Il Messaggero, 23 giugno 2020
Machiavelli visto da amici e nemici
Marcello Simonetta continua a dimostrare, se ce ne fosse bisogno, come lo sguardo documentato e preciso dello storico può fare palpitare il passato come il migliore dei romanzi e con tutti gli elementi intriganti della fiction. Lo dimostra il suo Tutti gli uomini di Machiavelli (Amici, nemici e un’amante) in cui fa rivivere un 500 pieno di infingimenti, faide e lacerazioni.
Chi è il suo Machiavelli?
«La tendenza generale è quella di proiettare i propri interessi e le proprie passioni su di lui, o sul suo mito, positivo (eroe della patria e della repubblica) o negativo (diabolico sostenitore della tirannia). È personaggio proteiforme. Ho dunque cercato una via alternativa: lo sguardo degli altri».
Chi sono questi altri?
«Come recita il sottotitolo del libro: amici, nemici e un’amante. Sono ventidue uomini, e una donna. Il titolo quindi non è accurato al 100%... Si tratta di colleghi di cancelleria, di avversari giurati, di gente importante o di umili servitori dello Stato, insomma è tutto un mondo, una generazione. I Medici non ci sono (su di loro ho già scritto in Volpi e leoni), ma compaiono i loro satelliti, che gravitano tutti intorno al buco nero Machiavelli».
Nel 1507 incombe sull’’Italia la minaccia di Massimiliano d’Asburgo
«Si, è l’anno in cui la Repubblica di Firenze invia ambasciatori prima Francesco Vettori e poi Machiavelli per ingraziarsi Massimiliano. Inizialmente rivali, i due diventano amici geniali.Nonostante la sconfitta di Massimiliano da parte dei veneziani Machiavelli scrive su di lui ed è colpito dalla potenza della Germania che abunda di uomini, di ricchezza e d’arme.
Un’intuizione geopolitica lungimirante, no?
«È attualissima, non solo per quello che viviamo oggi in Europa, ma nel globo intero. Allora l’Italia era ancora uno dei paesi più ricchi e popolati, ma le divisioni interne la rendevano facile preda delle potenze estere».
Nel 1513, i Medici rientrano a Firenze e Machiavelli viene perfino arrestato e torturato
«Sì intanto il suo amico Vettori, decisamente più machiavellico di lui, se ne sta a Roma a fare l’ambasciatore...»
E per sua intercessione spera in un incarico dal nuovo Papa Leone X che però lo ricorda avverso ai Medici
«Questo è vero fino a un certo punto. Alcune recenti scoperte mi hanno indotto a ripensare che non fu mai esiliato da Firenze, ma confinato in un raggio di 50 miglia da Firenze, e decise di passare il lockdown politico nella sua villa di campagna, dove compose Il Principe. Il libro fu presentato a Lorenzo de’ Medici ma chi lo apprezzò veramente fu suo cognato, Filippo Strozzi, ricchissimo, intelligentissimo e maliziosissimo. L’anno dopo Paolo Vettori divenuto ammiraglio della flotta pontificia, assunse Machiavelli per aiutarlo nelle guerre contro i corsari! Un Machiavelli marinaro del tutto sconosciuto fino ad ora».
E così restò nel radar del cardinale Giulio de’ Medici. Ma nel 1527, quando i Medici furono nuovamente cacciati da Firenze, Machiavelli voleva diventare segretario della Repubblica, ma stavolta venne considerato colluso con papa Clemente VII. Destino fatale di un’epoca di manipolazione?
«Le vicende biografiche di ciascuno di noi contengono elementi imprevedibili. Nel caso di Machiavelli, certe amicizie pericolose influenzano la sua carriera, nel bene e nel male, e anche dopo la sua morte. Non è un caso se la prima stampa del Principe fu sponsorizzata proprio da Filippo Strozzi...»
Ma Filippo, cercò di sedurre anche la storica amante di Machiavelli, Barbara Salutati?
«Di solito Machiavelli è associato ai sentimenti più violenti, all’odio e all’omicidio (allo spegnere, come diceva lui). Per questo ho voluto chiudere il libro con Barbara, l’amante degli anni senili. Era una cantatrice, un po’ cortigiana: per lei Niccolò perse la testa. Compose sonetti da cantare come intermezzi della Mandragola, oltre che madrigali bellissimi. Non che questo fosse sufficiente a tenere l’attenzione di una donna molto più giovane di lui... Ho scoperto una cosa quasi incredibile, che il cifrario segretissimo che Machiavelli usava per comunicare con i consiglieri del papa, i soliti Vettori e Strozzi, era nelle mani di Barbara, che diventa una specie di inaspettata Mata Hari... Ma ci vorrebbe un romanzo per ricostruire la sua personalità, e io sono uno storico che racconta solo quello che riesce a documentare».