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 2020  luglio 02 Giovedì calendario

Agli incontri con Berlusconi c’era anche Cosimo Ferri

Agli incontri tra il giudice Amedeo Franco e Silvio Berlusconi era presente anche Cosimo Ferri, leader storico di Magistratura indipendente e allora sottosegretario alla Giustizia del governo Letta, sostenuto anche da Berlusconi. Franco era il relatore della sentenza di Cassazione che il 1° agosto 2013 conferma la condanna (4 anni per frode fiscale) all’ex presidente del Consiglio. Non segnala alcun dissenso, firma la motivazione in ognuna delle 208 pagine, ma qualche settimana dopo va a “sgravarsi la coscienza” – dice – per una sentenza “che è una porcheria”, che “fa schifo”, che arriva al termine di una vicenda “guidata dall’alto”.
Cosimo Ferri, ora renziano, è il prototipo dell’uomo-centauro all’italiana, mezzo magistrato e mezzo politico. Ha attraversato più d’una stagione rivestendo prima la toga, poi la cravatta dell’uomo di partito e di governo. Mantenendo sempre una grande influenza nella magistratura grazie al suo ruolo di leader di corrente. La sua presenza attorno alla vicenda della sentenza Berlusconi è segnalata dallo stesso presidente della sezione di Cassazione che conferma la condanna, Antonio Esposito, che così l’ha raccontata ieri in un’intervista al Fatto: “Non subii alcuna pressione per condannare, ricordo solo, e la questione potrebbe non avere alcun rilievo, che fui invitato molto gentilmente da Cosimo Ferri a Pontremoli, al premio Bancarella. Mancavano due settimane alla sentenza e per motivi d’opportunità declinai l’invito”. Gli incontri tra Franco e Berlusconi sono tre e avvengono tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 a Palazzo Grazioli, residenza romana dell’ex presidente del consiglio. Vengono registrati, a insaputa di Franco, che racconta che il verdetto era già deciso; che la decisione fu sottratta al collegio naturale, e cioè la terza sezione penale della Cassazione (a cui apparteneva Franco), che lo avrebbe assolto, per assegnarla invece alla sezione feriale, presieduta da Antonio Esposito, che agì come un “plotone d’esecuzione”; per ottenere lo spostamento di collegio, la scadenza della prescrizione fu anticipata al 2 agosto 2013, mentre era il 25 settembre 2014. I documenti dicono però altro. La prescrizione si era già mangiata le frodi commesse prima del 2002 e 2003 e aveva lasciato sopravvivere soltanto i reati fiscali commessi in quei due anni. Il processo arriva, a inizio luglio, alla sezione naturale, la terza, quella di Franco. È questa sezione che la invia il 9 luglio 2013 alla sezione feriale (un collegio che era già stato composto in tempi non sospetti, il 21 maggio), con la scritta tutta maiuscola “URGENTISSIMO, prescrizione 2 agosto”.
Ieri anche Berlusconi ha raccontato la sua versione: “Il giudice Franco voleva liberarsi la coscienza da un peso che non sopportava più. Da tempo aveva chiesto di parlarmi e io mi ero rifiutato, perché ero troppo amareggiato per quello che avevo subito. Avevo la tentazione di lasciare tutto e di andarmene all’estero, a costruire ospedali nel terzo mondo. Per questo di malavoglia accettai quell’incontro. Devo dire che il giudice Franco mi fece un’impressione notevole. Un uomo davvero tormentato”.