Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  giugno 24 Mercoledì calendario

Ponte sì, ponte no: dipende dai voti

«”Nessun via libera di Matteo Salvini al Ponte sullo Stretto. Opinioni diverse sull’argomento attribuite al segretario della Lega Nord sono da ritenersi destituite da ogni fondamento. Più volte Salvini ha espresso profonde criticità sull’opera”. Lo afferma una nota dell’ufficio stampa della Lega». Ma come: una smentita ufficiale del Carroccio al progetto di fare quell’opera benedetta l’altro ieri con l’augurio d’un «gemellaggio tra il sindaco di Genova e quello di Reggio Calabria»? Non dice che il ponte «sarebbe un salto nel futuro»?
Matteo stia sereno: la smentita del suo ufficio stampa non è di adesso ma di quando lui aveva aperto al Ponte sullo Stretto il 21 gennaio 2016. Ansa, ore 12:25: «Via libera della Lega al progetto del Ponte sullo Stretto. L’annuncio, a quanto si apprende da fonti interne al Carroccio, verrà dato dal leader della Lega Nord Matteo Salvini sabato nel corso della conferenza economico-programmatica per il rilancio e lo sviluppo del Mezzogiorno». Un’ora e 6 minuti dopo, reeeetromarch! «Nessun via libera di Matteo Salvini...» Divertente.
Il fatto è che dentro la Lega l’ostilità al Ponte di Messina, additato come un immenso spreco di soldi pubblici, è vecchia come il cucco. Ed è stata più volte rilanciata a costo di disturbare in certi momenti chiave il primo promotore dell’opera, l’alleato Berlusconi. Come nel marzo 2005 quando la Padania, alla vigilia delle difficilissime Comunali messinesi, intimò a tutta pagina: «Con i soldi del Ponte di Messina si fanno le grandi opere del Nord». Catenaccio: «L’inutile colosso sullo Stretto costerebbe più di Bre-be-mi, Asti-Cuneo e Pedemontana Veneta messe insieme». Sei mesi dopo, replay con un attacco dell’allora direttore della Padania Gianluigi Paragone (poi grillino) al Cavaliere: «Quel mausoleo sembra davvero un capriccio da imperatore che drena soldi sottratti a migliori investimenti». Un «capriccio da imperatore» contestato via via da leghisti ruspanti come Giancarlo Gentilini («non sta né in cielo né in terra») e segretari come Bossi, Maroni e lo stesso Salvini. Che non solo si tenne alla larga dal tema nel «contratto di governo» coi grillini ma ancora un anno fa ironizzava dal Viminale: «Io partirei dalle strade che non ci sono alle ferrovie che non ci sono. Poi penseremo a ponti, super ponti e sottoponti...» Poi. Quando ci sarà da tirar su voti tra elettori meridionali...