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 2020  luglio 03 Venerdì calendario

Biografia di Boss Doms

È stato la spalla di Achille Lauro sin dai suoi primi passi, il suo alter ego musicale, la sua anima gemella sul palco del Festival di Sanremo con tanto di bacio a stampo in favore di telecamera. Sembrava proprio una coppia artistica indissolubile. Ora però Boss Doms, uno dei produttori e dj più richiesti d’Italia, ha scelto di cominciare un suo percorso solista. Il suo primo brano esce oggi, si intitola I want more, è un pezzo dance cantato dall’australiano Kyle Pearce e annuncia l’uscita di un album altrettanto ritmico, anche se negli altri brani non mancano elementi di mondi sonori diversi. Del resto l’eclettismo distingue Doms (il 32enne Edoardo Manozzi) dagli altri produttori italiani ed è proprio la caratteristica che ha segnato le canzoni più recenti di Lauro.
Capelli azzurri, camicia a fantasia floreale, jeans neri a tubo e stivaletti di pelle personalizzati, Doms parla del progetto seduto su un divanetto del Beatmaster Studio, la sala di registrazione di Roma dove sono nate le sue prime produzioni per Achille Lauro: «Ho deciso di lavorare sulla techno e sul mondo underground che conosco bene per renderlo però accessibile a tutti» spiega, « I want more è un brano pop ma con tinte dark, mentre solitamente il pop in Italia è legato a formule standard, quelle delle hit estive, sonorità mai eccessive perché possano arrivare a tutti. Io, al contrario, voglio far diventare pop anche le cose che danno fastidio all’orecchio, la mia sfida è di far capire qual è la roba cool e quale no: perché esiste il pop ed esiste il cool, ma quando il cool diventa pop, allora sì che succede il macello».
Nei suoi piani, il “macello” significa il successo popolare e ha un orizzonte decisamente internazionale. Quando ne parla, Boss Doms fa esempi alti e qualcuno che non condivida la sua stessa visione potrebbe anche giudicarli esagerati per un debutto. Non lui: «Sto gareggiando con l’estero, i miei competitor sono Calvin Harris, David Guetta, Bob Sinclar, Skrillex, Diplo, Dj Snake, artisti che fatturano milioni di euro l’anno. Uno come Calvin Harris ha venti autori che scrivono ogni giorno solo per lui. Io devo andare a cercare Pearce, creare cose raffinate per farmi notare, del resto non posso fare ciò che fa Harris perché c’è già lui. Ma sono tranquillo: porto questa formula techno pop e una varietà di stili che nessuno di loro ha».
La separazione da Lauro è temporanea, entrambi hanno sentito l’esigenza di uno stacco: «La creatività va stimolata, altrimenti sarebbe come dipingere tutti i giorni lo stesso quadro» osserva, «così arrivi a 50 anni che odi il tuo lavoro, smetti di dipingere e fai altro. Se invece accetti la sfida di rinnovarti completamente, ti ritrovi a ricominciare tutto da capo, senza più le tue certezze». Lauro non avrà difficoltà: «Per me adesso è talmente tanto grosso e fico che può continuare a lavorare da solo e insieme ad altri mille produttori. Oltretutto è anche cambiato un po’ il suo genere: quando abbiamo cominciato, facevamo una cosa molto underground che poi ha scavallato nel pop. Adesso lui è molto pop, nella sua musica senti molti strumenti, ci sono arrangiamenti quasi alla Vasco Rossi, cose che possono fare tanti musicisti in Italia. La musica che abbiamo fatto noi aveva un suono differente, non così comune: lui faceva la trap senza essere un trapper, io facevo i beat senza essere un beatmaker. Siamo stati l’incontro di due anomalie».