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 2020  giugno 27 Sabato calendario

Ancora sull’autobiografia di Woody Allen

La prima parte di A proposito di niente è un magistrale (ed esilarante) romanzo di formazione. La formazione di un comico che nasce in una famiglia scombiccherata. Il padre e la madre sono diversi tra loro «come il protagonista di Bulli e pupe e Hannah Arendt». Il padre è tassista e galoppino di gangster (nomi illustri come Albert Anastasia). La madre somiglia a Groucho Marx. I genitori non vanno d’accordo su nulla, «a parte Hitler e le mie pagelle». Al figlio, il futuro Woody Allen, piacciono il cinema (formidabile antidoto al «nemico numero uno, la realtà»), gli sport e si strugge, ancora minorenne, per il dry Martini. Ovviamente gli piacciono pure le ragazze dal look esistenzialista dell’epoca: «capelli lunghi e lisci, niente rossetto e poco trucco, maglioni a dolcevita neri». Ragazze engagé che brandivano «copie della Metamorfosi di Kafka con annotazioni ai margini tipo “Sono d’accordo” o “Cfr. Kierkegaard”», spiazzando quel piccolo farabutto, baro a poker e illusionista, che di scrittori conosceva soltanto (il sangue non è acqua) Mickey Spillane: «l’unico poeta che fossi in grado di citare». Woody Allen ha scritto il romanzo della sua vita, bello come i suoi film più belli, all’incrocio tra Amarcord e Chaplin. Ma non basta. A proposito di niente contiene anche un secondo romanzo di tutt’altro registro, una storia tragica che si inoltra nei territori del Dickens più nero: infanzia maltrattata, orfanotrofi dell’orrore, sevizie, pedofilia. È la storia di Mia Farrow, dei suoi figli adottivi (compresa quella che si innamorerà e diventerà la moglie di Allen), dei processi alla Kafka, della riedizione sessuale della caccia alle streghe maccartista (la strega sarebbe Woody) che sta infelicitando il pianeta. Il verdetto finale è che Allan Stewart Königsberg (New York, 1° dicembre 1935), in arte Woody Allen, è innocente, che è un uomo buono, che è il più grande comico vivente, che è uno straordinario romanziere (sulla sua pelle). La sentenza è inappellabile.