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 2020  giugno 29 Lunedì calendario

Biografia di Antonio Ricci


Antonio Ricci, nato ad Albenga, in provincia di Savona, il 26 giugno 1950 (70 anni). Autore televisivo. Ex preside di un istituto agrario in Liguria, lasciò il lavoro negli anni Settanta per andare a scrivere le battute a Beppe Grillo. Da allora ha firmato, tra le altre cose, programmi come Fantastico (Rai 1, 1979-1983); Te la do io l’America (Rai 1, 1980); Te lo do io il Brasile (Rai 1, 1984); Drive In (Italia 1, 1983-1988); Paperissima (Italia 1, varie edizioni tra il 1990 e il 2013). È l’ideatore di Striscia la Notizia (su Italia 1, poi Canale 5, ininterrottamente dal 1988) • «Un mito vivente» (Carmen Russo) • «È uno capace di far bollire l’acqua fredda in un minuto: quando ha un’intuizione c’è da fidarsi» (Enzo Iacchetti) • «Vive più in studio e nel suo ufficio che non a casa, ad Alassio, anche perché sta in onda 365 giorni l’anno. Recordman assoluto» (Ezio Greggio) • «Simpaticissimo figlio di buona donna, e dico di buona donna perché se dicessi di puttana insulterei gratuitamente l’incolpevole madre» (Alba Parietti) • «Abbombazza me lo ha suggerito lui, ma mi ha fatto giurare di non spiegarlo mai a nessuno» (Vittorio Brumotti) • «Un Andreotti del piccolo schermo. Con le veline ha anticipato l’immaginario berlusconiano, con il Gabibbo ha seminato per un quarto di secolo l’antipolitica» (Marco Damilano) • «Il vate che ha tradotto nella lingua volgare della televisione commerciale una mentalità degradante e misogina» (Gad Lerner) • «A Mediaset è il più permaloso» (Fedele Confalonieri) • «È un uomo libero: se qualcosa lo infastidisce prende posizione senza troppe diplomazie» (Piero Chiambretti) • Grande oppositore del politicamente corretto. «È qualcosa di aberrante, di liberticida, che conduce alla censura più bieca e alla reazione più reazionaria» • Famoso perché, anche se la fa, non compare mai in televisione. «Sono carsico, quando il gioco si fa duro sbuco fuori, ci metto la faccia» • Famoso anche per il modo in cui si accanisce contro i suoi bersagli. Tra loro: Flavio Insinna e il gioco Affari tuoi («la Rai per anni ha preso in giro i telespettatori e il cattivo sono io?»), Pippo Baudo («il vero e malvagio segretario della Dc»), Emilio Fede («agiva come tutti i direttori di tg; ma lui, essendo maldestro, lo faceva capire meglio»), Achille Lauro («Non lo trovo sincero. Penso sia un ottimo prodotto di marketing. Quest’anno è venuto fuori che suo padre è un magistrato di Cassazione e che andavano in vacanza a Cortina. Non vorrei offendere, ma, secondo me, è assolutamente etero, fa finta di essere trisessuale solo per essere più trendy»), il festival di Sanremo («è lo specchio dell’Italia, anche di quella peggiore») e Claudio Baglioni («I suoi fan mi vogliono morto») • «Forse è lei, Ricci, che vuol farsi odiare. “Nonostante i miei sforzi sono amatissimo e stimatissimo. Ma è una bella libertà non avere l’obbligo di piacere né di piacermi. Sono senz’altro inviso alle ‘belle persone’. Meno male. Non ho problemi con l’odio. Sono misantropo, misogino e omofobo. Molto sospettoso su tutti i generi umani, anche quelli futuri; perché l’idiozia è democratica e trasversale» (Aldo Cazzullo, Corriere della Sera, 21/6/2020).
Titoli di testa «Per far capire che non scherza ordina subito una bottiglia di vino “che però sia costosa, così a Mediaset devono rifare i bilanci”» (Renato Franco, Corriere della Sera, 29/03/2012).
