Corriere della Sera, 23 giugno 2020
Vita spericolata di Emilio Fede
Evadere dai domiciliari a Milano per festeggiare l’89esimo compleanno in un ristorante sul lungomare di Napoli è esattamente il dettaglio che mancava per coronare la biografia spericolata di Emilio Fede. Evasione più o meno «tecnica», la sua, avendo il giornalista chiesto il permesso di allontanarsi e non avendolo ancora ricevuto, però un’evasione sufficiente a mobilitare ben sei carabinieri in borghese al solo fine di prelevarlo.
Pensare che suo papà era stato brigadiere dell’Arma e pure decorato al valor militare sul fronte somalo. Questa è la parabola dell’ex «direttorissimo» del Tg4, evaso per cenare con la moglie, cosa non scontata se stai smaltendo una pena per favoreggiamento della prostituzione.
La vicenda è quella delle cene eleganti di Silvio Berlusconi, di Ruby Rubacuori, di Nicole Minetti igienista dentale e consigliera regionale, di tutto un rutilante mondo di olgettine che fanno la lap dance travestite da Ilda Boccassini. La parabola di Emilio Fede è quella di un giovanotto nato in Sicilia, cresciuto a Ostia che di sé dice «sono ambizioso, fazioso, bugiardo».
Entra in Rai nel 1961 come giornalista del Tg, si occupa di cronaca varia, nel 1964 sposa Diana De Feo, che l’altra notte è tornata nella sua casa sotto shock, e che era ai tempi figlia del potentissimo vicepresidente della Rai Italo De Feo. Da qui, per il giovane Emilio, cominciano i nomignoli che vanno da «ammogliato speciale» a «genero di prima necessità». Lui, per scrollarsi l’etichetta, prova a ripercorrere le orme paterne, cerca di farsi una reputazione in Africa, dove realizza inchieste per Tv7 e, per otto anni, fa l’inviato speciale o «l’invidiato speciale», come si definiva lui, già allora a giustificare la sfilza di appellativi che lì si arricchisce con «Sciupone l’Africano», per motivi facilmente intuibili che riguardano note spese e denunce di materiale trafugato da briganti locali. Malignità, a giudicare dagli esiti, perché poi, al Tg1, Fede fa un carrierone: caporedattore, vicedirettore, direttore pro tempore, direttore.
Quindi, nel 1982, al residence Ripetta di Roma, l’incontro con Silvio Berlusconi, ma l’appuntamento col destino è rimandato all’89, quando il Cavaliere fa le tv private e lo incarica di creare la struttura informativa Videonews e in seguito il Tg di Italia Uno. In mezzo, deve succedere che Fede lascia la Rai, in seguito a uno scandalo per gioco d’azzardo, dove lui viene assolto, Flavio Briatore condannato e le cronache raccontano di notti spericolate, fra Milano, Bergamo, hotel e casino nell’ex Jugoslavia, dove avrebbero fatto da esca Fede e un finto marchese, e si abbindolano un conte vero, un avvocato con tre cognomi e uomini di spettacolo, come Pupo che perde 60 milioni di lire e industriali che ne perdono anche seicentomila. Già allora, Fede ama passare per tombeur de femme. Negli anni, racconterà di un flirt giovanile con Enza Sampò, lascerà intendere di essere stato l’amante di Audrey Hepburn, salvo poi precisare d’esserne stato cotto ma non ricambiato, dirà di incontri segreti con Maria Pia Fanfani stufa di mangiare tutte le sere fagioli e cotiche col marito Amintore. Confesserà che per intenerire le donne raccontava di essere stato abbandonato dai genitori e che funzionava.
Il dongiovannismo gli fa sentire un’affinità elettiva col suo datore di lavoro che gratifica di lodi in diretta, che difende a spada tratta quando scende in politica, a costo di beccarsi una multa da centomila euro per violazione della par condicio. Qualcuno lo ammira perché fa spudoratamente quello che altri fanno ipocritamente. Fede è l’uomo a servizio di un uomo e di una causa.
Lui stesso si vanta che Berlusconi gli abbia riservato un loculo nel mausoleo di Arcore eretto dal maestro Pietro Cascella. Le notti di Arcore e di Villa Certosa, con lui che porta le ragazze in macchina dal «sultano», poi magari le fa «meteorine» al Tg4, sono un capitolo della nostra storia, con gialli irrisolti, come quello della minorenne Noemi Letizia, conosciuta secondo Berlusconi medesimo perché ne era amico di famiglia, ma secondo il fidanzatino della ragazza, perché stava su un book di modelle lasciato a Emilio Fede. Il quale, poi, ammetterà al Corriere di averla vista per un provino e bocciata per problemi di dizione, ma senza sapere che conosceva Berlusconi, se no «l’avrebbe esaminata con altri occhi». Tutto quel traffico di provini, appartamenti pagati a ragazze in difficoltà, balletti innocenti e buste da settemila euro portano Fede, nel 2011, a essere indagato dalla Procura di Milano per favoreggiamento della prostituzione nel caso della minorenne Ruby, insieme all’agente dello spettacolo Lele Mora e a Nicole Minetti.
Emergono scene memorabili. Come quella di Fede con Mora che, come in Totò Peppino e la malafemmena scrivono una lettera al capo per dirgli che Lele è un bravo ragazzo, che rischia il fallimento, la bancarotta, la galera e che insomma ha bisogno di soldi. Un milione e 200mila euro, nello specifico. Poi, si dirà che Emilio voleva farci la cresta, tenerne 400mila per sé. «Un malinteso, un falso», si difenderà lui.
Sono anni vissuti sguaiatamente, in cui spicca la storia che Fede sia stato respinto da una banca svizzera con una valigetta zeppa di due milioni e mezzo in contanti, vicenda che finisce in nulla, anzi, accusa lui, finisce coi ladri che gli entrano in casa per rubare soldi che non ha. Però i rapporti del «direttorissimo» col capo iniziano a vacillare lì. Ed è una china senza fine, di cui lui non si capacita. Quando Mediaset vuole congedarlo, lui prova a resistere, strepita, punta i piedi.
Tira fuori dal cassetto foto compromettenti che poi risulteranno false, e che sebbene lui sostenga non siano nemmeno esistite, insomma, lo portano a una condanna a due anni, in primo grado nel 2017, per fotoricatti e fotomontaggi ai danni di un manager dell’azienda.
Negli anni che sono ancora di libertà, sfoggia una fronte di colpo levigata, guance improvvidamente lievitate, nega ritocchi estetici, però si dilunga in lezioni di blefaroplastica, punturine, botulino, tradendosi troppo edotto sull’argomento. Va in giro che è una maschera di se stesso, ancora fiero di essere lui. Poi si eclissa, ai domiciliari. Le meteorine sono sparite, meteore per definizione. Lui sta recluso in casa a Milano, malconcio di salute. Gli resta la moglie nella natìa Napoli, ma vicina col cuore, che a dicembre scorso, dice al settimanale Oggi: «Berlusconi non vuole avere grane, pensa solo per sé. Tanto lui chi lo tocca? Mi chiedete se è stato ingrato? Sì, penso che si potrebbe dire così». È per raggiungere lei che Fede è evaso dai domiciliari.