Lo spunto di partenza è il rapporto ossessivo di tre padri nei confronti delle scelte delle figlie.
«Un luogo comune con un po’ di verità, anche se oggi è difficile parlare di qualunque cosa senza fare arrabbiare qualcuno. Mio fratello ad esempio era molto più geloso della figlia femmina. Questi tre padri lo sono in modo eccessivo creando problemi infiniti a figlia moglie e fidanzati. Sono diversi nell’approccio, Battiston picchia il fidanzato fotografo della figlia che ha trent’anni di più e la ritrae nuda, Salemme se la prende col rapper Biondo. Ma poi i rapporti si ricostruiscono grazie alla presa di coscienza dei padri. Nel mio caso c’è una lei che si fidanza con mia figlia. Tanto che il mio personaggio, quando la ragazza si presenta, si giustifica con la figlia “ma io non la conosco”, e le due se ne vanno nel giorno delle nozze. Capirà che l’amore è amore. Ma si tratta di un argomento sempre difficile. Una collega una volta mi raccontava che “ce ne sono due tanto carini nel mio palazzo”. Ma che sono, cuccioli di gatto? Ho avuto anche tante mail di protesta, ai tempi di Se dio vuole».
Perché?
«Una sua collega mi chiese come avrei reagito se mio figlio mi avesse detto che era gay. Mi dispiacerebbe, risposi. Gelo. E io: lo sa perché mi dispiacerebbe? Perché in un mondo di merda come il suo, dove guardate se uno è abbronzato o se gli piace l’uccello o la patatina, come se la passerebbe mio figlio? Io stanotte ho litigato con una. Litigo sempre con le donne. Ma non era meglio che mi piacevano quelli dello stesso sesso? Almeno gli davo un cazzotto in bocca. Mia moglie mi ha rotto tre o quattro scope sulla capoccia. Perché ero uno stronzo, ma con una certa sensibilità. Scusi le parolacce, ma io sono un borgataro, un operaio prestato al cinema, ho iniziato questo lavoro a trent’anni».
Sua moglie l’ha persa nel 2011.
«Sì. Venticinque anni insieme e non ci siamo mai lasciati neanche un giorno. È morta davanti a me e ai miei figli. Mi sono arrabbiato con lei e con Dio che ha fatto la cazzata di togliermela».
Lei che tipo di padre è?
«Sono un padre fantastico. I miei figli fanno uno Lettere e filosofia e studia cinema, l’altro fa il Classico, cose che non serviranno a un cavolo a nessuno dei due, ma che io avevo il sogno di fare, anche se per la vita che facevo non erano materia mia».
È presente nelle vite e nelle scelte dei suoi figli?
«Sono un padre all’antica ma moderno. Adesso sto per partire per il set di Rocco Schiavone in Valle D’Aosta e vengono tutti e due con me un mese. E dopo essere stati appiccicati per tutto il lockdown. Ho un tatuaggio con tre lupi, io in mezzo e due ai lati. Siamo noi. Il grande ha quasi ventitré anni e la sera scrive “sono a letto papà”. Perché abito un piano sopra a loro. Vivono con gli zii, che non hanno avuto figli. Se a Capodanno i miei figli mi scrivono delle parole che mi fanno fermare per strada e mettermi a piangere per venti minuti, penso che finora me la sono cavata abbastanza bene».
Suo padre com’era?
«Insegnava senza parlare, come i padri di una volta, invece mo’ chiacchierano troppo e si fanno rispettare poco. Intendiamoci, io non ho mai toccato i miei figli, mai sfiorati con un dito».
Nella nuova stagione Rocco Schiavone affronterà il ricovero e un’operazione difficile.
«Sì. Sono profondamente affezionato a Schiavone, è il personaggio che mi somiglia di più per retaggio e carattere e anche per quello che gli è successo. C’è uno snodo importante, sì. Schiavone va con le donnette, mai con una donna vera, sceglie persone sbagliate, fintamente innamorate, penso alla poliziotta che in qualche modo l’ha venduto. Rocco deve trovare pace, penso che in qualche modo la troverà. Io no, ma lui sì».
Come il protocollo sui set?
«Ho preso il risultato del tampone oggi, sennò non potevo ripartire. Ma sarà difficile, un tampone a settimana, entrare con la mascherina, toglierla solo quando reciti. Ma se non lo facciamo, mettiamo in pericolo gli altri. In giro c’è un’anarchia che mi preoccupa».
Scola le disse che se fosse vissuto nella sua generazione si sarebbe divertito, certi suoi personaggi ricordano quelli di Gassman.
«Lasciando perdere i paragoni, Gassman è per me un punto di riferimento, un gigante. Conosco le battute a memoria: “Vabbè che è Carnevale e o ogni scherzo vale, ma proprio da me venite?” (I soliti ignoti, ndr)».
Ha detto che vorrebbe lavorare con Tornatore e Bellocchio.
«Si, perché anche nei film più piccoli fanno un cinema grande. E se permette, ci aggiungo Ozpetek».