Quando il bestiario del calcio ancora prevedeva aquile e puma, pantere e condor, leoni e gazzelle, Pasquale Bruno era semplicemente ’O animale. Istintivo e brutale, giocava in difesa e menava, si prendeva 8 turni di squalifica ma soprattutto era vero e vivo come una creatura allo stato brado. Giocò tre anni nella Juve, poi tre nel Toro.
Bruno, lei è rimasto granata?
«Lo sono diventato indossando quella maglia fantastica. Senza offesa, nessuno era da Toro più di me. Da ragazzino tifavo Juve».
E un giorno Boniperti la comprò.
«Neppure mi disse quanto mi avrebbe dato di stipendio, firmai in bianco, mi voleva anche l’Inter ma non c’era partita. Oggi nessun giocatore farebbe una cosa simile, neanche l’ultimo dei pivelli. Noi eravamo matti e romantici».
Eravate migliori?
«Senza dubbio, da ogni punto di vista. Umano e tecnico».
Anche tecnico?
«Io affrontavo Maradona o Van Basten, Careca o Giordano. Oggi esistono due fuoriclasse, Messi e Ronaldo, il resto è roba appena normale. Quando sento dire che Dybala sarebbe un grande campione, sorrido».
Perché?
«Perché è solo un buon giocatore. Contro Vierchowod o Pasquale Bruno, modestamente, non avrebbe toccato palla».
Però, che gol contro il Genoa.
«Molto bello, per carità, e anche quello di Ronaldo: ma i difensori dov’erano? Pure Cristiano, contro i marcatori degli anni 80, avrebbe faticato».
Ma oggi il calciatore è un artista pop, è un influencer.
«Sono dei fighetti che postano foto davanti a un piatto di cozze. I social hanno rovinato tutto. Ma avete visto Ronaldo vestito in quel modo? Che pagliacciata».
Suvvìa, era solo pubblicità.
«Oggi con qualche selfie diventi personaggio, noi ci facevamo il mazzo. Prima di Napoli-Juve, il vecchio Zoff mi diceva: "Prendine uno tra Maradona, Careca o Giordano, scegli tu". E comunque facessi, sbagliavi».
La mitica marcatura a uomo.
«L’unico vero modo di essere difensori. Durante il lockdown ho rivisto le partite del Mundial 82, Italia-Argentina con Gentile su Maradona: diomìo! Se sbagliavi, sbagliavi tu, ora si dà la colpa alla linea difensiva. Bella la vita».
E c’è pure il Var.
«Il marchingegno che rende insopportabili le partite. Il Var non è giustizia, è un’illusione ottica. Quando giocavo, solo l’arbitro sapeva se la mia mano addosso a Maradona era davvero fallo, cosa ne può capire una telecamera? È tutto distante, virtuale, infatti la gente non si affeziona più».
Se è per questo, ora non può neppure andare allo stadio.
«E infatti non è calcio. Il campionato è ripreso solo perché Sky non avrebbe pagato la terza rata, i soldi comandano ogni cosa. Io non mi perdevo una partita, ora preferisco una cena con gli amici».
I calciatori sono diventati fighetti anche in campo?
«Assolutamente sì. Ai miei tempi per gli attaccanti era peggio, a noi difensori veniva concesso molto. Una volta Ramón Díaz andò dall’arbitro e gli gridò: "Bruno mi ha staccato la pelle!"»
Ed era vero?
«Certo che sì! Infatti fui ammonito. Ma per un giallo non bastava mica una spintarella, le punte non cadevano mai. Io mi tengo i calciatori della mia epoca, persino Roberto Baggio, addirittura lui».
Non vi sopportavate.
«Tra noi c’era odio vero. Una volta venimmo espulsi insieme, in Juve-Fiorentina al Comunale, lui venne a cercarmi negli spogliatoi. Con altri nemici ho poi scherzato, Van Basten, Casiraghi, con Baggio mai. Eppure, in confronto a molti giocatori di oggi era un leone».
Cosa farebbe Pasquale Bruno in campo nel 2020?
«Non avrebbe bisogno di picchiare, sarebbe ammonito poco ed espulso mai. Giocherebbe d’anticipo. Non perderebbe certo il sonno contro Icardi, Belotti o Immobile. Vuoi mettere, Maradona? Non scherziamo, ragazzi».
Il Toro ha speranze nel derby?
«Chiedetelo al padrone, non a Pasquale. Io sono un tifoso granata di quelli scoglionati, cioè la grande maggioranza. Abbiamo un padrone che pensa solo ai soldi, invece il Toro è passione».
E la Juve cos’è?
«Una grande squadra anzi due, facciamo due e mezza. Vincerà lo scudetto perché può permettersi Higuain e Douglas Costa in panchina. La Lazio è un ottimo gruppo ma ha gli uomini contati, non c’è paragone. E giocare ogni tre giorni per un mese e mezzo è avvilente, ti uccide».
A 58 anni lei come vive?
«Allenandomi ogni giorno come un pazzo in mountain bike, facendo gare che durano anche dieci ore su e giù per le Dolomiti. Rispetto a certi ragazzini di oggi non temo confronti e mi consolo. Nessuna nostalgia, siamo meglio noi e basta».
Ma Pasquale Bruno era davvero così cattivo?
«Ho esagerato, lo ammetto, ed era tutto vero. Qualche mia entrata è stata sgradevole: sia chiaro che rifarei tutto. Ero un animale, non un attore. Ma ero anche un difensore fortissimo, non solo una maschera di quel teatro».