ItaliaOggi, 25 giugno 2020
Intervista a Carlo Nordio sul caso Palamara
Del Csm tutti sapevano: «Contiguità politiche, lottizzazioni, accordi tra correnti... Quello che oggi molti autorevoli commentatori definiscono verminaio, mercato delle vacche o sistema mafioso era collaudatissimo, e noto a tutti noi. Alcuni lo hanno denunciato, altri no. Ma tutti sapevamo», ammette Carlo Nordio, ex procuratore aggiunto di Venezia, protagonista di inchieste storiche, dalle Brigate rosse venete al Mose. L’espulsione di Luca Palamara dall’Anm? «Un procedimento stalinista, non gli hanno neppure consentito di parlare». E ancora: il vero scandalo che emerge dalle intercettazioni dell’ex presidente dell’Anm, e componente del Csm, è che «Palamara parlando con un altro pubblico ministero ha convenuto che l’allora ministro dell’interno Matteo Salvini fosse innocente, ma che bisognava attaccarlo. E questo è un peccato mortale per una toga». Con effetti devastanti per tutta la magistratura: «Nessuno più crederà alla nostra indipendenza», dice Nordio.
Domanda. Palamara è stato cacciato dall’Anm, l’associazione nazionale magistrati, e sono in arrivo le prime sanzioni disciplinari per gli altri magistrati che sarebbero stati coinvolti nella gestione di incarichi e favori. Che dobbiamo aspettarci?
Risposta. Probabilmente altri provvedimenti, magari meno gravi. Ma l’Anm non va confusa con il Csm, che è un organo costituzionale, è solo il sindacato dei magistrati, si entra e si resta esclusivamente su base volontaria. Se i magistrati che sentono odor di bruciato si dimettono, la questione si chiude. Questo non significa che non possa riaprirsi in altra sede, per esempio proprio nel Csm. Sarà lunga, temo..
D. Palamara è stato espulso per gravi violazioni del codice etico. Ci aiuta a capire quali?
R. Di preciso non si è capito bene, sembra sia solo per la cena alla quale hanno partecipato dei politici, e forse degli indagati, peraltro in uffici diversi da quelli di appartenenza dei commensali. Ma a Palamara non è neanche stato consentito di parlare. Un procedimento stalinista, perché se è vero che lo statuto non prevedeva la sua audizione nemmeno la vietava. E il prima regola di un procedimento afflittivo, per quanto modesto, è di ascoltare l’incolpato se ne fa richiesta.
D. L’ex magistrato farà ricorso. E chiede di essere giudicato insieme a tutti i suoi colleghi. Insomma il sistema Palamara era diffuso e da tutti conosciuto?
R. Se faccia ricorso è affar suo. Personalmente. Quando vent’anni fa fui chiamato come lui davanti ai probiviri dell’Anm per aver scritto le cose che oggi scrivono tutti, cioè che si trattava di un mercato persiano, li mandai al diavolo. Loro incassarono e non fecero nulla. Ci provarono e basta, perché il dissenso nell’Anm non è ben visto, soprattutto se riguarda il ruolo delle correnti, la separazione delle carriere e la formazione dl Csm: insomma quel complesso giocattolo che conferisce al sindacato un enorme potere. E quindi se può l’Anm cerca di metterti in riga. Con me non funzionò, con altri non so. Che poi quel sistema fosse conosciuto da tutti è quasi banale ricordarlo. Ripeto: benché sia odioso e poco elegante citare sé stessi, io lo scrissi già nel 97, e ho continuato a scriverlo durante i successivi vent’anni di servizio.
D. Palamara minaccia di fare ora altri nomi. A cosa dobbiamo prepararci?
R. Quando un anno fa scoppiò lo scandalo, in un editoriale scrissi che auspicavo che Palamara vuotasse il sacco subito: un invito che ripetei su ItaliaOggi, nella nostra ultima intervista. È un peccato che Palamara cominci a fare i nomi ora dopo l’espulsione, perché sembra una rappresaglia. Ma i nomi credo li farà, e sarà un bene, perché Palamara ha seguito la tradizione del sistema: contiguità politiche, lottizzazioni, accordi tra correnti. Quello che oggi molti autorevoli commentatori definiscono «verminaio», «mercato delle vacche» o «sistema mafioso» era collaudatissimo, e noto a tutti noi. Alcuni lo hanno denunciato, altri no. Ma tutti sapevamo.
D. Per la sua esperienza, quanto contano le correnti nel decidere la carriera di un magistrato?
R. Premetto che per i magistrati il termine «carriera» è improprio. Noi procediamo nell’avanzamento della cosa più importante, cioè lo stipendio, essenzialmente per anzianità, e questa è la vera garanzia della nostra indipendenza. Se uno sta bene dove sta, può continuare tranquillamente a fare il suo mestiere. Personalmente, nonostante all’interno dell Anm avessi molti avversari per le mie idee eretiche, nessuno ha mai cercato di condizionare le mie inchieste, che pure hanno coinvolto, come nel recente caso del Mose, importanti esponenti di destra e di sinistra. Ma se ambisci ai posti cosiddetti apicali la logica correntizia è ferrea. Attenzione. Questo non significa affatto che vengano scelte mezze calzette. I prescelti sono quasi sempre magistrati di altissima professionalità. Ma sono distribuiti secondo la consistenza delle correnti.
