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 2020  giugno 24 Mercoledì calendario

La serie tv sull’amore tra due Coree

Una giovane bella ragazza, fortunata imprenditrice della moda a Seul, ricca, viziata e tutta firmata, volando in parapendio precipita oltre la grande zona vuota demilitarizzata tutta foresta e mine antiuomo, in una rustica campagna della confinante Corea del Nord, mondo chiuso veterocomunista con una bizzarra dinastia ereditaria di dittatori, i Kim, sorella nemica della capitalista Corea del Sud e tutta un’altra vita.
La spettinata signorina viene trovata da una pattuglia di soldatini in perlustrazione, che ritenendola una pericolosa spia non sanno se spararle subito o portarla alla crudelissima polizia. Il giovane capitano, bellissimo, atletico, dalla pelle di pesca, la bocca rosa shocking e nobili atteggiamenti, vuole pensarci su e la porta nel suo villaggio e nella sua casetta di legno, modesta ma ordinata, con antichi bei mobili, piena di libri e di spartiti musicali e, sospettoso segno di danaro, con le tende di pizzo. La nascondono e lei comincia a rompere le scatole, voglio il sapone francese se no non mi lavo, le candele profumate se no non dormo, bevo solo sauvignon e di pesce mangio solo la bouillabaisse: e lui buonissimo e muto le trova quasi tutto, persino un reggiseno enorme rosso, il tutto comprato al mercato, dove oltre alla costosa carne di maiale riservata ai potenti dell’esercito si contrabbanda di tutto dal vergognoso mondo consumistico; anche i Rolex rubati che costano niente, e dove quello costosissimo di lei, che da noi scemi è considerato un lusso straordinario riservato a pochi in quanto ne esistono solo cinque esemplari, lì non vale nulla, perché in realtà non vale nulla. Si sa subito che tra i molti capricci di lei e il severo distacco di lui scoppierà una passione travolgente, ma il primo vero bacio d’amore se lo daranno alla fine della nona puntata sul confine Sud prima di separarsi, e ce ne saranno altre sette in cui continueremo a chiederci soffrendo: sarà lui a raggiungerla abbandonando il Nord, o lei a lasciare il Sud, o mai più si incontreranno pur continuando ad amarsi per sempre, oppure chissà? Non c’è niente da fare, l’amore contrastato ancora oggi è il preferito, soprattutto se platonico.
Crash landing on you, su Netflix, autrice e regista sudcoreani, interpreti celebrità sudcoreane, 16 puntate di lunghezza estenuante, in tutto 30 ore, assicurano per la nostra serenità che non ci sarà un seguito. Adesso sono all’inizio della decima, ma ho voluto scriverne subito per due ragioni: perché non sapendo come va a finire, non posso rivelarne la conclusione molto attesa naturalmente in Asia ma anche nel Nord America, secondo perché si è ritornati a parlare della Corea del Nord: la scomparsa per qualche settimana del presidente cicciotto Kim Jong-un, si dice per ragioni di salute, la sua ricomparsa accanto alla sorella Kim Yo-jong, viperissima per esaltare il proprio paese che prendendo tutte le precauzioni possibili con l’aiuto di Corea del Sud, Cina e Russia, dice lui, non ha avuto un solo caso di Covid-19. Ultima notizia, il Nord ha fatto saltare il palazzo ai confini con il Sud, simbolo inabitato dei continui tentativi di riunificazione, apparentemente impossibili. Se poi c’è chi per giustificare la propria passione per la passione tra Yoon Se-ri, lei, e Ri Jung Hyuk, lui, definisce la serie una metafora che si rivolge alla grande storia, ha ragione: alla fine della seconda guerra mondiale, nel 1945, sconfitto il Giappone che da decenni la occupava crudelmente, i vincitori se la spartirono, il Nord legato all’Unione sovietica, il Sud agli Stati Uniti. Gli stessi tratti, la stessa lingua, lo stesso passato, le stesse tradizioni, lo stesso cibo: due modi di vivere invece totalmente opposti. Studiosi occidentali delle due Coree e molti rifugiati al Sud intervistati per la serie si sono trovati d’accordo nel ritenerla abbastanza veritiera del modo di vivere e dei luoghi del Nord: forse indulgente nel non approfondire la violazione dei diritti umani, nel non parlare né di politica né del governo, per raccontare la vita del popolo, preferendo le similitudini alle differenze.
Ecco dunque i buoni e i cattivi, il bello e il brutto di qua e di là. I ricchi e i potenti sono ovunque, signori della finanza e delle multinazionali al Sud, alti ufficiali militari e politici al Nord, al Nord le mogli sono casalinghe e maltrattano i mariti, al Sud le donne sono grandi manager e restano sole, al Sud le famiglie di potere si odiano e Se-ri ha un padre in galera per reati finanziari e due fratelli e cognate che esultano per la sua scomparsa, Jung ha un padre politico potente che alla morte del primogenito lo obbliga a rinunciare alla carriera pianistica per entrare nell’esercito. Al Nord polizia e militari schiaffeggiano i sottoposti ma lo stesso fanno al Sud i ricchi padroni con i dipendenti. Se-ri ritrova al Nord un fidanzato imbroglione del Sud, bello come una immaginetta e di fantasiosa eleganza italiana, mentre Jung si era dimenticato di dover sposare per volere dei genitori una cattiva tornata dalla Russia che trama contro la sua innamorata.
Per quanto non infierisca affatto, la serie mostra, del Nord, la folla di bambini homeless, la lunghezza della leva obbligatoria dai 17 anni, la scarsità di cibo (dal 1994 al 1998 una tragica carestia eliminò circa 350 mila persone), nelle zone rurali l’elettricità intermittente che ha reso inutili i frigoriferi, sostituiti da caverne fredde, la scelta obbligatoria per le donne tra 18 pettinature e 28 per gli uomini che sembrano anche troppo. Nella serie, nessun personaggio della Corea del Nord aspira al Sud, ed è solo Se-ri del Sud a continuare a inneggiare a una possibile riunificazione.