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 2020  giugno 27 Sabato calendario

Le proposte di Cottarelli contro la burocrazia

Sono 91 proposte, “semplici”, come spiega il titolo del dossier che Carlo Cottarelli stamattina invierà per posta alla ministra della Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, per combattere la burocrazia. Dialogo tra imprese e uffici statali, edilizia privata e pubblica, appalti e tasse: quattro temi che fanno impazzire gli italiani, che rallentano l’economia e fanno perdere fiducia nello Stato. Spesso, e questo aumenta le responsabilità di chi non è intervenuto fino ad oggi, si tratta di soluzioni facili e di buon senso oppure già adottate in alcune regioni: introduzione del silenzio-assenso, digitalizzazione, eliminazione delle duplicazioni, taglio di modulistica e documenti inutili. «Il metodo di questo rapporto è importante», dice Carlo Cottarelli, l’economista che guida l’Osservatorio della Cattolica, punto di riferimento del dibattito sul nostro Paese. «Abbiamo ascoltato direttamente le associazioni e la voce delle imprese, per capire quali sono le vere difficoltà poste dalla burocrazia in Italia », aggiunge. Le proposte – cui ha collaborato anche dal think tank Nord Est - rivelano che c’è moltissimo da fare e che spesso paradossalmente basterebbe un po’ di buona volontà.
Tasse cervellotiche
Qualcuno sa che si pagano ancora i diritti all’Ente Risi? Oppure che c’è la tassa regionale sulla raccolta dei funghi? Così 19 microimposte, catalogate con cura dal rapporto, che danno un gettito di soli 685 milioni all’anno, potrebbero facilmente essere cancellate con un tratto deciso di penna. Oppureproposta n.61 – perché non convertire da lire in euro tutti gli importi espressi nella vecchia valuta nel Testo unico delle imposte sul reddito? Sembra paradossale ma ciascuno deve ogni volta rifare i calcoli degli importi da solo. Certo Cottarelli parla anche della necessità di un riordino delle aliquote Iva ma soprattutto la lingua batte dove duole il dente della semplificazione. «Certo sono cose semplici, ma da qualche parte bisognerà pur cominciare», commenta l’economista. A partire dalle scadenze fiscali. Recita la proposta n.67: perché non unificare i versamenti dell’Imu di giugno e dicembre con quelli, vicini, dell’Irpef: si eviterebbe di andare due volte in banca a distanza di pochi giorni.
La fatica burocratica in azienda.
Vale la pena raccontare le proposte n.1 e n.2 del dossier dell’Osservatorio. Si dice: dare accesso agli organi ispettivi al Cassetto digitale dell’imprenditore. Semplice, sì. Perché esiste il Cassetto digitale, è tenuto dalle Camere di commercio, è facilmente accessibile su Internet, contiene l’identikit dell’azienda a partire dal bilancio. Basterebbe un click, invece se c’è una ispezione lo Stato opera “in presenza” e chiede il cartaceo. La proposta n.2 mira ad abolire il Libro unico del lavoro (Lul), il vecchio libro paga: i dati relativi a compensi e contributi stanno già all’Inps, basterebbe inserire solo le presenze nel database dell’ente previdenziale. E che dire del modello 770 che serve alle imprese per operare le ritenute Irpef ai dipendenti e del Cu (Certificazione unica) che serve semplicemente per certificare gli stessi versamenti al dipendente. Unificare, propone il rapporto.
Edilizia: i 66 documenti cartacei in cantiere.
Se un’impresa apre un cantiere, regolarmente autorizzata, in caso di ispezione deve conservare ed essere in grado di mostrare ben 66 documenti, più o meno importanti. Il problema è che la normativa non è chiara e in caso di ispezione vengono richiesti in forma cartacea. La proposta n.6 dispone che sia mantenuta solo in un cloud e che l’ispettore la consulti con il tablet. Senza contare la trafila delle autorizzazioni per l’avvio di lavori a carattere edilizio privati (dalla manutenzione straordinaria a tramezzi o nuovi edifici): sono necessarie le note Cila (Comunicazione inizio lavori), Scia (Segnalazione inizio attività) e il permesso di costruire. Il punto è che si può cominciare ma l’ufficio tecnico comunale può bloccare tutto. La proposta dice semplicemente di introdurre una verifica preventiva attraverso una conferenza dei servizi telematica (Asl, sovrintendenze, autorità bacino) per evitare sorprese; come del resto già esiste in Emilia Romagna. Niente di rivoluzionario.
L’appalto kafkiano.
Il numero di documenti per poter partecipare a bandi gare e appalti è «elevatissimo», dice Cottarelli, e richiede l’invio sia telematico sia cartaceo degli stessi documenti a più soggetti della pubblica amministrazione. Già qui c’è molto della spiegazione del sistema-Italia. Le proposte sono drastiche: ridurre il numero delle stazioni appaltanti, standardizzare la modulistica, limitare il ruolo e i ritardi del Cipe, limitare l’intervento del Consiglio superiore del lavori pubblici ai progetti sopra i 200 milioni, introdurre il silenzio assenso per la registrazione della Corte dei conti. Limitare l’uso dei protocolli dei pareri preventivi dell’Anac (l’autorità anti corruzione) da parte delle amministrazioni.
E le telefonate dell’Istat?
La statistica è sacra, ma spesso le piccole imprese non hanno il tempo di stare ore al telefono con l’intervistatore di turno. Conclusione: se c’è il cartaceo, va abolito l’obbligo di rispondere verbalmente. Oppure il cambio di residenza: potrebbe essere il Comune a comunicare la variazione alle altre amministrazioni dello Stato (Agenzia delle Entrate, Inps, Inail ecc.). Sarebbe più semplice, no?