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 2020  giugno 24 Mercoledì calendario

Anche il collegio di Eton chiede scusa

Circa il quattro per cento della popolazione britannica ha la pelle nera, eppure su 1000 fermi per perquisizione i bianchi sono solo quattro. Le famiglie bianche sotto la soglia della povertà sono il 20%, quelle nere il 50%. Che queste siano statistiche di cui oggi si dibatte con fervore è la dimostrazione che, al di là di manifestazioni che fanno notizia come la rimozione di statue di colonialisti e mercanti di schiavi, la Gran Bretagna è alla ricerca di un’uguaglianza nuova, più vera e profonda. Gli atenei sono in prima linea, ma l’esame di coscienza è arrivato nelle scuole, dove i ragazzi stessi chiedono un curriculum più inclusivo, che rispecchi la varietà del Regno Unito. È su questo sfondo che il preside di Eton, collegio fondato nel 1440 dove nei secoli hanno studiato venti primi ministri del Regno, ha esteso le sue scuse allo scrittore nigeriano Dillibe Onyeama, che nel 1969 fu il primo ragazzo nero a diplomarsi a Eton (non il primo a essere ammesso, primato che spettò a Tokundo Akintola, che però non terminò gli studi). Onyeama era stato bandito dal collegio nel 1972 sulla scia della pubblicazione delle sue memorie, Negro a Eton, in cui raccontava gli insulti razzisti ai quali era stato sottoposto. Frasi tipo, «quanti vermi hai nei capelli?» «Perché hai la pelle nera?» «Tua madre nel naso mette un osso?», nonché lo sgomento di fronte ai suoi buoni risultati accademici. «Il razzismo – ha detto Simon Henderson – non ha un posto in una società civile, né oggi, né mai». Il preside ha invitato lo scrittore a tornare a Eton (era già stato invitato a una riunione anni fa, alla quale non aveva partecipato) e, soprattutto, ha dato voce a quello che oggi sembra un sentimento molto più comune che in passato. «Dobbiamo avere l’umiltà istituzionale e personale di accettare che possiamo fare di più, affinché questo momento faccia da catalizzatore per un cambiamento sostenibile e permanente». Ci sono le premesse per un nuovo capitolo.