la Repubblica, 25 giugno 2020
La finanza esibizionista
Il discorso del presidente Paolo Savona all’incontro annuale della Consob dimostra come l’anti-elitismo generi facilmente l’elitismo più spinto, nel senso di qualcosa di incomprensibile a tutti tranne che (forse) all’estensore. Merita perciò un’attenzione particolare. Per Savona tutto il governo dell’economia italiana e mondiale è sbagliato: «Si rende perciò necessario definire e attuare un nuovo assetto istituzionale che prenda in considerazione e sciolga la dipendenza tra le diverse politiche e i comportamenti dei mercati».
Frase (non l’unica) dalla difficile esegesi, cui non è certo d’aiuto l’uso dei non meglio specificati concetti di “uomo-istituzione” e di “istituzione-uomo”, seguiti dalla seguente annotazione: “L’evoluzione delle relazioni tra Stati sposta gli equilibri geopolitici economici dalla Hylesfera, la sfera materiale (…) all’ Ideosfera, la sfera delle ideologie; [….] si è poi proceduto a scalare il primo livello dell’ Infosfer a”.
È quanto meno curioso trovare questa filosofia politica spicciola nella relazione di un organismo tecnico come la Consob. Ma al di là di queste concessioni alla vanità personale, sono inafferrabili le quattro principali proposte della relazione.
Primo, una criptovaluta per il regolamento dei pagamenti internazionali, e forse (difficile capire esattamente) anche una criptovaluta nazionale. Notiamo solo che il termine “criptovaluta” riempie la bocca di tanti ma nasconde una complessità inimmaginabile: non conosciamo una sola persona (inclusi gli scriventi), nemmeno tra esperti finanziari, che sappia esattamente come funzioni una criptovaluta. In ogni caso, una criptovaluta nazionale è un espediente proposto spesso dai sovranisti e i no-euro per affiancare una moneta nazionale all’euro. Ma, piccolo particolare, sarebbe illegale.
Secondo, un cliché assai diffuso e pericoloso: il debito pubblico italiano non deve preoccupare perché dietro c’è una grande ricchezza delle famiglie. Ma la premessa è errata. È noto che le famiglie italiane hanno una propensione più elevata a possedere la propria casa; ma le case non di proprietà delle famiglie in Germania sono possedute da banche, società di assicurazione, fondi pensione, aziende; a loro volta, queste sono possedute dalle famiglie. Ciò che conta è la ricchezza totale, e quella tedesca è maggiore di quella italiana. Ma se anche fosse vero che la ricchezza delle famiglie italiane è più alta, questo non significa che il debito pubblico italiano non debba preoccupare. Se l’azienda A è sull’orlo del fallimento e l’azienda B va a gonfie vele, non per questo i creditori dell’azienda A possono dormire sonni tranquilli. Se lo Stato italiano non può o non vuole tassare la ricchezza delle famiglie, quest’ultima è irrilevante per i detentori del debito pubblico italiano.
Terzo, lo stato italiano dovrebbe emettere dei titoli che pagano solo una cedola e non scadono mai (le cosiddette Consols), con una cedola alta, del 2 per cento. Comprare questi titoli sarebbe un atto di responsabilità civica. Ma i tassi di oggi sono vicini a zero, e prima o poi saliranno: basta che passino dall’ 1 per cento attuale al 2 per cento perché il valore di una Consol si dimezzi. Sono responsabili dei genitori che investono i risparmi di famiglia in uno strumento del genere? Non c’è domanda privata per Consols, e per una ragione ben comprensibile. Che senso ha proporle?
Quarto, lo Stato, dunque i contribuenti, dovrebbe garantire non solo l’indebitamento delle imprese, ma anche il valore delle azioni, e favorire così l’investimento nel capitale di rischio delle nostre aziende medie. Una proposta mai prima formulata da un’autorità di controllo dei mercati finanziari, e per motivi abbastanza ovvi. Supponiamo di comprare un’azione a 100 euro. L’azione scende a 70: lo Stato mi dà 30 euro. Supponiamo che poi l’azione risalga a 90 euro: devo restituire 20 euro? Inoltre, con una garanzia statale, i tanto vituperati “speculatori” prenderebbero a prestito dalle banche quanto più possibile e investirebbero tutto in azioni garantite, perché possono solo guadagnare. Ma non sono certo i piccoli risparmiatori che possono fare questo giochetto.
Non si può imporre a una persona di avere pensieri chiari e di esprimersi chiaramente. Ma non si può ammettere che la relazione annuale di una istituzione di controllo dei mercati finanziari parli sempre d’altro, affidandosi alla filosofia politica spicciola, ai voli pindarici, ai pensieri convoluti, agli esibizionismi personali, in un linguaggio elitista e incomprensibile.