Avvenire, 26 giugno 2020
Mozart massone e cattolico
La musica di Mozart è lo specchio della sua fede cattolica? «Forse una risposta può arrivare ascoltando il suo celebre mottetto Ave Verum Corpus. È una delle poche composizioni scritte di sua iniziativa, senza che gli venisse commissionata. Quasi certamente era dedicata all’amico e direttore del coro Anton Stoll e Mozart la ideò in occasione della solennità del Corpus Domini nel 1791». Peter Tschuggnall, docente di scienze socioculturali all’Università di Innsbruck, racconta il genio di Salisburgo a cui ha dedicato il volume Mozart und die Religion (“Mozart e la religione”). E torna su una delle questioni che ancora è tema di accese discussioni: l’enfant prodige austriaco era cattolico o massone? Appartenenze oggi inconciliabili. «Come notava il biografo del maestro, Alfred Einstein, non era inusuale nella seconda metà del Settecento essere cattolici e far parte di una loggia», afferma lo studioso con un passato da professore alla Facoltà teologica di Innsbruck. Fulcro del suo impegno è il filone di ricerca che lui stesso ha ribattezzato
Theo-art Comparative. Perché unisce teologia, arte e letteratura.
Professore, Mozart era un cattolico convinto? Già il nome Amadeus significa «colui che ama Dio». E l’epistolario testimonia la sua fede.
Esiste una così ampia quantità di lettere di Mozart che ha pochi equivalenti in altri artisti. Esse ci mostrano il suo volto pubblico ma anche quello privato. E fra i molti aspetti che emergono c’è la dimensione religiosa. Wolfgang Amadeus era stato battezzato nella Cattedrale di Salisburgo appena dopo la nascita avvenuta nel 1756. E come suo precettore spirituale, oltre che come insegnante di musica, aveva il padre Leopold che era molto severo e coerente. Ad esempio invitava continuamente il figlio a ricevere i sacramenti e a osservare i precetti della Chiesa. Non mancarono le incomprensioni con l’arci- vescovo di Salisburgo, Geronimo di Colloredo, che considerava Mozart alla stregua di un dipendente: era l’organista di corte. Eppure si deve agli anni salisburghesi la maggioranza dei suoi capolavori sacri: messe, cantate, litanie, vespri, sonate.
Ma negli anni a Vienna, dal 1781 fino alla morte giunta a 35 anni, ha scritto anche la Messa in Do minore, la cantata Davide penitente, l’Ave Verum Corpus e poi il Requiem rimasto incompiuto.
La Grande Messa è frutto di un voto fatto da Mozart stesso: la futura moglie Constanze era malata e Amadeus desiderava condurla a Salisburgo, una volta sposata, per farla conoscere al padre che si opponeva al matrimonio. È un’o- pera incompiuta. Ma ha una libertà che deriva dall’assenza di vincoli stilistici imposti da un mecenate. Il Requiem, invece, gli fu chiesto da Franz Graf von Walsegg dopo la morte della moglie probabilmente nella primavera del 1791. Prima di terminarla, Mozart si ammalò e morì il 5 dicembre 1791. La questione dell’ultimo respiro di un uomo era ricorrente nella mente di Amadeus. Nel 1787, scrivendo al padre malato, gli aveva confidato che ogni giorno, prima di addormentarsi, pensava alla morte ma non la temeva. E ringraziava Dio di avergli concesso di vedere la morte come chiave di sincera beatitudine. Una visione, la sua, influenzata sicuramente dalle Scritture. «Dio è per noi rifugio e forza», dice il Salmo 46. Nel luglio 1765 a Londra Mozart l’aveva messo in musica nel mottetto intitolato appunto God is our refuge.
Perché la scelta di entrare nella massoneria?
Per avere una cerchia di amici nella Vienna dell’imperatore Giuseppe II, molto favorevole alla presenza delle logge. E poi per avere finanziatori, sostenitori. Non è un segreto che molti degli amici della Libera Muratoria lo abbiano salvato più volte dai debiti da gioco.
Alcune delle sue opere liriche come Le nozze di Figaro o Il flauto magico sono massoniche? O solo condite di umorismo?
La prima è un’opera buffa che si basa su una commedia di Beaumarchais e ha al centro il contrasto tra l’aristocrazia e la borghesia. Il flauto magico è un “mixtum unico” sia per l’approccio musicale, sia per le fonti letterarie. Sarebbe assurdo negare alcuni elementi massonici tra cui le arie di Sarastro e il simbolismo numerico. Ma vanno tenuti ben presenti gli aspetti ludici e favolistici. Comunque, si tratta di un’«opera aperta», direbbe Umberto Eco.
Papi e teologi amano Mozart. La sua musica rivela la “voce” di Dio?
Rispondo che è un “mistero”. Da Hans Urs von Balthasar a Joseph Ratzinger, sono molti i fan delle sue composizioni. Il protestante Karl Barth scriveva che gli angeli, quando in cielo rendono lode a Dio, suonano Bach, ma quando si trovano fra loro preferiscono Mozart. Appassionato del genio austriaco era anche Sören Kierkegaard che si considerava «autore religioso». Aggiungo che nel 1985, per la festa dei santi Pietro e Paolo, Giovanni Paolo II volle che la Wiener Philharmoniker eseguisse nella Basilica Vaticana la Messa dell’incoronazione di Mozart diretta da Herbert von Karajan.