il Giornale, 27 giugno 2020
Il matrimonio al tempo del Covid
Quando le cose vanno bene, lei le deve far andare ancora meglio. Perché anche un solo graffio su quella giornata, è uno sfregio eterno. Quindi, anche se non si tratta di un’operazione a cuore aperto, la faccenda è delicata. E il cuore c’entra comunque. «Il giorno del sì è una produzione, ed è fondamentale che si rispetti una scaletta precisa» racconta l’international wedding planner Giorgia Fantin Borghi (titolare dell’omonima agenzia milanese) «e la cosa più importante è che il matrimonio assomigli agli sposi».
Ma oggi più che mai, le cerimonie assomigliano anche al periodo che stiamo vivendo perché risentono delle nuove norme e delle cautele che tutti devono adottare dopo il Covid. L’amore ai tempi del Coronavirus.
Cambiano gesti e spazi ed estetica. Anche se «non è un male, da certi punti di vista» spiega Fantin Borghi che è anche esperta di Arte della Tavola e di Buone Maniere e autrice di libri sull’argomento «volendo, si trovano aspetti positivi: sono richieste più puntualità e precisione, il numero degli ospiti è ridotto, il distanziamento dei posti a tavola è aumentato, io sono una fervida sostenitrice del 60x45 che è lo spazio da dedicare alla mise en place di ogni commensale e ora è anche più ampio, si evitano i buffet che io non ho mai amato, e gli assembramenti fuori dalla chiesa in attesa della sposa che tra l’altro lasciano il neo marito solo tra le panche sguarnite».
E ancora, tra i nuovi gesti «si evita il lancio del bouquet, ed è un sollievo perché non c’è nulla di più triste di un bouquet lasciato cadere a terra e ultimamente succedeva spesso. Forse perché le ragazze si sentono a disagio nell’afferrarlo, o perché lo considerano un gesto dal quale emanciparsi, non so. Fatto sta che adesso il problema non sussiste. Io suggerisco sempre alle mie spose di dividerlo in mazzetti e regalarli alle amiche del cuore».
Gli studi in Filosofia, un incarico alla banca d’affari Merrill Lynch come Marketing & Events Coordinator, per la quale ha seguito l’organizzazione e la gestione di tutti gli eventi per l’Italia e un’esperienza nel protocollo nazionale e internazionale affianco all’ex ambasciatore americano Reginald Bartholomew, allora Presidente della Società, ma, soprattutto, il dna della nonna, esperta come e prima di lei nell’arte del ricevere e del gestire al meglio una casa.
Fantin Borghi organizza matrimoni per sposi italiani e stranieri e spiega che è fondamentale entrare in empatia, osservare le coppie per comprendere le dinamiche e capire cosa si addica loro. «Sono tornati a sposarsi i giovani, prima vedere una coppia sotto i trent’anni era una rarità. Ma si è tornati un po’ alle cose di una volta, alle belle cose di una volta con twist moderno. Perché l’unica cosa che il tempo ci restituisce è ciò che è bello. Le esigenze e gli stili variano molto a seconda che si tratti di sposi italiani o stranieri e cambiano a loro volta a seconda del Paese di provenienza. Gli italiani (tra i suoi clienti annovera soprattutto industriali e nobili famiglie, ndr) mantengono volutamente profili più bassi, mentre chi viene dall’estero cerca l’italianità in tutto: dal cibo agli oggetti, alle atmosfere». E lei le crea, le fabbrica, le incornicia. Dalla location alle candele, passando per gli abiti, la cena e la cura degli ospiti. Perché studia, continua a studiare Fantin Borghi: luoghi, storia, materiali, usanze... Confeziona sogni, li impacchetta e li consegna. Intuendo ciò che spesso la gente neppure sa di desiderare.
Il suo matrimonio? Intimo, raffinato, coinvolgente. «Bisogna entrare nelle persone, aver cura dei ricordi che avranno tra tanti anni. Di quel ricordo. Alla fine di tutto, resto una di famiglia».