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 2020  giugno 27 Sabato calendario

Il Cristo sparito visto da vicino

Quando nell’estate 2011 fu presentato per la prima volta in pubblico un Salvator Mundi attribuito a Leonardo da Vinci, fu indubbio che si trattasse di una scoperta importante. Il dipinto era magnifico. Ma sulla sua attribuzione si manifestarono subito ampie divergenze di opinione. A giudizio immediato e categorico di una serie di esperti di prim’ordine pareva che l’opera fosse stata eseguita da Leonardo totalmente di sua mano. Alcuni dettagli in effetti lo suggeriscono, come le unghie del Salvatore, dalla caratteristica forma, nonché le piegoline in filigrana e i ricami della veste, particolari che richiamano altri dipinti di Leonardo. A favore dell’attribuzione del dipinto allo straordinario artista fiorentino depongono inoltre alcuni “pentimenti” e il magistrale uso della luce e dello sfumato. Anche sulla base di queste argomentazioni nel novembre 2017 l’opera è stata battuta all’asta da Christie’s a un prezzo record. Da allora è un mistero dove si trovi, nessuno è in grado di affermarlo con sicurezza. Per semplicità chiameremo quindi il dipinto “il Salvator Mundi di New York”.
Sia prima che dopo l’asta newyorchese però sono sorte parecchi obiezioni contrarie all’attribuzione senza riserve dell’opera a Leonardo: il dipinto, prima della scoperta, si trovava in pessimo stato di conservazione deturpato da numerosi interventi pittorici successivi. L’ampia opera di restauro, dovuta soprattutto alla restauratrice newyorchese Dianne Modestini, ha quasi completamente cancellato queste pecche. Il Salvatore come lo vediamo oggi è anche un capolavoro della restauratrice. L’aura suggestiva del dipinto è quindi da ricondursi in una certa misura al restauro. Contro l’attri-buzione senza riserve a Leonardo depongono anche la schematicità dei boccoli del Cristo, nonché l’incarnato pallido, cereo, della mano benedicente. Inoltre ampie parti della veste risultano poco leggibili. Vale ad esempio per una piega a forma di omega sul lato sinistro. Sia in un disegno preparatorio di Leonardo che anche in varie copie (o varianti) del Salvatore, opera di artisti della bottega, questo dettaglio è però ben individuabile.
Un dettaglio ulteriore e molto importante lo ha rivelato il restauro di una di queste copie, che si trova oggi in San Domenico Maggiore a Napoli ed è stata esposta nell’autunno scorso nella mostra Leonardo a Roma alla Villa Farnesina. In questo dipinto, dopo il restauro, si distinguono benissimo non solo la piega della veste a forma di omega, ma anche la barba di Cristo, che stranamente è assente nel Salvator Mundi di New York. Neppure gli esami tecnologici complessi condotti sul dipinto hanno finora rivelato la minima traccia di barba. Può darsi quindi che il Salvator Mundi newyorchese sia un’opera incompiuta. Questa ipotesi è surrogata ad esempio dal fatto che in alcune parti della porzione inferiore della veste non compaiono dettagli. Inoltre il Salvator Mundi di New York non viene citato da nessuna fonte antica, al contrario di altri dipinti, realizzati da Leonardo dopo il 1495. A quei tempi non rientrava apparentemente nelle opere completate dalla mano del maestro.
Nonostante le critiche, bisogna osservare che il Salvator Mundi idealmente è un dipinto di Leonardo. Senza dubbio si devono a lui l’ideazione e lo studio dell’opera, molto probabilmente ne ha anche realizzato delle parti. Altre parti invece sono opera dei suoi allievi. Quale sia la portata dei loro interventi probabilmente non potremo mai dirlo per via dei danni riportati dal dipinto e del restauro. Ma forse non è nemmeno così importante. Sarebbe molto più importante sapere cosa abbiamo realmente davanti. È stato sempre sottolineato che Leonardo nel suo Salvatore ha utilizzato una formula pittorica tradizionale e statica, una scelta insolita, perché quasi tutte le altre sue opere si distinguono per il grande dinamismo. Perché allora ha dato inizio a un dipinto così tradizionale e di conseguenza atipico? Una possibile risposta potrebbe essere questa: il Salvatore era un’opera su commissione, alla cui realizzazione Leonardo a un certo punto perse interesse. Non sarebbe affatto strano. Persino opere dinamiche e innovative come la Sant’Anna Metterza del Louvre sono state lasciate incompiute dal maestro. È ancor più verosimile quindi che abbia rinunciato a completare un dipinto molto tradizionale e statico come il Salvator Mundi, il che spiegherebbe anche il motivo per cui il quadro non è citato dalle fonti contemporanee del maestro. Ma questo resta da vedere perché, se guardiamo alle numerose scoperte degli ultimi anni, non è in realtà improbabile che prima o poi emerga nuova documentazione sul Salvator Mundi di Leonardo.
L’autore è docente di Storia dell’arte presso l’Università di Lipsia (Traduzione di Emilia Benghi)