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 2020  luglio 01 Mercoledì calendario

Tinder prevede 29 generi

Finalmente arriva anche in Italia la funzionalità More Gender & Sexual Orientations di Tinder. Si tratta di una feature che consente ai membri dell’app di incontri più famosa del mondo di aggiungere informazioni sulla propria identità di genere o orientamento sessuale. Consentendo loro di esprimersi liberamente sulla piattaforma e di costruire, se lo desiderano, un profilo meglio rispondente alla propria individualità.
Con l’arrivo della funzionalità, dalla schermata delle impostazioni gli utenti Tinder saranno dunque in grado di aggiungere, oltre a quelli già presenti, qualsiasi termine che descriva al meglio la loro identità di genere, così da permettere loro di trovare o digitare il termine che meglio rispecchia il proprio essere e orientamento sessuale.
In Italia il lancio della funzionalità si deve alla collaborazione fra la piattaforma, scaricata più di 340 milioni di volte, disponibile in 190 paesi e in oltre 40 lingue, e Arcigay, la principale associazione LGBTQ+ italiana senza scopo di lucro e la più grande per numero di volontari e attivisti su tutto il territorio nazionale. Insieme hanno tradotto generi e orientamenti sessuali, dando agli utenti la possibilità di scegliere tra 29 generi e 9 orientamenti​, oppure di identificarsi come meglio preferiscono, in piena libertà, impostando il proprio profilo sull’app.
Da tre (uomo, donna, trans) si passa dunque a 29, fra cui androgina,non binario, pangender. E ancora gender fluid, gender queer o genere incerto. Gli orientamenti crescono da due: oltre a eterosessuale e omosessuale si potrà scegliere anche fra bisessuale, asessuale, demisessuale, pansessuale, queer e incerto.
«Con il lancio della funzionalità More Gender & Sexual Orientation, Tinder vuole rompere l’idea di convenzioni binarie e comunicare un forte messaggio di accettazione e apertura alla comunità non binaria – spiega ​Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay​ – i membri transgender che utilizzano Tinder sono, come tutti gli altri utenti, alla ricerca di nuove connessioni ed esperienze. Questa novità permette alle persone di essere se stesse sulla piattaforma e conferma l’impegno di Tinder su temi come la diversità e l’inclusione. Siamo orgogliosi di far parte di questo importante progetto e di poterlo supportare con l’associazione Arcigay. È un ulteriore importante passo per un’Italia sempre più aperta, capace di rompere i pregiudizi e di andare oltre le etichette».
Con l’occasione, che rientra anche negli appuntamenti ed eventi per il Pride Month 2020, Tinder ha anche commissionato una ricerca a YouGov sui temi della fluidità e dell’identità di genere. Da quanto se ne trae, i giovani non sono affatto interessati a essere racchiusi in un genere specifico o nell’orientamento sessuale e in generale la Generazione Z, quella detta degli «zoomer», cioè i nati fra la seconda metà degli anni Novanta e la fine dei Duemila, si dimostra la più attiva contro etichette e pregiudizi. Non solo in Italia ma su scala internazionale.
Secondo l’indagine, svolta su 3.453 persone fra i 18 e i 25 anni in sette paesi fra cui ovviamente l’Italia, il ​50% degli intervistati attribuisce alla «fluidity» un valore profondo e la considera a tutti gli effetti un modo per definire se stessi e la propria identità (genere, sessualità, classe sociale, stile di vita) e con ciò che si fa. Solo il ​4% ​afferma che la «fluidity» è un concetto superficiale. D’altronde, anche su Tinder, un match su cinque non si riconosce nel modello binario dominante.
Non solo. Anche il vocabolario e i valori cambiano, in questa generazione che sembra pronta, forse più di quella dei fratelli maggiori, a lottare per un futuro migliore. Un futuro che, secondo la ricerca di Tinder, dovrebbe basarsi su due pilastri: ​la tolleranza e l’autenticità​. Il 65% concorda infatti sul fatto che la tolleranza debba essere riconosciuta come un valore fondamentale nella società di oggi, mentre l’autenticità è considerata imprescindibile per il​ 44%​ del campione. Solo il 10% degli intervistati ritiene che i tempi non siano maturi e si dichiara pessimista su queste dimensioni. Il 44% dei ragazzi concorda inoltre sul fatto che le loro abitudini di coppia siano diverse rispetto al passato, mentre ​uno su due (53%) ​è d’accordo sul fatto che incontrare nuovi partner oggi è completamente diverso rispetto al passato. Inoltre, sempre il ​50% afferma che i vecchi preconcetti della società non sono in grado di influenzare la propria identità o le opportunità future, confermando il coraggio e il desiderio di affermazione di sé che sembra muovere i più giovani.
Qual è il ruolo dei social in tutto questo? Internet è diventato uno spazio di condivisione e apertura, quando si tratta di libertà di espressione. In contrasto con la difficoltà a essere se stessi che incontra il 45% delle persone, con il 70% che segnala ancora ostacoli a fare coming out o comunque a dichiararsi per quel che si è o si intende essere. Il ​61% del campione considera infatti la rete lo spazio virtuale adatto per scoprire, conoscere e approfondire il concetto di fluidità di genere. Secondo il ​62%​, le app e social media rappresentano infatti uno strumento essenziale per conoscere meglio sé stessi e gli altri. Inoltre, il 38% ​del campione pensa che i social media siano il miglior modo per fare conoscenza con nuove persone. Insomma, chi sostiene che su queste piattaforme i giovani costruiscano la propria identità sembra essere sostenuto dall’indagine.
Ancora: il ​60% del campione concorda sul fatto che le app permettono di conoscere un numero più ampio di persone, provenienti da culture diverse e con diversi orientamenti sessuali e di genere. Gli amici che si incontrano online sono d’altronde gli stessi che si frequentano anche offline, a dimostrazione di una sovrapposizione delle dimensioni più che a una sostituzione netta, e che avere una persona con cui parlare rimane una sicurezza importante. Gli amici sono il rifugio più sicuro secondo il ​30% degli intervistati. Anche se rimane qualche preoccupazione: per un intervistato su quattro gli amici possono a volte costituire un ostacolo per esprimere a pieno la propria identità, insieme alla famiglia e all’ambiente di lavoro.