D. Mi fa un esempio di come avviene la spartizione?
R. Se si libera una Procura o una Presidenza importante bisogna aspettare che se ne liberino altre tre o quattro. Cosi ogni corrente manda il meglio che ha, e avviene la spartizione. Se poi l’ Ufficio è strategico, allora la lotta diventa più cruenta. Ma in genere i candidati sono tutti degni della carica.
D. Come se esce?
R. In un solo modo. Con il sorteggio, magari in un sistema misto come faceva la Repubblica di Venezia che lo coniugava con una forma elettiva.
D. Il governo ha pronta la sua riforma del Csm.
R. Il progetto del ministro Alfonso Bonafede è anche peggio del sistema attuale. Le correnti si spartiranno i collegi elettorali in anticipo, faranno accordi di desistenza, insomma si organizzeranno come fecero i partiti nel ’94 con l’introduzione dell’uninominale.
D. Torniamo a Palamara: è stato indagato per corruzione e rivelazione del segreto di ufficio. Per quali fatti?
R. Che sappia io per corruzione, o almeno il trojan gli è stato inserito per intercettarlo per quel reato, che poi è caduto. Quindi, in teoria, le intercettazioni non dico fossero illegittime ma non credo siano utilizzabili. Certo non dovrebbero esserlo quelle con i parlamentari. Ma anche su questo a suo tempo si è detto tutto e il contrario di tutto. Del resto sono stati intercettati persino Presidenti della Repubblica, e nessuno ha detto niente. Ora è toccato a Palamara e ai suoi amici, che peraltro avevano sempre difeso quel sistema anticostituzionale e disgustoso. Nell’ingiustizia, una giusta nemesi.
D. Dalle intercettazioni emerge che nonostante Palamara ritenesse l’ex ministro Matteo Salvini innocente ben vedeva che fosse mandato a processo dal pm di Agrigento per il vietato sbarco dei migranti. Non c’è il rischio ora che tutte le inchieste sui politici possano essere ritenute viziate? Che una cappa di imparzialità gravi sull’intera magistratura?
R. Questa è la vera, imperdonabile colpa di Palamara. Parlando con un altro pubblico ministero ha convenuto che Salvini era innocente, ma che bisognava attaccarlo. E questo è già un peccato mortale per una toga. Ma non basta. Lo stesso Palamara ha poi telefonato al pm che inquisiva Salvini manifestandogli la sua solidarietà. Ora, se sei convinto che Salvini sia vittima di un errore giudiziario (se non di peggio) come fai a solidarizzare con chi, secondo te, lo accusa ingiustamente? Questo fatto Palamara non lo ha smentito, e anzi lo ha ammesso chiedendo scusa. Ma il danno immenso all’immagine della Giustizia è irrimediabile.
D. Perché?
R. Perché se io fossi il difensore di Salvini, o di qualsiasi altro politico indagato, d’ora in avanti chiederei preliminarmente al mio Pm o al mio Giudice se abbia ricevuto telefonate come quella di Palamara. Se poi mi denuncia per oltraggio alla corte anche meglio, riproporrei la questione al nuovo giudice «ad quem» Il fatto è che in questa storia tutti o quasi si sono concentrati sui giochini delle correnti, gravi fin che si vuole, ma noti. Mentre l’aspetto più devastante è che nessuno crederà più alla nostra indipendenza, e ogni indagato potrà sospettare, e non senza fondamento, che durante le indagini che lo riguardano qualcuno come Palamara abbia fatto qualche telefonata analoga.
D. Il presidente dell’Anm, Luca Poniz, ha evidenziato che sarebbe bene piuttosto interrogarsi sulle condotte dei politici e che trova strana tanta attenzione verso i magistrati.
R. Il dottor Poniz mi fa quasi tenerezza quando lo vedo difendere in tv questa causa indifendibile. È un giovane per bene, e certamente crede in quello che dice. Ma non sarebbe male che qualcuno gli aprisse gli occhi, e gli spiegasse – nomine alla mano – che il sistema Palamara è proprio quello che Palamara ha descritto e sta descrivendo. Posso esprimere un desiderio?
D. Prego.
R. Beh, mi piacerebbe che tutti i magistrati che rivestono o hanno rivestito cariche nel Csm e nell’Anm giurassero sul proprio onore che non hanno mai assecondato raccomandazioni o ceduto a pressioni, che non hanno mai partecipato a spartizioni correntizie, e che questo sistema non li ha mai coinvolti.
D. Oggi si invocano processi disciplinari e persino penali per i magistrati i cui nomi emergono dal trojan di Palamara.
R. A me basterebbe che ogni mio collega, immaginando di aver avuto il suo cellulare intercettato, si facesse un esame di coscienza, e facesse un’asseverazione solenne di verginità. Pubblica. Tutto qui.