Vita Figlio di Gerardo, avellinese, maresciallo dell’esercito, e di Nada Torre, maestra elementare di Albenga e, nel tempo libero, attrice in una compagnia di teatro dialettale. Ha una sorella più grande e una più piccola • «Qual è il suo primo ricordo? “Ho quattro anni e sto morendo. Soffocato da una caramella andata di traverso. Mia mamma mi prende per i piedi, mi mette a testa in giù e mi salva. Ma forse è solo un ricordo indotto, a forza di sentirlo raccontare» (Aldo Cazzullo, Corriere della Sera, 2/12/2018) • Suo nonno Romualdo, socialista anarchico, è un miracolato della grande guerra, ha ancora una scheggia di Shrapnel a tre dita dal cuore. Suo padre è stato prigioniero a Tobruk, lo hanno portato prima in Sudafrica, poi in America. «Faceva l’interprete, lo pagavano pure. Rientrò in Italia con un gruzzoletto di dollari: glieli sequestrarono. Molti ex prigionieri furono derubati dallo Stato. Fregati due volte: all’andata e al ritorno» • «Da un momento all’altro doveva scoppiare l’atomica, ma io sapevo benissimo che per farmi fuori sarebbe bastata una caramella di traverso. Da allora vivo ogni giorno come se non ci fosse un domani» • «Ho avuto un’infanzia serena: senza fronzoli, ma senza la necessità di fronzoli» • Antonio ha una prozia rivoluzionaria, Paquita, chiamata così come l’eroina gitana di un balletto dell’800, fondatrice della sezione del Pci di Albenga. Ha anche uno zio prete, che ogni giorno gli augura di indossare i paramenti. «Diceva di pregare ogni giorno il Santo Iddio perché mi cogliesse la vocazione» • «Ad Albenga ci eravamo specializzati nel salvare i Fiàt, come chiamavano i piemontesi che scendevano in spiaggia senza saper nuotare. Quando arrivava l’aereo che sganciava i paracadutini con gli omaggi tipo lo shampoo Dop, i Fiàt si gettavano in acqua per recuperarli, spingendosi dove non toccavano. Pur di non abbandonare le ambite prede, andavano a fondo. Noi stavamo al largo con il nostro gozzo, e ne salvammo a decine. Una sera raccontai questa storia a Cuneo. In fondo alla sala si alzò una mano: “Allora è lei che quella domenica mi salvò la vita…”» • «Noi ragazzi di Albenga, anche se non eravamo socialisti, andavamo sempre ai comizi di Pertini: erano cabaret puro. Leggenda narra che a Savona, finita la guerra, lasciò la fidanzata dal palco, annunciandole che tra “le coppie travolte dalla violenza nazifascista” c’erano anche loro. Un’altra volta, a Borghetto Santo Spirito, fu interrotto da un fischio. Gridò: “Ecco i soliti provocatori fascisti…”. Era stato un bambino: “Sandru, u l’è un fieu…”. E lui, indignato: “Non è un fascista, ma lo diventerà!”. Sapeva parlare alla pancia della gente» (ad Aldo Cazzullo, Corriere della Sera, 23/11/2013) • Da ragazzo, Antonio si dedica allo sport. «Quando ero al liceo i miei genitori non sapevano nemmeno che giocassi a pallone, che ero quasi un professionista, lo scoprirono un giorno che si ruppe il bus della squadra facendomi arrivare a casa a notte fonda. In realtà, io tante cose in casa non le dicevo nemmeno. Belle o brutte che fossero le tenevo per me» • Gioca nel campionato nazionale Dante Berretti, organizzato dalla Lega Pro. Viene pagato 15 mila lire al mese e mille lire in più per ogni punto in classifica. Decide di lasciar perdere ad Asti, nel 1970. Nella squadra avversaria c’è Giancarlo Antognoni, un ragazzo di Perugia, che, anni dopo, sarebbe diventato campione del mondo. «Vedendolo giocare, capii la sostanziale e ineccepibile differenza tra l’“essere” e il velleitario "volere essere”» • Si rimette a studiare. Si laurea in lettere con una tesi molto gramsciana su Francesco Jovine, si specializza in tutela dei beni culturali. «È cantautore e front-man di una band di rockettari, fa il cabarettista part-time al Derby di Milano con Cochi, Funari e Jannacci, torna a Genova con i treni della notte per presentarsi la mattina all’università. Ha messo in musica Villon e Baudelaire, ed è in grado di congegnare un apocrifo di Montale credibile» • «Come l’emerocallo che scolora / nella bruma diffusa della sera / sempre svanisce nel ricordo / questa allegrezza inquieta...» (L’emerocallo, scritta da lui) • Dopo