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 2020  giugno 27 Sabato calendario

Il torneo di Robinson. Il noir si addice ad Attica

I gialli vanno di moda e il mercato ha accolto bene le gialliste donne, specie se americane. Oggi se ne esaminano quattro e sabato prossimo sarà la volta di altre quattro.
Ecco i libri:
Samantha Downing Il matrimonio dei segreti, Newton Compton
Anna Katharine Green Non è un mestiere per uomini, Marsilio
Jessica Knoll La sorella preferita, Rizzoli
Attica Locke Texas Blues, Bompiani


Ed ecco i risultati dei sei confronti: Downing — Green 4 — 5 Knoll — Locke 1 — 9 Downing — Knoll 9 — 1 Green — Locke 2 — 7 Downing — Locke 5 — 3 Green — Knoll 10 — 2


Classifica: Locke 4 (19) Downing 4 (18) Green 4 (17) Knoll 0 (4) Ed ecco i giudizi dei lettori.




ATTICA LOCKE
Come ha ben notato Enza Monia Sanfilippo, agrigentina che insegna inglese al liceo classico di Carmagnola, Texas Blues è costruito sulla simmetria. Siamo nel piccolo centro di Shelby Count, nel Lark, 178 abitanti, Texas orientale, villaggio tagliato in due dalla Highway 59. « Da una parte della strada il locale per colored di Geneva Sweet. Dalla parte opposta la casa dei potenti Jefferson e il locale dove si ritrovano i bianchi. Musica blues da una parte, musica country dall’altra. Due cadaveri: un avvocato nero e una cameriera bianca. Indaga un ranger nero e con lui c’è lo sceriffo di Lark». Patrizia Fabbri Olivieri, 55 anni, italo-venezuelana, adesso bancaria a Ferrara,«mai diventata una signora » : « Quando il libro si conclude ti sembra di aver letto un articolo di cronaca sull’America». Catia Rizzetto, 56 anni, friulana di Bologna: «Leggendo il libro viene davvero voglia di salire su un pick up e guidare con i finestrini aperti lungo la US Highway 59, fermarsi al Geneva Sweet’s Sweets e ordinare fagioli dall’occhio con coda di bue mentre dal juke box Maliah Jackson canta Silent Night. Consiglio, durante la lettura, di ascoltare i musicisti blues che la Locke cita, Lightnin’Hopkins, John Lee Hooker, Koko Taylor » . Secondo Giovanni Cassano, barese, 24 anni e due anni di esperienza in Polonia, il vero protagonista del libro è il juke-box, «un personaggio apparentemente statico, immobile, il quale sembra sempre indovinare le canzoni che quasi vanno incontro ai personaggi, proprio come la musica dà voce a noi nella vita vera». Altri elementi: l’odore di pesce gatto fritto, i « tramonti melati e indifferenti » ( Carmen Di Leo), « il bourbon liscio, le camicie button- down, la two- step dance, lo stetson» (Letizia Baldi). Numerose proteste per gli strani nomi afroamericani. Umberto Maffei sente, in questo romanzo e in quello della Knoll, « la mano di scrittrici uscite da scuole di scrittura creativa, cioè c’è un che di artificiale e leggermente furbo nel racconto».


SAMANTHA DOWNING
Ne Il matrimonio dei segreti vediamo all’opera non un serial killer, ma una coppia di serial killer, marito e moglie che si dedicano ad ammazzar ragazze per provare nuove emozioni. Si tratta, per il resto, di una famiglia modello: « Un marito, maestro di tennis; la moglie, agente immobiliare; i figli giovani e studenti. Fanno un quadro perfetto» (Nicola Cincotta, 34 anni, farmacista di Taormina). Siamo in Florida, località Hidden Oaks, e il quadro perfetto suggerisce un paio di domande a Elisa Accetta, 32 anni, siciliana dai tratti normanni: «Riscattare la mediocrità di esistenze irrisolte e ridare slancio ad un matrimonio infiacchito dalla routine? Si può essere spietati assassini e, allo stesso tempo, bravi genitori?». «Le prime cento pagine — scrive Paola Ruggiero, 58 anni, bancaria romana a Carpi — sono cosi avvincenti da non riuscire a fermarsi. Le altre, pesanti, lente » . Gianluca Bianchi, 46 anni, da Cantù: «Un thriller solido. I meccanismi narrativi tengono e, scavallata la prima metà del libro, il desiderio di capire come vada a finire è forte. In 375 pagine non si fa mai il nome del protagonista maschile ». Severo l’architetto bolognese Piero Orlandi, 67 anni: «Il romanzo della Downing sembra un mare piatto e sempre uguale dove galleggiano i rifiuti: cartacce di hot dog, berretti da baseball, palline da tennis, chiazze di vomito e di sangue. La città non contiene altro che automobili, telefoni cellulari, televisioni, donne morte e molto altro vomito, mancano i paesaggi (quello descritto più minuziosamente è fatto di sole ed uccellini, alla pagina 335), le persone ( che hanno solo dei nomi, ma nessun carattere fisico e psicologico), i pensieri, la storia, la natura. Si può andare dall’inizio alla fine o dalla fine all’inizio come in una sola parola palindroma, tanto la scrittura è sempre uguale e la sua materia anche». Altri lettori critici: Cristina Tanzini: « Lettura estiva, da spiaggia o da balcone. I loro disturbati figlioli mangiano cibi sani e hanno pensieri malati » . Maria Cesarina Tasselli: « Non promette ciò che non può mantenere » . Fausto Belliscioni: « Non è Simenon».


