Corriere della Sera, 3 luglio 2020
Trump punta sull’Iran
In tutte le cancellerie europee impazza un gioco segreto che non considera scontato l’esito delle Presidenziali Usa di novembre: per vincere bisogna individuare quale sarà la «Sorpresa d’ottobre» scelta da Donald Trump per volgere a suo favore la vigilia elettorale. Le puntate degli scommettitori sono numerose, ma di gran lunga in testa nei favori di chi se ne intende è l’ipotesi di un breve scontro militare tra Usa e Iran. Seguono un ormai improbabile accordo nucleare con la Corea del Nord, la caduta di Maduro in Venezuela, il ritiro militare dall’Afghanistan (già a buon punto malgrado gli attacchi dei talebani), l’Ucraina dove l’avvocato Giuliani continua a seguire la «pista» del figlio di Biden. Ma nessuno di questi pur validi scenari può contare sulle circostanze particolarissime che dicono Iran. Un breve riassunto: 1) il trattato antinucleare iraniano del 2015 prevede la fine dell’embargo sulle armi non atomiche nell’ottobre del 2020; 2) dunque in ottobre ci sarà un voto all’Onu, e almeno la Russia porrà il veto al prolungamento dell’embargo; 3) ma è consentito anche a un singolo Paese di procedere per proprio conto, e gli Usa l’embargo lo prolungheranno di sicuro; 4) per ragioni anche interne (la crescente influenza delle Guardie della rivoluzione), l’Iran dovrà reagire, probabilmente con qualche azione militare nel Golfo; 5) la Casa Bianca potrà allora rispondere con scontri circoscritti e senza vittime americane (a questo possono provvedere droni e missili di crociera).
Una mini guerra, ma capace di trasformare Donald Trump nel classico «Commander in Chief» che in America, quale che sia lo stato della salute pubblica e persino quello della disoccupazione, ottiene di solito la maggioranza dei consensi. È questa la puntata che riservatissimi canali tra analisti geopolitici danno per vincente. In altre parole: Trump può ancora vincere, se si presenterà alle urne in divisa.