, accarezzare, nutrire e diffondere questo fiore ha dedicato la maggior parte dei suoi anni e dei suoi pensieri. E Giuseppina aveva una cugina creola come lei, che viaggiava su una nave assalita dai Pirati dei Caraibi, e lei viene venduta a un sultano come Angelica Marchesa degli Angeli e poi… leggete il libro di Anna Peyron, se volete saperlo. Questa signora regale, questa suprema dispensatrice di rose antiche, ortensie e clematidi coltivate nel suo vivaio di Castagneto Po, racconta splendidamente, come può fare solo chi ha una assoluta familiarità con la materia. Come una mamma che racconta per la centesima volta la stessa storia alla sua bambina, così Anna Peyron ci racconta le rose.
Ascoltatela, evocare per noi la misteriosa vedova Pommery, che non è una rosa, ma colei che ha inventato lo champagne brut, e che amava le rose almeno quanto le bollicine, appassionata ricercatrice di nuove varietà. E quel botanico scozzese che è andato in Cina travestito da cinese per rubare nuove rose? Poi c’è un tipo che meriterebbe credo una miniserie tutta per lui, Jean Desprez, che si definiva «rosomane» e ha impegnato tutte le sue risorse umane e finanziarie per cercare di ottenere la «rosa color del cielo», l’irraggiungibile rosa blu. E ci sono le rose di Monet, basta con queste ninfee, e la «Rose de Mai», la centifolia Nabonnard,che un giorno del 1925, a Grasse, Ernst Beaux ha scelto per il bouquet del nuovo profumo di Madame Chanel. Il numero 5. Quello.
Ci racconta come nascono i nomi delle rose, Anna, e ci racconta anche cosa dicono le rose... ad esempio, lo sappiamo tutti che la rosa rossa parla d’amore, ma si va dalla rosa rossa unica, che se la cava con poco: «Amore a prima vista», alle impegnativa 9 rose rosse: se le ricevete, sono una richiesta di stare insieme per tutta la vita. Però senza legami ufficiali. Per chiedere in sposa (o in sposo) di rose rosse ce ne vogliono 108. Non una di meno, ma neanche di più.
Una pagina dopo l’altra, scoprirete il giardino di Ninfa, definito «il giardino più bello del mondo». È nel Lazio, per nostra fortuna, a Cisterna di Latina, e adesso che ci hanno tolto i ceppi e possiamo spostarci, facciamo così: andiamo nel sito e prenotiamo una visita. Basta la visita virtuale a tramortirci, figuratevi dal vivo.
E conoscerete Henri Fantin Latour, un pittore che per tutta la vita ha dipinto rose, e ha creato l’unica alternativa accettabile a una rosa fresca, appena colta. Una rosa spinosa, che sia bocciolo o un attimo prima di disfarsi, non una rosa da taglio, l’unico tipo di rosa che ci lascia freddi, quelle con il gambo lungo e liscio, che sembra che su una pianta non ci siano state mai. No, se non puoi aver un mazzo di rose private, non comprate ma coltivate o regalate da qualcuno che le coltiva, allora ci vuole un quadro di Henri.
Preferite qualcosa di più tecnico? Siete tipi a cui non interessano gli aspetti romantici della rosa, volete sapere, ad esempio, quand’è che le rose cinesi hanno invaso l’Europa, diventando subito popolarissime e soppiantando le altre, grazie alla loro particolare abilità: rifiorire. Benissimo, andate a pagina 153, al capitolo intitolato «Colpo di stato degli Ibridi di Tè», in cui si racconta di quattromila rose recise per decorare la tavola di un re, e di come la più bella fra loro fosse appunto un ibrido di Tè, dedicato a un ragazzo di diciannove anni morto per la libertà: Paul Neyron.
Lo potete leggere tutto d’un fiato o a frammenti, Il romanzo della Rosa. Potete saltare le parti che non vi interessano, e lasciarvi guidare da quelle che vi appassionano a ricerche che porteranno altre gioie. Ma non potete assolutamente saltare l’antefatto di Ernesto Ferrero, che ci offre immagini luminose e una ciotola di miele rosato. Potete disegnare rose, sui bordi di questo libro, e potete anche annusarlo. Sono sicura che profuma, almeno quanto la New Dawn.