il servizio militare, diventa il preside più giovane d’Italia: all’istituto agrario Coronata, sulle colline di Genova. «“Gli alunni volevano tutti venire nel mio ufficio” Perché era simpatico? “Più della media dei presidi, ma non da Guinness dei primati. Era una scuola privata e dormivo in auto perché tornavo alle 4 dai miei spettacoli comici al Derby”» (Francesco Rigatelli, Libero, 21/11/2017) • «“Grillo l’ho conosciuto su un campo di calcio: io giocavo terzino, lui mezz’ala. Lo rividi al Jolly Danze, una baleraccia enorme che occupava i sotterranei del Politeama Genovese e dello Stabile. Era un giovedì. Quella serata la dedicai a Jacques Brel. Alla fine, nella penombra, vidi profilarsi tra i fumi un ragazzo magro, con barba e capelli lunghi, che fu prodigo di complimenti. ‘Sai - disse - La canzone dei vecchi amanti è mia’. Tua? ‘Dovresti dire anche tu che è mia, perché io faccio così’. Aggiunse che anche L’isola e Kzar erano sue’. Ovviamente, precisa Ricci, non era vero; la versione italiana de L’isola e di Kzar è di Duilio Del Prete; ma Grillo “mi spiegò che suo fratello, lavorando come rappresentante di una casa discografica, gli forniva in anteprima i brani, di cui lui si impadroniva. Era come un gioco, un modo per farsi grande con gli amici... Era anche solito frequentare gli spettacoli degli altri comici e appuntarsi le migliori battute su un’agenda, detta il librone, per riciclarle nei suoi spettacoli. Una sera, durante la mia esibizione, vidi precipitarsi Beppe, di fronte al palco, agitato: ‘Ricci, ti devo parlare! Antonio, dai...’. Riuscii a mandarlo via, ma nel timore che ritornasse accorciai lo spettacolo. ‘Mi vuole Pippo Baudo!’ disse. ‘Bene’. ‘Bene un corno. Sono rovinato... Adesso mi scopriranno... Un conto è girare per la provincia, un altro è andare in tv, dove Brel è Brel. Tu mi devi aiutare, mi devi scrivere i pezzi’. Aveva deciso: da simpatico falsario sarebbe diventato un vero inimitabile comico”» • «Mollai tutto, con una decisione che sembrava azzardata all’epoca. Chi mi stava vicino mi diceva: “Ma sei matto? Sei professore”» • Ricci e Grillo si trasferiscono a Roma. Iniziano a fare televisione. La loro prima trasmissione importante è Fantastico nel 1979. Poi arrivano Te la do io l’America e Te lo do io il Brasile. A un certo punto finiscono pure a Tokyo. «A Beppe venne in mente di fare il test dell’Ultimo Samurai. Completamente nudo, si era coperto con una specie di mutandozzo, creato con un asciugamano e la cintura dell’accappatoio. La mia camera era di fianco all’ascensore; quando arrivava, verificavo che i clienti fossero manager americani, poi telefonavo a Grillo per avvertirlo. Beppe si fiondava in corridoio e, caricando gli americani a testa bassa, gridava: “Yankee! Samurai! Kamikaze!”. Vedendosi arrivare addosso quella furia, gli americani facevano dietrofront e scappavano dentro l’ascensore. Purtroppo, poi, Beppe si ammalò: il suo corpo nudo e sudaticcio non aveva retto alle glaciali temperature dell’aria condizionata giapponese. Ritenemmo tutto questo un segno di Dio e decidemmo di non fare più Te lo do io il Giappone» • «Quando ha incontrato Berlusconi? “In Rai era dura. Attaccammo la Dc e ci salvò Pertini, che conoscevo fin da bambino, quando il nonno mi portava ai suoi comizi ad Albenga. Poi Beppe attaccò il Psi e il viaggio in Cina di Craxi: ‘Ma se qui sono tutti socialisti, a chi rubano?’. Mi chiamarono a Milano 2 per Hello Goggi. Feci venire Leo Ferré: un mito, anarchico come il nonno, almeno pensavo. Sua moglie arrivò carica di pacchi comprati in via Montenapoleone. Lui prima di andare in scena si mise davanti allo specchio e si spettinò. C’erano anche Franco e Ciccio e io, stupido e snob, dicevo: spero di non incontrarli mai. Erano invece due grandi personaggi. Ciccio lo trovavi alle quattro di notte che fissava i cigni del laghetto. Oggi li rivedo in Ficarra e Picone”» (Cazzullo 2011) • «Sì, ma Berlusconi? “Gli proposi Drive In. Un programma dissacrante, che prendesse in giro gli Anni ‘80. Lui rimase interdetto. La tv che aveva in mente era tutt’altra: Johnny Dorelli, Mike Bongiorno, la Goggi appunto; nulla di