ItaliaOggi, 24 giugno 2020
Periscopio
Dopo le dimissioni di Luigi Di Maio, il M5s è diventato sempre più insignificante e prima o poi sarà divorato dal Pd e dalla Lega. Paolo Cirino Pomicino, ex ministro Dc (Maurizio Caversan). La Verità.
L’unica certezza è che ogni legislatura è peggiore della precedente e migliore della successiva. Antonio Martino, ex ministro degli esteri (Federico Novella). La Verità.
I componenti della task force di Colao paiono «non avere un’idea della vita reale. La politica è un’altra cosa. Penso a Moro e anche al vecchio Pci. Mi sono riletto gli atti di un convegno del Partito comunista del ’45, Togliatti era appena tornato dalla Russia. C’era una visione e idee concrete». Giulio Sapelli, economista. il Giornale.
Ricordo che Attilio Bertolucci definiva senza appello Gide «romanziere medio, saggista e diarista elegante, leggibilissimo, quindi inutile a leggersi». Antonio Debenedetti. Corsera.
Questo è l’unico Paese dove all’estero ti puoi trovare a cena con italiani che parlano male dell’Italia. Non mi è mai accaduto, pranzando a New York o a Parigi, che cittadini di quei Paesi parlassero del proprio Paese così criticamente come fanno gli italiani. Fabiano Fabiani, ex capo Rai e Finmeccanica (Walter Veltroni). la Repubblica.
Il celibato sacerdotale va mantenuto? Sono in difficoltà a rispondere. Di sicuro un prete ammogliato sarebbe meno libero. Guardi la mia agenda di questa settimana. (Mi mostra un calendario da tavolo zeppo di annotazioni). Don Angelo Curti, diventato prete dopo essere rimasto vedovo (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Dietro di loro, nella tribuna vip dello Stadio Olimpico di Roma, affumicato dalle volute dei sigari, il ministro Dario Gianese si guarda attorno con l’aria di uno che ce l’ha fatta. Restituisce i gesti di saluto con piccoli cenni del capo, sorrisi brevi, talora un occhiolino di intesa. Aldo Cazzullo, Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.
Con l’economia in crisi, imprenditori, commercianti e artigiani rischiano di affogare. Bisogna assolutamente sburocratizzare, semplificare le procedure, dare risposte rapide alle richieste di imprese e famiglie. Letizia Moratti, ex sindaco di Milano (Giannino della Frattina). Il Giornale.
Provvidenziale. Questa parola a noi è sempre piaciuta (ma da Travaglio sempre detestata) per la sua intensità etica manzoniana. Cosa c’è di più provvidenziale della libera stampa per impedire la cristallizzazione della democrazia in dittatura del pensiero unico? Ci sono beni strategici persino più dell’acciaio. Guai se si lascia che l’unico criterio sia la brutalità del mercato. Potrebbero permettersi di aver voce solo gli imperi finanziari che se ne fregano delle perdite, perché i quotidiani, per loro, sono armi di guerra, e danno frutti lontano dalle edicole. Renato Farina. Libero.
Il film di mio padre da me preferito è Piedone lo Sbirro, perché è il personaggio che lo rappresenta totalmente per la sua umanità, la difesa dei deboli, il senso di giustizia, l’empatia, la napoletanità. E poi anche per la musica. Una volta sono andata da un ferramenta a Morlupo, dove abbiamo la casa di famiglia, e appena sono entrata, dalla radio è uscita quella colonna sonora. Cristiana Pedersoli, figlia di Bud Spencer (Elvira Serra). Corsera.
Io ho riflettuto sulla parola Dio. Vedo che c’è gente che prega sui balconi. Al Grande Fratello Vip hanno recitato il Padre Nostro. C’è un gran desiderio di pregare. La preghiera non è una preghiera neutra: è rivolta al Dio cattolico. Ma se uno non ci crede, cosa fa? Si astiene dalla preghiera comune? Può pensare (come io penso) che i valori di solidarietà possono nascere anche al di fuori della morale cattolica? Oppure tutta l’Italia deve riconoscersi per forza in quest’unico credo? Walter Siti, scrittore (Nicola Mirenzi). Huffington Post.
Ho avuto una cultura informativa, superficiale, non so nulla di sociologia, filosofia, economia… queste cose no, non le conosco. Ho una cultura superficiale che non andrebbe bene per un pensatore, ma per un giornalista sì. Natalia Aspesi, giornalista (Giuseppe Fantasia). Huffington Post.
Mio padre non mi ha mai abbracciato in vita sua. Ogni tanto in tv vedo persone che si lamentano: «Ho avuto una famiglia anaffettiva, da bambino mi facevano pochi regali...». Io non ho mai avuto regali. Non ho mai festeggiato il mio compleanno. Guai se lasciavo qualcosa nel piatto: il babbo era stato in campo di concentramento, il cibo era sacro. Francesco Guccini, cantautore (Aldo Cazzullo). Corsera.
Mi sono sempre rifiutato di scrivere un libro un po’ per pigrizia e un po’ perché dovevo leggerne tanti. Un’ossessione. Non mi facevo trovare dal giornale pur di finire un capitolo. Passavo da Dumas a Musil, da Flaubert a Joyce. Ero affascinato dal cambio di stile letterario e spesso i miei pezzi erano fatti sul ritmo del romanzo che stavo leggendo. Bernardo Valli, inviato speciale internazionale (Simonetta Fiori). la Repubblica.
Quello che contesto ai Burioni e ai Pregliasco è che non abbiano avuto l’onestà di dire: abbiamo sbagliato. Massimo Giletti, conduttore tv. (Renato Franco). Corsera.
La Grecia, dove Mario Cervi ha combattuto nel 1941, è la sua seconda patria. Sull’occupazione italiana di quel Paese, Cervi ha scritto il suo libro più importante e tradotto, Storia della guerra di Grecia. Qui, durante il conflitto, ha conosciuto Dina Ciamandani, la futura moglie, perché è nella sua casa che trovò rifugio dopo essere sfuggito ai nazisti. «Eri andato per conquistare la Grecia e sei stato conquistato tu. Com’è sposare il nemico?», chiedo. «Il cambiamento da nemico ad amico in Grecia è stato immediato», racconta. «Dal momento in cui i tedeschi divennero i cattivi, le colpe degli italiani vennero rimosse». Mario Cervi (Giancarlo Perna). Libero.
A me la scrittura piaceva e piaceva anche l’archeologia. Ho avuto la fortuna di mescolare le due cose. Ho studiato all’Alma Mater di Bologna. Ho avuto come docente Marta Sordi, specialista di topografia antica. Era un talento soprattutto nell’interpretazione delle fonti. Leggeva molti libri gialli. Le chiesi di questa sua passione. Mi rispose che tutto il passato si può vedere come una catena di enigmi da risolvere. Valerio Massimo Manfredi, scrittore (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Vittoria, quando mi sposò, capì che la mia era una bellezza interiore, ma non immaginava che mai sarebbe venuta alla luce. Roberto Gervaso. Il Giornale.