Il Messaggero, 3 luglio 2020
Scuola, riduzione dello stipendio per i presidi
Su di loro grava tutta la riorganizzazione della scuola ai tempi del Covid. Ma per i presidi si profila una brutta sorpresa: niente soldi in più, anzi dovranno anche restituire quelli già presi nel 2019. «Inaccettabile, viene danneggiata la dignità professionale – insorgono i dirigenti scolastici – sembra una provocazione».
Il taglio sui compensi, fino a 1700 euro annui, arriva proprio ora con i dirigenti scolastici, appunto, in prima linea per la riapertura delle scuole a settembre. Sono infatti settimane di fuoco, in cui i presidi e le segreterie scolastiche stanno cercando di reinventare un sistema scuola che, a settembre, dovrà farsi trovare pronto per riaccogliere in sicurezza quasi 8 milioni di studenti. C’è da misurare gli spazi e contare gli iscritti e tutto il personale che sarà presente, c’è da organizzare percorsi, lezioni e ingressi, far incastrare ore e moduli e, primo fra tutti, cercare nuovi ambienti didattici. Il distanziamento è la parola d’ordine quindi se i conti non tornano, se le proporzioni tra il numero degli studenti e la disponibilità dei metri quadri non reggono, bisogna uscire dalle classi e cercare nuove aule: nei cortili, palestre, musei e teatri, cinema e parchi. E poi, in base a questi movimenti, riscrivere gli orari facendo combaciare le esigenze della didattica con quelle della logistica e della sicurezza.
GIOCO A INCASTRO
Un gioco ad incastro, insomma, in cui non si può sbagliare perché ne va della salute di 8 milioni di studenti, un milione di persone che lavorano nelle scuole e quindi di circa 9milioni di famiglie alle spalle.
Del resto è proprio questo, il problema della sicurezza, il motivo per cui gli istituti scolastici sono tutti chiusi da marzo. Quindi il lavoro da fare ora è delicatissimo, fondamentale per poter ripartire e mettere in moto un sistema su cui le famiglie contano molto. A far da tramite tra le indicazioni ministeriali, contenute nelle linee guida e nelle direttive del comitato tecnico scientifico, e le classi vere e proprie ci sono i presidi. Circa 6500 dirigenti scolastici su cui grava la responsabilità della salute degli studenti. E non è poco, soprattutto nel corso di una pandemia. Eppure adesso i presidi si vedranno ridurre lo stipendio dai 1200 ai 1700 euro l’anno. Il motivo?
Il Mef ha messo il veto sull’integrazione per il 2019 del Fondo unico nazionale per le scuole dei 10 milioni di euro, già individuati nel bilancio del ministero dell’istruzione, che avrebbero alimentato una quota della retribuzione dei dirigenti scolastici. «Difficile non viverla come un’autentica provocazione denuncia Maddalena Gissi, segretario nazionale Cisl scuola si tratta di un taglio retributivo che incide in prospettiva anche sui trattamenti di pensione e che oscilla in alcune regioni dai 1200 ai 1700 euro annui, a seconda dei casi. Sono soldi che oltre tutto sono già stati corrisposti, e che andranno pertanto restituiti, visto che le risorse in base a cui sono stati firmati i contratti regionali si rivelano oggi inferiori a quanto era stato ipotizzato».
Il malumore rischia quindi di esplodere. Sul piede di guerra anche l’Associazione nazionale dei presidi: «La decisione del Mef è inaccettabile denuncia il presidente Antonello Giannelli – perché danneggia il trattamento retributivo e, soprattutto, la dignità professionale della categoria. Ci vuole rispetto: bisogna reperite quanto prima le risorse per incrementare adeguatamente e stabilmente il Fun. Chiediamo alla ministra Azzolina un incontro urgente».