trasgressivo, una super-Rai per attirare gli sponsor. Mi disse: ‘Lei è proprio sicuro di fare questa cosa? Sì? Allora facciamola. E diamoci del tu’”. Drive In è considerato l’inizio della degenerazione televisiva. “Tanti ci hanno confuso con Colpo grosso. Drive In era satira. Il bocconiano. La modella di Armani che smoccolava in barese. Il paninaro che inventò dal nulla un linguaggio. E le ragazze fast-food: la caricatura del ritorno della maggiorata. Scoprii solo dopo che usavano un marchingegno per alzare il seno. Staino, Pietrangeli, Disegni e Caviglia, Gino e Michele: gli autori di sinistra lavoravano tutti lì”» (Cazzullo, 2011) • «Correva l’anno 1983 e mi aggiravo per i corridoi di quello che stava diventando Canale 5 quando mi apparve questo disperato. E allora mi son ricordato di averlo già visto da qualche altra parte, e di esserne già stato scioccato: in un telegiornale della Rai, intervistato da Lello Bersani. Be’, lì c’era già tutto Ezio Greggio. Presentava il suo film a Cannes, Sbamm con due m... Questo attore assolutamente sconosciuto che aveva violato il tempio mi dava l’idea di uno che era entrato nel caveau di Fort Knox, che aveva rubato a Topkapi...» (a Egle Santolini) • Nel 1988 Greggio è il primo conduttore di Striscia assieme a Gianfranco D’Angelo, che racconta: «È incredibile la genesi del programma. Così. Dal nulla. Un giorno arriva Antonio Ricci, e come se niente fosse: “Perché non proviamo una striscia d’informazione ironica?”. Il botto arrivò già dalla prima puntata».
Vita privata La moglie si chiama Silvia Arnaud. Le figlie Alessandra, Vittoria, Francesca. Dice di non essersi mai innamorato di una velina.
Quattrini «Quanto guadagni?
”Forse come il tuo direttore e, all’ora, senz’altro meno di te”.
Perché, lavori più di 24 ore al giorno?
“Io guadagno come un allenatore di calcio”.
Il mio direttore non guadagna come un allenatore di calcio.
 “A me non frega niente dei soldi. So vivere con poco”.
Nel frattempo vivi in villa lussuosa.
“Purtroppo vivo come una merda cinque giorni alla settimana in questo cazzo di residence di Segrate, mangiando schifezze. E nutrendo malanimo per quelli come te che se ne stanno mesi e mesi a Salina a ciucciarsi granite. Ma fai bene tu, suino maledetto!”» (Claudio Sabelli Fioretti, Sette, 5/5/2003) • Possiede – assieme alla moglie - la Stone srl, società che sforna i format, li vende e incassa i diritti, la Accademia edizioni musicali srl che vende diritti su sigle e canzoni e la Talent factory, che scopre talenti emergenti. Secondo Libero al 2014 possedeva terreni e fabbricati per 48 milioni (tra cui l’albergo La Pergola ad Alassio) e denaro e titoli in cassa per 52.
Politica Dice di non aver mai votato Berlusconi: «Per motivi religiosi non posso non essere di sinistra. Ho anche fondato il Movimento SSSS: Si può essere di Sinistra Senza essere Stronzi. Ho avuto molte adesioni nella base. Tra i Vip però non ho sfondato» • Non ha votato neanche per Grillo. «Siamo ancora molto amici, ma tutti compresa la moglie lo sconsigliavamo di fare politica. Ero all’estero durante le ultime elezioni. Grillo mi ha anche chiesto: “Com’è che non ci sei mai?”. E io: “Vedi Beppe, trovo funerario metterti una croce in faccia”» • Detesta Laura Boldrini. «La Madonna laica. Per me è un’ossessione, mi appare in sogno ogni notte. Mi sto trasformando in Paolo Brosio» • «Tranne che nella foto a letto con la Isoardi, Salvini è sveglio. Il suo miglior alleato è questa sinistra stremata dalla guerra per bande, incapace di ascoltare i problemi della gente. Solo la spocchia infinita, sorretta dalla presunta superiorità morale. Io non ho mai creduto ai Pupazzi della Provvidenza, ma so per certo che le Boldrini generano i Salvini. I populisti di ogni parte del mondo si somigliano, quasi trent’anni fa ho affidato il compito di rappresentarli al Gabibbo. Il Gabibbo è la pancia: non parla, rutta. Vuol significare che in tv qualunque banale pupazzo, se bercia o arringa moraleggiando, può ottenere il massimo della credibilità e popolarità» • «E Berlusconi come uscirà di scena? “Berlusconi non uscirà mai di scena. Godrà a morire sul palco, come Molière”».
