Il Sole 24 Ore, 26 giugno 2020
Wirecard dichiara insolvenza
«Imminente insolvenza e indebitamento eccessivo». Sulla base di queste due motivazioni e nell’impossibilità al momento di onorare due prestiti in scadenza per 800 milioni il 30 giugno e 500 milioni il primo luglio, Wirecard AG, società tedesca con sede a Aschheim in Baviera e specializzata nella fornitura su scala mondiale di servizi per sistemi di pagamento elettronici, ha comunicato ieri di aver presentato presso il tribunale di Monaco la domanda di apertura di procedura di insolvenza. Nel tardo pomeriggio, la procura ha confermato la dichiarazione di insolvenza fatta «per proteggere gli interessi di clienti, creditori e dipendenti». Sotto il peso di 3,5 miliardi di debiti con una quindicina di grandi banche internazionali e a fronte di asset difficilmente stimabili e per la gran parte intangibili, mentre la clientela corporate disseminata in tutto il mondo si sta dando alla fuga, il gigante Wirecard è in ginocchio, in attesa che la procura accolga la richiesta di fallimento.
La richiesta dell’avvio della procedura di insolvenza, che prevede la nomina dell’amministratore giudiziario da parte del tribunale fallimentare, non è stata estesa ieri alle controllate. Wirecard bank, l’unica entità nella galassia Wirecard ad essere vigilata dal supervisore Bafin come «banca meno significativa», è rimasta illesa, tenuta fuori dalla richiesta di insolvenza essendo un’entità legalmente separata dalla casamadre.
Spetta ora al regolatore decidere il destino della banca di Wirecard, con i suoi 1,7 miliardi in depositi e con una licenza pesante di “acquirer” (soggetto che eroga servizi di autorizzazione di pagamenti effettuati con carte di credito e di debito) tramite contratti con Visa, MasterCard, American Express, China UnionPay, Diners Club e altri per gestire pagamenti in 124 Paesi in 17 valute. I depositi presso Wirecard bank, che risultavano pari a circa 1,7 miliardi lo scorso settembre ma che dovrebbero essere crollati nei giorni scorsi, sono garantiti fino a 100.000 euro dallo schema di garanzia delle banche tedesche che arriva a proteggere fino a 500.000 euro nel caso di vendita di casa o eredità. Wirecard Bank AG è anche membro del fondo di protezione dei depositi delle banche private che mette a disposizione fino a 19,7 milioni per depositante. Bafin dovrà stabilire se Wirecard Bank AG è solvente e soprattutto è in grado di proseguire la sua attività: Bafin ha comunque per ora fatto in modo che i depositi oltre i 100.000 euro presso la banca non possano essere aggrediti per sanare i debiti con i creditori della casamadre, in quanto la banca non rientra nella richiesta di insolvenza presentata ieri.
Wirecard AG, 5000 dipendenti e solo fino a qualche giorno fa fiore all’occhiello del Dax, è arrivata sull’orlo della bancarotta dopo un susseguirsi senza sosta di colpi di scena e scandali segnati da innumerevoli ramificazioni per illeciti finora presunti e finiti sotto la lente della magistratura: frode «globale, sofisticata ed elaborata» a detta del revisore Ernst&Young che non ha certificato il bilancio 2019 in mancanza di informazioni; falsificazione «sistematica» di bilanci, documenti e transazioni con terzi; manipolazione dei mercati, truffe e inganni «deliberati su larga scala» e un buco di almeno 1,9 miliardi che ha fatto scattare l’arresto del fondatore ed ex-ceo Marcus.
Il prezzo delle azioni Wirecard, che il 17 giugno viaggiava ancora a 104 euro (sia pur lontano dal picco dei 191 euro toccato nell’agosto 2018 ed equivalente a una capitalizzazione di circa 25 miliardi) ha chiuso ieri a 3,40 dopo aver toccato un minimo di 2,71 a seguito della sospensione e riapertura degli scambi scatenate dalla richiesta inviata alla procura. Gli azionisti rischiano la perdita totale mentre per i sottoscrittori delle obbligazioni Wirecard valgono i prezzi in un mercato illiquido, con il senior bond da 500 milioni e il bond convertibile da 800 milioni che proiettano una perdita almeno del 90 per cento.
Lo scandalo Wirecard, descritto dal presidente di Bafin come «un disastro» e «una vergogna», assesta un duro colpo alla reputazione della piazza finanziaria tedesca e all’affidabilità complessiva del sistema Germania. Proprio quando Francoforte mira a diventare la nuova City continentale, dopo Brexit.
Il rischio che quando sia venuto a galla finora potrebbe essere la punta di un iceberg delle attività fuorilegge perpetrate per anni e su scala mondiale da Wirecard può diventare il Dieselgate finanziario.