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 2020  giugno 29 Lunedì calendario

Storia della balena-spia russa

C’è voluto un sondaggio online con 25mila partecipanti per decidere come chiamarlo: “Hvaldimir”, fusione di “hval”, balena in norvegese, e “Vladimir”, nome di battesimo del presidente russo Putin. È una balena bianca di razza beluga, scoperta lo scorso anno nelle acque del mar Artico a Nord della Norvegia: un cetaceo noto per la sua socievolezza, ma che ne dimostrava troppa, avvicinandosi alle navi dei pescatori. I marinai hanno poi capito perché: tentava di togliersi la fastidiosa imbracatura che le cingeva il collo. Sembrava avere confidenza con gli uomini, tanto da lasciarsi avvicinare e infine liberare da quella specie di briglia. Recuperata da un gruppo di biologi marini norvegesi, recava una scritta in cirillico: “Equipaggiamento di San Pietroburgo”.
Da allora scienziati e militari si interrogano su Hvaldimir: un’ipotesi è che fosse una balena-spia, addestrata dai servizi o dalla Marina di Mosca, un’altra che venisse usata per terapie di bambini o per ritrovare persone scomparse in mare. Una risposta definitiva non è stata trovata, ma come riporta Army Times, il giornale dell’esercito americano, si sa che fine ha fatto. «Temevamo che come animale ammaestrato non sapesse più cibarsi da solo», afferma un comunicato della Hvaldimir Foundation, la fondazione creata apposta per lui a Oslo, «invece è stato avvistato lungo la costa della Norvegia settentrionale, tra Finnmark e Troms, apparentemente in grado di nutrirsi da sé. A questo punto possiamo smettere di occuparcene».
L’imbracatura era adatta a trasportare una macchina fotografica o un’arma. «Ci sono ottime ragioni per credere che sia stato addestrato in Russia, dalla Marina piuttosto che da scienziati», osserva Martin Biuw dell’Istituto di Ricerche Marine norvegese. «Mosca ha utilizzato balene addomesticate in cattività per programmi militari», conferma Audun Rikardsen, docente del dipartimento di Biologia marina e artica presso l’Università Artica della Norvegia. A suo parere il beluga in questione poteva provenire dalla base di Murmansk, dove avrebbe avuto il compito di sorvegliare l’ingresso del porto, assistere sommozzatori e se necessario eliminare estranei. Si dice che animali del genere siano stati impiegati per difendere Soci durante le Olimpiadi del 2014.
Oltre alla Russia, anche Stati Uniti e altri Paesi fanno uso di animali addestrati per uso militare. Army Times nota che la U.S. Navy ha un programma di addestramento di delfini per individuare mine marine. Di fronte a Hyde Park, a Londra, dal 2004 sorge l’Animals in War Memorial, un monumento a tutti gli animali che hanno combattuto a fianco delle forze britanniche: cavalli, muli, cani, cammelli, senza dimenticare i piccioni viaggiatori che portavano messaggi in codice attraverso la Manica prima dello sbarco in Normandia. «They had no choice», recita una scritta sul marmo dell’installazione: non avevano scelta, nessuno ha chiesto loro se volessero arruolarsi. Ma qualche volta, chissà, un animale può decidere di tornare alla vita civile, come forse ha fatto il beluga bianco di nome Hvaldimir.