Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  giugno 28 Domenica calendario

Parla Vittoria, figlia di Gassman e di Shelley Winters

Vittoria Gassman non ha mai voluto far parte del mondo dello spettacolo: è un medico geriatra stimato e appassionato che esercita la professione a Westport, nel Connecticut, dove vive da molti anni insieme alla famiglia composta dal marito Bob, scrittore, e i figli Harry, 27enne giornalista attualmente in Ucraina e Ben 23enne che ha deciso di dedicare la vita alla difesa dell’ambiente. «Credo che papà e mamma sarebbero entrambi fieri dei nipoti – dice con un sorriso orgoglioso – Anche se nessuno dei due ha seguito la strada dello spettacolo».
Qual è il primo ricordo dei suoi genitori?
«Hanno divorziato quando avevo solo un anno e mezzo e quindi non ho avuto l’esperienza di vederli insieme. Ho vissuto in America con mia madre e i miei ricordi infantili sono legati soprattutto al marito Anthony Franciosa che purtroppo soffriva di gravi disturbi mentali. Tuttavia in occasione delle ricorrenze religiose – e ovviamente del mio matrimonio- mamma ha fatto di tutto perché papà venisse».
E il ricordo più felice?
«E legato proprio una di queste ricorrenze: mamma scrisse una lettera a papà perché intervenisse alla mia laurea ad Harvard, ma lui era in uno dei suoi periodi di depressione. In un primo momento ha risposto che non sarebbe venuto, e a quel punto mia madre scrisse una lettera lunghissima e infervorata parlando persino dell’evoluzione del mondo dai tempi dei dinosauri: papà si presentò a sorpresa e io mi commossi sino alle lacrime. Compatibilmente con la cultura dell’epoca è stato un un padre affettuoso e attento a inventare ogni scusa per venirmi a trovare. Una volta lo fece dicendo che doveva approfondire le ricerche su Kean -una sua fissazione- e venne ad Harvard. Un giorno si sedette in classe con me mentre il mio professore stava facendo una lunga lezione su Una tragedia americana di Theodore Dreiser. A un certo punto cito’ l’interpretazione di mia madre in Un posto al sole elogiandone l’umanità e la profondità: lo fece senza sapere che io fossi la figlia e non accorgendosi che papà era nell’aula Magna. Ricordo che ci guardammo negli occhi orgogliosi e commossi».
Cosa crede di avere preso da suo padre e sua madre ?
«Credo di aver imparato da loro a narrare storie. Lavorando con gli anziani è un elemento fondamentale: l’ho ereditato dal loro talento recitativo e della grande cultura con cui studiavano i testi».
Cosa li attirava l’un l’altro ?
«Il talento indubbio che avevano e la volontà di insegnare raccontando storie. Erano profondamente umani, passionali, curiosi e un po’ viziati».
Qual è la loro interpretazione che preferisce?
«Credo che papà abbia dato il suo meglio nel Sorpasso mamma in Un posto al sole. Ma è magnifica anche un ruolo a fine carriera: Stop a Greenwich Village, anche perché quel personaggio le assomiglia molto».
Quale è l’ultimo ricordo che ha di loro due?
«Dopo il matrimonio ho visto poco papà. Forse l’ultimo ricordo è una piccola scena del film La bomba diretto da mio fratello Alessandro: si vede tutto l’amore e il rispetto che avevano l’uno per l’altra». ant. mon.