la Repubblica, 25 giugno 2020
Le app contro il Covid sono un flop
«È ridicolo. Hanno lavorato più persone su questa app rispetto a quanti ne abbiano beneficiato». È lapidario Oliver Blazy, professore di informatica all’Università di Limoges, al Financial Times. Per Damien Abad del partito Les Républicains, la «app è morta in partenza». Eppure, la applicazione di tracciamento sui cellulari doveva essere cruciale in Europa nelle “fasi due e tre” dell’emergenza coronavirus. In Francia la app “StopCovid” è arruolata da tre settimane. Ma sinora l’hanno scaricata – su base volontaria, come negli altri Paesi – solo due milioni di cittadini. Ma soprattutto solo 68 francesi sinora hanno segnalato sulla app di essere positivi al Covid 19. E in 14 hanno ricevuto “allerte” di possibile contatto con infetti.
Le app di tracciamento sono molto utili qualora le scarichi il 60% dei cittadini, o anche meno con altre misure di sicurezza in atto come distanziamento e mascherine. Nei Paesi Ue, a oggi, viene utilizzata solo dal 10% circa della popolazione, riducendone così l’impatto positivo. Inoltre, la app francese non dialoga con quelle di altri Paesi Ue. Un problema a frontiere riaperte.
Parigi, a differenza di altri Paesi, utilizza una tecnologia propria e non si è appoggiata a Google e Apple. Quasi tutte le app utilizzano il Bluetooth per capire se l’utente è venuto a contatto con qualcuno che successivamente si è scoperto “contagiato” dal virus. Nel caso della Francia, c’è una banca dati centrale che immagazzina i dati. Con Google e Apple, invece, le informazioni sono “decentralizzate": rimangono nel cellulare dell’utente per 14 giorni, per poi essere distrutte.
Questo è il caso dell’app italiana “Immuni” e di quella del Giappone. La quale però è stata sospesa a soli quattro giorni dal suo lancio per guai tecnici e dubbi sulla privacy, come accaduto pure in Norvegia. Polemiche anche in Russia, perché la app ha segnalato persone in quarantena erroneamente “fuori casa”, con multe fino a 800 euro e tutti i rischi di “Grande Fratello” annessi.
In Regno Unito, poi, c’è stato un flop clamoroso. Dopo settimane di test positivi all’Isola di Wight, ecco due grossi difetti: l’app, fatta “in casa” come i francesi, impazziva nelle città affollate e non rintracciava il 96% dei contatti con telefoni Apple. Un guaio enorme, che ha costretto Londra alla retromarcia e a puntare sul sistema decentralizzato di Google e Apple. Se ne riparlerà in autunno. Intanto, come in Francia, ci si affiderà ai quasi 20mila “segugi” umani per rintracciare i contatti degli infetti.
Solo la Germania sembra più avanti di tutti: in oltre 12 milioni (circa il 15% della popolazione) hanno scaricato la app anti Covid 19. In Italia, invece, poco oltre 3,5 milioni. Un dato al ribasso anche a causa della percezione ridotta dell’emergenza. Se poi la sconsigliano persino i politici, sarà dura ottenere risultati incoraggianti. Ieri la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha invitato gli italiani a «non scaricare Immuni. Non vorrei che i dati raccolti diventassero un Grande fratello e un business per la case farmaceutiche». Dichiarazioni «irresponsabili» per i partiti di governo.