Corriere della Sera, 4 luglio 2020
Il parlamento tedesco si ingrossa
Giovedì scorso il presidente del Bundestag era così contrariato da evocare lo spettro di Weimar: «Faccio notare solo a margine – ha detto Wolfgang Schäuble ai deputati con aria severa – che anche la Repubblica di Weimar aveva in agenda una riforma elettorale e non riuscì a passarla». Com’è noto, il fallimento di quella prima esperienza democratica aprì la strada al nazismo. Anche la Germania ha un problema con il suo Parlamento: non solo è troppo grande, ma continua a crescere. Grazie a una legge, che prevede metà dei deputati eletti su base maggioritaria e l’altra metà su base proporzionale, il Bundestag infatti non ha mai un numero fisso di membri. Dovrebbero essere 598. Ma a causa di un complicato meccanismo che compensa (aggiungendo seggi) le differenze registrate da un partito nel doppio voto (il cosiddetto erste Stimme con cui si vota per l’uninominale e lo zweite Stimme con cui si sceglie solo la lista) in questo momento conta ben 708 membri, record del Dopoguerra. Se non succedesse nulla, la prossima volta potrebbero essere 800. Di una riforma della legge elettorale si discute da anni. Dall’inizio di questa legislatura, nel 2017, Schäuble prova a mettere d’accordo i gruppi su un sistema che limiti la crescita incontrollata dei parlamentari. Per esempio, riducendo il numero dei collegi uninominali e fissando un tetto massimo. Ma tutto il mondo è Paese e l’accordo non si trova. Anche perché ognuno guarda «a lo particulare suo» e blocca ogni idea che potrebbe costargli seggi. Sono i grandi partiti a frenare di più, in primo luogo la Cdu-Csu, il partito della cancelliera. Una proposta di compromesso, lanciata giovedì dal capogruppo Cdu, è finita nel nulla per la rivolta interna dei cugini bavaresi della Csu. La speranza era di introdurre i correttivi in tempo per le elezioni del settembre 2021. Ma da ieri anche per il Bundestag è iniziata la pausa estiva. Quando i deputati torneranno, a settembre, sarà troppo tardi.