Il Messaggero, 2 luglio 2020
a Troia gli Achei combatterono contro altri Achei
E se Ettore e Paride avessero avuto origini greche e non troiane? Il mito omerico dell’Iliade sarebbe tutto da riscrivere. Con buona pace del Pelìde Achille e dell’astuto Ulisse. Ma il condizionale stavolta può essere liquidato. Ne è convinto Louis Godart, uno dei massimi esperti di Civiltà Egee, storico e archeologo (noto al grande pubblico per essere stato per anni il consigliere per la conservazione del patrimonio artistico del Quirinale).
OMERONella guerra di Troia narrata da Omero, non furono due popolazioni diverse a scontrarsi, bensì gli Achei venuti dalla Grecia contro gli Achei che si erano già insediati in città. Insomma, fu una guerra civile. A supporto della sua teoria, i risultati degli ultimi scavi archeologici effettuati sulla collina di Hissarlik, in Turchia, abbinati ad uno studio incrociato delle fonti storiche. «Le ricerche condotte a Troia dalla missione archeologica dell’Università tedesca di Tubinga – sostiene Godart – abbinate a una riflessione sullo studio dei testi delle tavolette in lineare B scritte nel dialetto acheo dei Greci micenei, cambiano radicalmente le nostre prospettive sulla storia dell’Anatolia nord-occidentale e dell’Egeo alla fine del II millennio, in particolare tra il 1200 e il 1180 a.C.», non altri che il periodo a cui risalgono le vicende narrate nell’Iliade. «Greci e Troiani parlavano la stessa lingua, avevano le stesse credenze, stessi usi e costumi, stesso tipo di armamento, avevano anche gli stessi nomi, Omero lo dice chiaramente nella sua Iliade», sottolinea lo studioso, che è anche accademico dei Lincei, che ha raccontato la sua scoperta sulle pagine di Archeologia Viva. «Facendo parlare una stessa lingua agli Achei e ai Troiani, Omero non fa altro che rispecchiare la situazione che vigeva sull’acropoli di Troia alla fine del XIII secolo a.C.».
L’ASSEDIOÈ a questo periodo che risale la cosiddetta Troia VII la città più importante dell’Anatolia e del Vicino Oriente. Ed è proprio in questa città che la gente si rifugiò all’interno delle mura (le famose mura di Troia inviolabili, sconfitte solo dal Cavallo di Ulisse), sistemando nel suolo grandi vasi per lo stoccaggio di derrate alimentari (rinvenute dagli archeologi) per poter sostenere il lungo assedio che poi si concluse con la caduta della città, come lasciano intendere i resti umani e le tracce dei combattimenti rinvenuti nello strato di distruzione dell’insediamento. Come è noto la scoperta della città cantata da Omero affonda le radici nell’impresa, altrettanto leggendaria di Heinrich Schliemann nel 1868, l’archeologo dilettante, che testo dell’Iliade alla mano seguì i versi del poeta come tasselli e indizi di una grande impresa. E fu così che scelse il luogo giusto: la collina di Hissarlik che domina la pianura della Troade fino alla costa dei Dardanelli. Le recenti campagne di scavo condotte dall’équipe di archeologi tedeschi schiude una nuova impresa.
Una svolta che lega il sito al mito omerico. Godart ritiene infatti che sia stata un’aristocrazia micenea a comandare a Troia nella fase che ispirò Omero.
LE CERAMICHEProva ne sono state le ceramica micenea rinvenuta sul sito di Troia negli strati del XIII secolo a.C. «Se è davvero così e se Priamo era un re acheo, dovremmo ritenere che la guerra di Troia cantata da Omero sia stata una guerra civile in cui implacabilmente si opposero gli Achei del continente, delle isole e di Creta a altri Achei».
Laura Larcan