ItaliaOggi, 30 giugno 2020
Periscopio
Quali dipinti salverebbe dal Diluvio? Il Tondo Doni di Michelangelo e la Grande Jatte di Seurat. Li metterei sulle pareti opposte dell’Arca, come i due poli dell’arte europea. Philippe Daverio, storico dell’arte (Giancarlo Perna). Libero.
Qualcuno ammirava Emilio Fede perché, come direttore del Tg4, faceva spudoratamente quello che gli altri fanno ipocritamente. Candida Morvillo. Corsera.
Sono sempre stato accusato di essere filo grillino, però, adesso, al governo con Grillo e Di Maio ci stanno loro, Renzi e il Pd. Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia. (Fabrizio Roncone). Corsera.
Ho stima, in questo governo, solo per il ministro della Difesa Lorenzo Guerini: gli altri non sono qualificati nemmeno a fare i netturbini. Antonio Martino, ex ministro degli esteri, economista (Federico Novella). La Verità.
Dico apposta che è uno spettacolo d’addio. Gli addii richiamano pubblico e fanno guadagnare soldi: la gente viene con la speranza e curiosità di vederti morire in palcoscenico. Vittorio Gassman, attore (Emilia Costantini). Corsera.
Il politicamente corretto è qualcosa di aberrante, di liberticida, che conduce alla censura più bieca e alla reazione più reazionaria. Alla fine, ad esempio, dopo aver visto il filmato, pure la Botteri ha riconosciuto che non c’era nessun insulto. Pompati da Fnsi, Usigrai e GiULia Giornaliste, centinaia di sinceri democratici si sono lanciati in insulti e minacce di morte verso Michelle Hunziker e sua figlia. «Tremate, tremate, le streghe son tornate!» rivendicavano un tempo le femministe; adesso in prima fila ad appiccare il fuoco alla strega bionda da mandare al rogo c’erano proprio loro. Massacrare di insulti una donna per difenderne un’altra che non aveva ricevuto nessuna offesa. Però la polemica è servita a tutti. La Rai, come dovuto ai suoi abbonati paganti, ha provveduto finalmente a migliorare le condizioni dello studio di Pechino, le cui luci facevano diventare verdi i capelli dell’inviata. Noi abbiamo avuto più di un milione e mezzo di visualizzazioni sul sito. Io ho capito, forse definitivamente, che il movimento che avevo fondato, l’SSSS (Si può essere di Sinistra Senza essere Stronzi), non solo non ha un presente, ma non può avere neppure un futuro. Antonio Ricci, inventore di Striscia la notizia (Aldo Cazzullo). Corsera.
In uno degli ultimi consigli di amministrazione Rai in cui sono stato ammesso, dopo un paio d’ore di assalti chiesi di uscire un attimo e feci per alzarmi dalla sedia dell’imputato dove stavo. La presidente Monica Maggioni mi fulminò con sguardo e voce. «Scusa Verdelli, ma che fai, esci così?». Indicai la porta, sussurrai: «Bagno». E lei, severissima: «Prima si deve avere il via libera da chi presiede, o no? E cazzo, il rispetto. Vai, vai…». Solo alle elementari quando un suora mi mandò dietro la lavagna, provai una vergogna uguale. Carlo Verdelli, Roma non perdona. Feltrinelli, 2019.
Arrivò l’ordine: «Nessuna insurrezione a Roma. È un impegno tra il comando alleato, il Vaticano e i tedeschi». Noi studenti eravamo delusi. Gli altri ci spiegavano: «Al nemico che fugge ponte d’oro. E anche se non vi piace, che fate? Uscite da qui e vi mettete a sparare voi soli?». Ci sentivamo traditi. Ma solo più tardi ne fummo persuasi. E ancora più tardi, quel ricordo mi è servito a capire quanto può essere dissennato ciò che talvolta si pensa o si vuole a diciott’anni. Alberto Ronchey, Il fattore R, conversazione con Pierluigi Battista. Rizzoli, 2004.
Danilo Di Tommaso, potente capo ufficio stampa del Coni, ha faticato ad assegnare i posti in tribuna dello Stadio Olimpico, come se avesse dovuto organizzare un pranzo di gala con altezze reali e cardinali. Aldo Cazzullo, Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.
Ho espresso più volte un giudizio negativo sull’Anac e sulla sua guida (Cantone) perché ritengo che abbia spaventato i dipendenti pubblici e rallentato l’azione amministrativa senza tuttavia ridurre la corruzione. Sabino Cassese, ex componente della Corte costituzionale. il Riformista.
Uno dei problemi che ci rende più deboli come sistema industriale e finanziario e che trova spesso inspiegabili resistenze al cambiamento è la dimensione di impresa. Piccolo è bello è stato il mantra di una generazione. Questo ci ha reso fragili, privi della capacità di fare i necessari investimenti, della necessaria ottica di medio e lungo periodo, di creare lavoro, di competere in modo efficiente, di dare occasioni ai giovani. È per questo che abbiamo dato vita a Webuild, superando la dimensione e i limiti familiari di un capitale adatto al passato ma non alle sfide future e ai mercati globali. Pietro Salini, a.d. del Gruppo Webuild.
Mi interessa l’ostinazione a non voler invecchiare. Mi piace pensare, forse ingenuamente, che la vecchiaia sia una messa in scena. E che si rimane giovani se si resta legati al ricordo di quel tempo, come a una scandalosa esplosione di vitalità, in circolo per sempre. Anche se, nel trascorrere degli anni, solo nella forma impalpabile della memoria. Paolo Sorrentino, regista (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Il cane è senza dubbio il miglior amico dell’uomo. C’è chi si domanda perché allora diciamo «vita da cani», «tempo da cani», «mangiare da cani». Perché, un tempo, i cani si contentavano degli avanzi di cucina, erano alla catena. Oggi hanno il pasto assicurato, stanno meglio di noi. Mi sono tenuto una carie per sei mesi, non trovavo mai il tempo per andare dal dentista. Se a un labrador si spezza un dente, il giorno dopo il veterinario è qua. Franco Barberi, allevatore di cani labrador (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Mio padre, che faceva il segretario comunale, usciva dal suo ufficio del Comune, situato in un vecchio palazzo di Amalfi che era stato un convento benedettino, verso le due del pomeriggio. Noi ragazzi gli andavamo incontro per strada. Papà seguiva il corso Flavio Gioia, passava dalla piazza per poi arrivare alla via che portava a casa e la mamma stava a spiare dal balcone: come lo vedeva spuntare, gettava la pasta. Gaetano Afeltra, Desiderare la donna d’altri. Bompiani, 1985.
A coprire le sue parole si levò nell’aria il sibilo meccanico di una sirena cui seguì subito quello di un’altra e di un’altra; tutte e tre le sirene delle fabbriche di Nomana davano l’allarme. «Fanno sempre così» s’informò Ambrogio «quando c’è l’allarme a Milano?». La madre annuì senza parlare, intanto muoveva con intensità le labbra, stava pregando. Eugenio Corti, Il cavallo rosso. Ares, 1983 (33esima edizione).
Quando due litigano, uno urla, l’altro tace, io parteggio per chi tace. Roberto Gervaso. Il Giornale.