Corriere della Sera, 28 giugno 2020
Montanelli era anche il capo della destra italiana
Caro Aldo,
non si può che condividere quanto affermato dallo stesso sindaco Sala che definisce Indro Montanelli come «un grande giornalista che si è battuto per la libertà di stampa, in particolar modo è stato un giornalista indipendente e forse per tutti questi motivi è stato gambizzato».
Gianluca Maria Lanza
Non ho letto abbastanza di Montanelli per giudicare la sua grandezza come giornalista, e non voglio, né posso, metterla in dubbio. Posso aggiungere solo che il fatto che si trattasse di un giornalista libero, attaccato dalle Br e maestro di un’intera generazione non cancella l’episodio della giovane africana dalla sua vita.
Andrea Caccia, Milano
Cari lettori,
in questi giorni avete scritto moltissimi messaggi sulla figura di Indro Montanelli: qualcuno critico, quasi tutti in sua difesa. Questo conferma quanto sia viva la sua memoria, e quanto lui si sottovalutasse nel sostenere di essere stato «Soltanto un giornalista», come recita il titolo del suo splendido libro di memorie (raccontate a Tiziana Abate e pubblicate da Rizzoli).
Indro Montanelli non era soltanto il più bravo giornalista d’Italia; rappresentava molto altro. Era anche il capo della destra italiana. Il leader di un partito che non c’era, di un’area molto vasta che si lasciava a destra i neofascisti – Montanelli ai tempi di Salò era in galera e fu condannato a morte – e a sinistra i morotei e in genere i democristiani che volevano l’alleanza con i comunisti. I diari di Montanelli confermano che negli anni 70 il grande Indro lavorò moltissimo perché quest’area – liberali, conservatori, moderati, democristiani contrari al compromesso storico – si unisse e si organizzasse. Ovviamente Montanelli non si pensava segretario di partito; ma avrebbe voluto dare consistenza politica a un mondo per cui già rappresentava il punto di riferimento morale e culturale. Un mondo che si riconosceva nel Giornale che lui aveva fondato, con Enzo Bettiza e altri giornalisti importanti del Corriere . Anche questo aiuta a capire il suo scontro con Berlusconi. Non soltanto un giornalista libero come Montanelli non poteva sostenere l’avventura politica del suo editore; in qualche modo si vedeva usurpato un ruolo, proprio mentre la destra italiana diventava partito e viveva una mutazione culturale, i cui esiti sono sotto gli occhi di tutti. A quel punto la sinistra si innamorò tardivamente di lui, dopo averlo insultato e disprezzato per decenni.