ANNA KATHARINA GREEN
Uno Sherlock Holmes in gonnella, mandato in libreria dieci anni prima che Conan Doyle inventasse il suo detective. Si chiama Violet Strange, «è una giovane donna della buona società di una New York di fine Ottocento che trascorre le sue serate tra tè, spettacoli e feste danzanti » ( Giuseppe D’Onofrio, ematologo romano, 69 anni). La misteriosa Nausica Greci: « Lettura fresca, pulita, agile che non si farebbe difficoltà a considerare contemporanea. L’arguta, giovane investigatrice di bon ton è aggraziata, intrigante, antesignana delle più note colleghe detective. Scoprire, poi, dopo la lettura del libro, che la Green è nata nel 1846 e ha attraversato nella sua lunga vita la I guerra mondiale, la crisi del 1929 e altri eventi catastrofici, illumina ancor di più il nitore della sua scrittura. La giovane signorina Violet Strange, strana di nome e di fatto, è attraente per la sua tendenziale indifferenza al contesto che la circonda e per il suo allure europeo o, meglio, per il suo bon ton francese e per la singolare caratteristica di non dare troppo credito alle apparenze ». I lettori hanno lamentato che il volume sia stato gonfiato dall’editore: invece della serie completa dei nove racconti, ne sono stati pubblicati solo tre e s’è fatto spessore ricorrendo alla stampa del testo a fronte, lodevole anche se forse non così indispensabile in questo caso.


JESSICA KNOLL
Un romanzaccio, si direbbe, leggendo le pressoché unanimi stroncature dei lettori: «L’impressione è che l’autrice abbia messo in un frullatore tutte le parole più ricercate su Google trends e poi le abbia shakerate tirando fuori una storia dove si parla di tutto e di niente», scrive Lorena Galli, 47 anni, ingegnere di Cava dei Tirreni. La storia è quella di un gruppo di donne che partecipano a un reality di successo. E una di queste donne — obesa e omosessuale — è morta. «Vuoto » ( Silvia Reggiani), « Post- femminismo e sessualità LGBT affrontati infelicemente. Prova disastrosa» (Viviana Petrozziello), «Inutilmente prolisso» (Calogero Messina), « Un’accozzaglia di capitoli assemblati alla rinfusa » ( Alessia Bandini), eccetera. È praticamente inutile continuare. Ma è interessante il ragionamento di Ruxandra Dragoescu, 42 anni, metà della vita passata in Romania e l’altra metà a Napoli: «Non mi è piaciuto per niente il libro La sorella preferita, all’inizio facevo fatica a leggere alcune pagine al giorno. Eppure mi rimarrà impresso nella memoria. Eppure è il primo libro che inizia a piacermi di più dopo le prime duecento pagine. Mi ricordo che una volta un oboista romeno mi raccontò la storia del suo esame al Conservatorio di Iasi. Lui e la moglie si conobbero lì: giovanissimi, venuti dai villaggi, avevano imparato da soli a suonare. Lui oboista e lei violoncellista. Il maestro scelse loro. Disse: “Io ho bisogno di questi due suoni nella mia orchestra”. Al Conservatorio i professori portavano gli allievi a sentire dei concerti importanti, ma gli facevano sentire anche gente che non sapeva suonare: “ per imparare come non si deve suonare”. Ecco, senza essere snob, io preferisco gli Chopin della letteratura, ma qualche volta ho bisogno di sentire anche chi non sa suonare».
I nomi e le scelte di tutti i giurati, con le loro motivazioni, si trovano sul mio blog (http://torneoletterariodirobinson. blogautore.repubblica.it/).
Ricordo che ho cominciato a organizzare il grande torneo nazionale per scegliere il più bel libro di narrativa del 2019. Procedo facendomi aiutare dai circoli di lettori che, a centinaia, sono sparsi in tutta Italia. Chi fa parte di un circolo, o lo presiede, e vuole partecipare, mi scriva a torneoletterariodirobinson@giorgiodellarti.com.
(mi ha aiutato Jessica D’Ercole)