Religione Non crede in Dio. «Tra l’altro ho la fortuna di non credere neppure in me stesso e non trovo attraente la prospettiva di un paradiso dove annoiarmi in eterno. Se c’è un Dio misericordioso, come il suo ufficio stampa ama presentarlo, quando mi vedrà mi accoglierà come un figlio. In fondo Striscia non ha fatto al prossimo che del bene» (Cazzullo 2020).
Curiosità Lui guarda poco la televisione. «Quella notturna che culla il mio stato comatoso. Guardo i tizi che pescano i pesci siluro al buio, nel fango» • «Tentare di far cultura con la tivù diventa un vero e proprio atto di sodomia, si va contro la natura del mezzo: è come cercare di arare un campo usando un phon» • «Non è la tivù che crea i deficienti di oggi, è la scuola che alleva quelli di domani» • «Per quanto riguarda le persone anziane, penso che la tivù abbia veramente migliorato la qualità della loro vita. Una volta i vecchi soli se ne stavano in casa, seduti a fissare le crepe del muro. Adesso si guardano la Carrà. Sempre crepe sono, ma almeno in movimento» • «Se mi vedrete in un talk, per punizione andrò una settimana a casa di Costanzo a fargli le pulizie» • Secondo Paolo Villaggio fu lui a istigare De André a mangiare un topo crudo per scommessa: «Solo un cretino farebbe un comunicato stampa per dire: “Contrariamente a quanto sostenuto dal signor Villaggio su Rai 2, non sono stato io ad aver fatto mangiare il topo crudo a De André”» • Nel suo piccolo ufficio a Milano 2 tiene una foto di Berlusconi truccato da Stalin • «Lei ha definito Berlusconi come “femmineo: porta i tacchi, usa il trucco e ha i capelli tinti”. “Confermo”. È il suo editore. “E allora? Se lo penso lo dico” Berlusconi ne sarà lieto. “Si professa come un campione del pensiero liberale. Ah, sia ben chiaro: io non ho l’esclusiva con nessuno, se non va bene sono sempre libero”» (Ferrucci) • Dice che non avrebbe problemi a lavorare di nuovo per la Rai • «Berlusconi si è mai lamentato di Striscia? “Molte volte. Fin da quando Greggio fingeva una telefonata con Moana per poi scoprire che in realtà era Berlusconi nudo. A un Telegatto lui prese da parte i miei autori e disse: ‘Per cortesia, fatela finita. Le mie zie suore ci soffrono. E non ditelo a Ricci’”. Ovviamente me lo riferirono un minuto dopo» (Cazzullo, 2011) • «E con Pier Silvio come si trova? “È abbastanza anaffettivo con tutti, vive nel Pier Mondo. Con un padre così esuberante del resto...”» (Rigatelli) • Porta la barba da quando ha 17 anni, salvo un’interruzione di un mese e mezzo a 30. «Facevo gli scherzi agli amici, gli piombavo alle spalle e li insultavo, tanto non mi riconoscevano» • La signora Franca, vedova di Ciampi, gli chiese una mandria di tapiri per i nipotini • «Detesto la montagna, il freddo, i motori, gli ipocriti, chi per darsi un tono ti parla di vino, la battuta che prolassa le palle, le minestrine, la calma piatta, i presepi eretti ad arte, le esclusive, l’esser considerato venerato maestro» • «Sono passato senza traumi da enfant prodige a vecchio malvissuto. Il problema, però, me l’ero posto: quante estati avrò ancora davanti? tre, quattro? Poi ho fatto un programma, Velone, che mi ha donato una forza incredibile. Ho visto 93enni ballare in discoteca, vedove finalmente liberate dall’uomo fare volontariato, donne allegre scambiare dentiere e stanze d’albergo con improntitudine. Allora, mi son detto, non ho più una sola estate. Non si chiude la saracinesca all’improvviso, te la giochi davvero fino all’ultimo» • «Spero di reincarnarmi. In una piattola, per continuare a stare sui coglioni».
Titoli di coda «In 30 anni di Striscia qualche rimorso? “Di essere stato a volte troppo gentile, ma non per rispetto. Solo perché a noi questi avversari servono vivi”» (Rigatelli).